Come si sopravvive quando ti uccidono una figlia a vent’anni?

Vanessa Simonini aveva solo 20 anni quando fu strangolata da un "amico". La mamma da quel giorno combatte per ottenere giustizia per tutte le vittime

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 13 Marzo 2025 10:01

Vanessa Simonini era una ragazza solare, piena di vita, era bellissima e dolce, con un sorriso così grande da illuminare le stanze in cui entrava. Vanessa aveva vent’anni ed era tutte queste cose, era anche una figlia, una sorella, un’amica. Vanessa era, perché Vanessa fisicamente non sarà più nulla, se non un ricordo che a tratti ti farà sorridere e a tratti ti spezzerà il cuore, perché morire a vent’anni non è giusto, ma morire a vent’anni uccisa da chi si professava tuo amico, da chi diceva di volerti bene, distrugge l’anima, anche e soprattutto di quelli che rimangono, dei familiari che sopravvivono.

Sono passati sedici anni da quel maledetto 7/12/2009, e di quel giorno la mamma della Simonini, Maria Grazia Fasoli, ricorda ogni instante, ed ogni volta che le viene chiesto rivive ogni momento come se fosse successo la sera prima. Perché tante sono le questioni che rimangono sospese, tanti i dubbi che ti massacrano l’anima, ma soprattutto tanta la voglia di giustizia per una figlia uccisa senza un motivo, il cui assassino tra pochi mesi potrebbe ritrovarsi davanti, visto che, grazie al rito abbreviato, ha avuto “solo” 16 anni di carcere. E tante sono le domande che ci poniamo: come è possibile che una vita strappata “valga” così poco in termini di pena? Come è possibile che un omicida che uccida volontariamente venga rimesso in libertà dopo così poco tempo dal delitto efferato? Ne parliamo con la mamma di Vanessa.

Torniamo indietro a quel maledetto giorno, cosa ti ricordi?
Io di quella sera ricordo tutto, attimo per attimo. Ricordo che era il 7 dicembre del 2009, una serata bruttissima, pioveva a dirotto, e Vanessa doveva uscire perché il giorno dopo sarebbero andati insieme dagli amici a Roma, avevano già prenotato, quindi lei praticamente quella sera mi disse: “Mamma guarda, esco per un pochino perché ci dobbiamo trovare per metterci d’accordo sulle ultime cose per domani”. Mi chiese se potevo lavarle i capelli, perché noi mamme siamo anche parrucchiere, siamo insegnanti, siamo un po’ tutto, e mentre la pettinavo mi ricordo che pensai che fosse bellissima, perché lo era davvero, e allora glielo dissi, e lei mi mandò in modo bonario a quel paese, perché era timida. Vanessa uscì di casa verso le 20:50, ad aspettarla c’era quello che sarebbe diventato il suo assassino, la strada principale del paese era chiusa per una fiaccolata per la pace, costringendola a prendere una strada secondaria e isolata. Verso le 21,10, io ho una porta a finestra che dà proprio sulla valle, sulla strada che avrebbe percorso lei, provai un qualcosa di forte dentro di me, come se si fosse rotto qualcosa, un dolore acuto, difficile da descrivere e anche da dimenticare. Penso che mia figlia sia morta in quel momento, che quel maledetto l’abbia uccisa in quel frangente di tempo, perché alle 22:00, Tania, un’amica di Vanessa, mi chiamò per segnalare che la mia bimba non era ancora arrivata, e che era strano perché le aveva inviato un sms poco prima delle 21 per dirle che in pochi minuti sarebbe stata lì. Abbiamo pensato avessero avuto un incidente, ci siamo subito messi a cercarli per quella maledetta strada; alle 23 sono andata dai carabinieri, che vista la mia ansia, iniziarono subito le ricerche. Non ho mai più rivisto mia figlia viva.

Ti sei mai chiesta perché proprio la tua bambina?
Perché mia figlia era troppo buona, si fidava del prossimo, non avrebbe mai potuto nemmeno lontanamente pensare che quello che si professava come un suo amico potesse trasformarsi nel suo assassino. Lei aveva avuto il sentore che lui avesse preso una sbandata, ma era stata chiara, visto la differenza d’età – lei 20, lui 36 anni –  che per lei poteva esserci solo amicizia. Lui aveva fatto finta di accettarlo, addirittura a me disse che considerava Vanessa come la sua sorellina, adesso, con il senno di poi, penso che forse ci fossero stati degli atteggiamenti da noi sottovalutati. Era riuscito ad ingannare tutti, gli amici, mia figlia e me, questi esseri sono bravi a fingere, io son convinta che lui nella sua mente avesse pianificato tutto, aspettava solo la sera giusta per metterlo in pratica: la sera che l’ha uccisa lui ci ha provato in maniera pesante, è stato respinto e l’ha ammazzata. Lo scorso anno la storia di Giulia Cecchettin mi ha ricordato molto quella della mia bambina, entrambe sono state vittime di persone che fingevano affetto ma avevano intenzioni letali, dei narcisisti incapaci di accettare un rifiuto. Quando vado nelle scuole sottolineo sempre l’importanza di riconoscere che nella vita ci sono persone buone e cattive, e che a volte è una questione di fortuna evitare incontri pericolosi.

Vanessa Simonini
Fonte: Maria Grazia Fasoli
Vanessa Simonini

Sono passati 16 anni da quel giorno, l’assassino di tua figlia è riuscito ad ottenere uno sconto di pena, addirittura meno anni dell’età di Vanessa, perché una sentenza così leggera?
Il carnefice ha ricevuto uno sconto di pena grazie al rito abbreviato e alle attenuanti generiche, riducendo la condanna da ergastolo a 16 anni. È come se mia figlia fosse stata uccisa due volte, l’assassino è riuscito a convincere il giudice di essersi pentito per averle messo un giacchetto sopra al corpo, dopo averla strangolata e gettata sotto una pioggia battente vicino ala riva del Serchio, come fosse un sacco da buttare via, questa sarebbe pietas? Uccidere a mani nude è umano? Ho proposto una legge per eliminare gli sconti di pena per omicidio volontario, approvata in Parlamento, ma respinta dal Senato perché considerata troppo dura. Purtroppo nessuna sentenza potrà ridarmi la mia bambina, io vorrei solo giustizia, vorrei che chi commette un omicidio volontario non abbia più la possibilità di reiterarlo, perché credetemi sulla parola, le persone malvagie esistono. E non cambiano.

Come si sopravvive ad un dolore che ti strappa l’anima?
L’accettazione di un dolore così grande richiede tempo, il primo anno è stato particolarmente difficile, per i primi quaranta giorni, nonostante avessi partecipato al suo funerale, io aspettavo il suo ritorno, non riuscivo ad accettare di non poterla più vedere, abbracciare, era tutto troppo doloroso. Ho vissuto un periodo di isolamento, andavo al lavoro e tornavo a casa, non riuscivo a fare o a pensare ad altro. Poi ho iniziato a raccontare la storia di mia figlia, mi hanno iniziato ad invitare nelle scuole per portare la sua esperienza, ho conosciuto tanti ragazzi e ragazze, ho pianto con loro, li ho abbracciati, ed ho iniziato a scrivere poesie, in realtà lo facevo anche prima, e Vanessa era una mia grande sostenitrice. Ho pensato che la scrittura fosse un modo per onorare il nome e la breve vita di mia figlia, ed un modo per sentirmela ancora vicina, mantenere viva la sua memoria mi ha aiutato a stare meglio

Sono passati tanti anni, ma tu non hai mai rallentato, hai sempre continuato a lottare per e in nome di tua figlia, dove trovi la forza?
La forza me la dà mia figlia, il ricordo della sua voglia di vivere, portare la sua storia nelle scuole, pensare Se sono riuscita a salvare anche solo una ragazza con le mie parole, con la nostra storia, ecco questa per me sarebbe la vittoria più grande. E poi da qualche anno ho iniziato a collaborare con il Centro Antiviolenza Non Ti Scordare di Te che è nato proprio grazie a quello che è successo a Vanessa e diciamo che insieme alla Presidente, lStella Dami, abbiamo sposato il progetto Panchine Rosse, ne abbiamo inaugurate un totale di 137,  sono un simbolo di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Ogni panchina è dotata di una targhetta con numeri di telefono utili per chi è in difficoltà, ed il giorno dopo ogni inaugurazione riceviamo delle telefonate, questa è la dimostrazione che servono. Io sopravvivo grazie a questo perché: “Vanessa non conoscerà il mondo e allora sarà il mondo a conoscere la sua storia e lei continerà a vivere“.

 

La poesia scritta dalla mamma di Vanessa Simonini
Fonte: Maria Grazia Fasoli
La poesia scritta dalla mamma di Vanessa Simonini