Era il 1986 e non esistevano le fughe di notizie sul web, né tanto meno le condivisioni massicce sui social media. Eppure quella notizia dell’uccisione di un bambino di soli 11 anni era arrivata lo stesso, in maniera prepotente e drammatica, nelle case degli italiani spezzando il cuore e l’anima di un Paese intero.
Cosa è successo davvero quel giorno di ottobre a Claudio Domino lo sappiamo tutti, quello che non sappiamo è perché un bambino è diventato vittima di un attentato in perfetto stile mafioso.
Ci sono delle ipotesi e delle congetture, ci sono tracce, idee e pensieri, piste che sono state abbandonate, lì dove ancora sopravvivono le ombre di uno dei delitti più inspiegabili del nostro Paese. Ci sono gli appelli disperati dei genitori che hanno dovuto imparare cosa vuol dire sopravvivere alla morte di un figlio. Ci sono tante cose in questa storia che sono state dette, troppe omesse. Quello che non c’è, invece, è la verità.
Chi era Claudio Domino
Per ripercorrere uno dei fatti di cronaca più drammatici del nostro Paese dobbiamo tornare indietro nel tempo, al 1986. Claudio Domino viveva nella borgata di San Lorenzo, nella zona centro settentrionale di Palermo. Sua madre era proprietaria di una cartoleria in via Fattori mentre suo padre era un operaio della Sip. La famiglia, inoltre, era titolare di due società di pulizie che si erano aggiudicate l’appalto del bunker dove si era svolto il maxi processo di Palermo che puniva i crimini di mafia commessi da Cosa nostra.
Di mafia, Claudio, ne sapeva pochissimo, perché come tutti i bambini della sua età conduceva una vita tranquilla e spensierata, la stessa che gli è stata strappata via all’improvviso quel 7 ottobre del 1986.
Mentre giocava in quella strada del quartiere di San Lorenzo, che ora porta il suo nome, Claudio Domino è stato avvicinato da un uomo in sella a una moto che, con un solo colpo di pistola sparato in mezzo agli occhi, lo ha ucciso. Una sequenza, questa, che non è nuova a chi conosce il modus operandi dei criminali: Claudio era diventato la vittima di un esecuzione mafiosa. Il perché, però, non lo ha mai saputo nessuno.
Chi ha ucciso Claudio?
Le indagini da parte delle autorità non hanno mai portato alla verità, la stessa verità richiesta a gran voce da mamma e papà che non hanno potuto vedere crescere il loro bambino.
L’ipotesi più accreditata ha condotto le forze dell’ordine verso Cosa Nostra, eppure proprio durante il maxi processo di Palermo, il mafioso Giovanni Bontade lesse un comunicato firmato da tutti i detenuti dichiarando la completa estraneità di Cosa nostra dall’omicidio. Lo stesso Totò Riina, secondo Salvatore Cancemi, riunì i suoi scagnozzi ordinandogli di scoprire i colpevoli di quel barbaro attentato.
I colpevoli di quel delitto atroce, però, non furono mai trovati. Le forze dell’ordine ipotizzarono che forse il piccolo Claudio era stato testimone involontario di un atto criminale, un sequestro o forse un omicidio. Secondo la ricostruzione dei fatti, basata sulle confessioni di pentiti e collaboratori della giustizia, il piccolo Domino sarebbe stato ucciso perché aveva assistito al traffico di droga da parte di due spacciatori.
Fu Giovanbattista Ferrante, pentito di mafia, a fare il nome di Salvatore Graffagnino, proprietario di un bar sulla strada dove era stato commesso il delitto, come il mandante di quell’omicidio. Ancora ipotesi e confessioni che però non trovano spazio sulla strada della verità e dopo oltre 30 anni dall’omicidio mamma Graziella non sa ancora perché suo figlio è stato ucciso.