Angela Carini, chi era il padre della pugilessa italiana alle Olimpiadi 2024

Sul ring è Tiger, ma Angela Carini è una pugilessa dal cuore d'oro: la storia di suo padre commuove

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Martina Dessì

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“Siamo lottatori, siamo guerrieri, siamo noi”: questo è il motto di Angela Carini, sul ring di Parigi 2024 con una nuova consapevolezza. Quella di essere nata per indossare i guantoni, proprio come le aveva insegnato il suo papà, e che no: non è ancora arrivato il momento di arrendersi. La pugile di Afragola, la “Tigre” o “Tiger” come amava chiamarla papà Giuseppe torna sul terreno di gioco a tre anni dalla sua prima Olimpiade, la più difficile, quella che ha combattuto con il padre in fin di vita.

Chi era il padre di Angela Carini

Di lui sappiamo il nome, Giuseppe, e le origini partenopee che ha sempre rivendicato con grande orgoglio. Da sempre al fianco di sua figlia in tutte le sfide più importanti della sua carriera, è anche responsabile della sua passione per la boxe e della scelta di continuare su questa strada, benché inizialmente il suo cammino avesse preso un’altra direzione. Angela Carini pareva infatti destinata al tiro al volo, disciplina che ha successivamente abbandonato per dedicarsi completamente al pugilato.

Dopotutto non poteva essere altrimenti. Il suo papà era un pugile e il combattimento è nel suo DNA. Alla genetica non si comanda e così Angela si è distinta a livello mondiale e olimpico per la sua forza straordinaria, per non arrendersi di fronte ad avversarie che si chiamano Imane Khelif e che sul ring ci salgono col blasone della polemica che le vede vincenti per forza per vantaggi solo immaginati. A Parigi 2024 è arrivata senza il suo sostegno, Giuseppe, che si è spento dopo le Olimpiadi di Tokyo alle quali aveva partecipato con il cuore pesante.

La gara di Tokyo con il padre in fin di vita

Suo fratello Antonio non le aveva permesso di arrendersi ed effettivamente è stato così. Il padre Giuseppe se ne stava andando, dopo che un infortunio lo aveva costretto in sedia a rotelle, ma non era il momento di arrendersi alla vita. E così, anche nel momento in cui ti sembra di crollare, ci sono dei grandi cuscini a sorreggerti. Lo sa bene Angela Carini, che nel 2021 aveva combattuto nonostante il papà stesse morendo, non solo per renderlo orgoglioso ma per essere fiera di se stessa. Il suo primo successo è datato 2014, ad Assisi, e da quel momento non è più stata capace di fermarsi.

Sono i nostri comportamenti a raccontare chi siamo e, nonostante lei senta ancora forte la presenza di suo padre in ogni fibra del corpo, ha deciso di andare avanti anche per lui che l’avrebbe voluta vedere vittoriosa: “Per me non è mai andato via, ho imparato a conviverci ma non ho mai accettato la sua assenza. Mio padre è sempre con me e sono sicura che in questo periodo lui mi guiderà ancora di più”, aveva scritto su Instagram.

Poi la dedica davanti alle telecamere, alle quali ha mostrato un’immagine di Giuseppe: “Lui è mio padre. Mi parlava sempre dell’ultimo chilometro. Io l’ho fatto l’ultimo chilometro. Un giorno mi sentivo stanca, prima di Tokyo, parlai con lui. Gli dissi: papà sono stanca, gli allenamenti sono intensi, però io non mollo. Lui mi disse: ‘Angelina, un campione che combatte è come un ciclista che quando vede l’ultimo chilometro pedala ancora con più forza e velocità, quando lo vedi l’ultimo chilometro vai sempre più forte’. Così ho fatto. Sono andata avanti fino alla fine e ho combattuto con il sangue agli occhi”, ha dichiarato di fronte alla Federazione boxe.

Angela Carini a Parigi 2024

“Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta”. Così Angela Carini ha spiegato il suo ritiro dal match contro Imane Khelif, atleta algerina. Un match finito quasi prima di iniziare. Gli ottavi di finale della boxe 66kg sono terminati al primo pugno tra lo sgomento generale dei commentatori del match.

Poco dopo il sofferto ritiro, Angela Carini ha rilasciato un’intervista: “Io sono sempre andata oltre le polemiche. Chiunque hai di fronte per me non fa la differenza. Io mi sono fermata perché ho sentito un forte dolore al naso. Ho sentito la presenza di mio padre, mi sono inginocchiata e ho detto ‘scusa papà, non ce la faccio’. Il secondo colpo l’ho sentito sul naso fortissimo e lì ho capito che o mi fermavo o mi sera potuta fare davvero male”.