L’annullamento del diritto all’aborto negli USA cambia tutto. In peggio

Non avere scelta, non avere più una voce: l'annullamento del diritto all'aborto negli USA ci avvia verso un mondo sempre più retrogrado e misogino

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Redazione

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Pubblicato: 25 Giugno 2022 11:21

C’erano una volta i diritti, c’era una volta la possibilità di scelta. Con questo amaro incipit e il cuore che batte al rallentatore ci ritroviamo a commentare l’annullamento del diritto all’aborto negli USA. Non esistono modi sottili per descrivere quanto accaduto: in un assolato giorno estivo, un giorno come tutti gli altri, la Corte Suprema Statunitense ha abolito la sentenza Roe V. Wade, che, nel 1973, aveva invece legalizzato e reso accessibile l’aborto a qualsiasi donna.

Diritto all’aborto negli USA: la negazione

Poco importa che su nove membri della Corte tre si siano opposti. Poco importa che i tre giudici in questione, Elena Kagan, Sonia Sotomayor e Stephen Breyer abbiano alzato la voce e abbiano, in seguito, voluto dissociarsi e mandare un messaggio chiaro, sottolineando quanto sia venuta a mancare una «tutela costituzionale fondamentale». La negazione del diritto all’aborto è arrivata dopo l’analisi del caso Dobbs Vs Jackson Women’s Health Organization.

Un caso che, di per sé, fa già rabbrividire: vedeva contrapposti, infatti, il funzionario del Dipartimento della Salute Thomas E. Dobbs e la clinica Women’s Health Organization. Dobbs si è battuto per far valere la negazione del diritto all’aborto in Mississipi, sottolineandone l’illegalità dopo le prime 15 settimane di gravidanza. La clinica, unica rimasta nello Stato a praticare aborti, è stata asfaltata: ai suoi medici è stato reso impossibile praticare l’operazione in qualsiasi momento, con richiami e ingiunzioni relative a un principio di vitalità fetale reso indiscutibile dal governo.

Il caso è stato portato all’attenzione della Corte Suprema e si è ampliato, portando a esiti funesti: la messa in discussione della legge Roe V. Wade e il suo disastroso ribaltamento.

Le conseguenze della sentenza

Cosa cambia, a conti fatti? In primis, parliamo di tempistiche. La negazione del diritto all’aborto e conseguentemente il divieto imposto alle donne entrerà ufficialmente in vigore all’inizio in tredici Stati Americani nel prossimo mese. Trenta giorni in cui gli Stati Repubblicani che già in passato avevano applicato restrizioni stringenti (vedi il Texas e il Missouri) potranno controllare le scelte riproduttive delle donne.

Sulla carta, gli Stati in questione potranno opporsi all’aborto in qualsiasi caso, fatta eccezione per i casi in cui si verifica un “reale” rischio di vita della madre. Tuttavia, anche in questo caso, le direttive sono borderline perché come ci insegna la storia della polacca Izabela Sajbor, la cui vita si è spenta perché i medici non hanno voluto farla abortire nonostante fosse evidente che era ormai in stato avanzato di sepsi, non c’è alcuna sicurezza nell’attendibilità delle diagnosi quando si ha di fronte una tale coercizione da parte del governo.

Poi, parliamo di un’altra conseguenza inevitabile: il proliferare di aborti illegali. Il divieto da parte dello Stato, infatti, darà il via (com’è già successo in passato) a centinaia di operazioni in clandestinità, mettendo a repentaglio la vita di migliaia di donne. Tutto questo, per cosa?

Il discorso del Presidente Biden e le prospettive

«La Corte suprema Usa ha portato via un diritto costituzionale», ha detto il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che è apparso preoccupato, aggiungendo che adesso «sono a rischio la salute e la vite delle donne nel Paese». Il Presidente ha inoltre espresso il suo desiderio di riportare tutto allo stato precedente, appellandosi a Capitol Hill per cancellare questo capitolo così drammatico della legislazione americana.

Purtroppo, adesso la palla passa al Congresso e l’amministrazione di Biden non potrà fare altro che vigilare, provando con le sue forze a convincere i membri a fare qualcosa. Non è detto, però, che ci riesca. Di fatto, gli Stati democratici hanno già lanciato appelli alle donne che vivono negli Stati conservatori, manifestando la loro apertura e la loro volontà di accogliere chi avrà bisogno/volontà di abortire.

Ciò, però, non consola: cosa succederà, infatti, se negli Stati conservatori accadranno casi analoghi a quanto accaduto in Polonia? E perché Joe Biden si è affrettato a precisare che «alle donne dovrà essere concesso di viaggiare da uno Stato all’altro senza che nessun funzionario si opponga»? Il futuro, purtroppo, preoccupa. E anche tanto.