Decidere di raccontare la loro storia è venuto spontaneo dopo aver conosciuto il 50% della coppia, Maurizia, io che credo ai colpi di fulmine telematici dopo qualche messaggio scambiato su Instagram, qualche vocale e una telefonata fiume, ho capito che questa donna sarebbe entrata nella mia vita con tutti i piedi, senza bussare, con un carico di emozioni sciolte e libere, con una voglia di raccontarsi e condividere buona.
Quella voglia che ti rimane dentro nonostante la vita ti prenda a schiaffi e che a farlo siano persone sbagliate o situazioni incasinate non importa, perché tu rimani la persona che sei, quella che sceglie la via più difficile, perché a scegliere quella facile sono capaci tutti, quello che non sanno, è che spesso la via più breve è anche quella più infelice. Maurizia e Marco si incontrati e si sono amati nonostante le convenzioni suggerissero loro di lasciar perdere, che meglio soffrire in quattro piuttosto che lasciarsi, che meglio fare gli amanti, piuttosto che gli sfasciafamiglie.
E invece no, questa coppia ha deciso che la felicità meritava una chance e ci ha scommesso, lavoro e famiglia, perché l’amore se frega di tutto, tranne che dell’amore, proprio come dicono loro, e alla fine hanno avuto ragione. E adesso questa gioiosa dis-ordinary family porta con orgoglio tre cognomi, quello di Maurizia, quello di Marco che è anche quello di Ottavia, figlia di entrambi, e quello del figlio Dario che porta il nome del suo papà, che poi è l’ex marito di Maurizia, che adesso sta con Alessandra, che è diventata una delle sue più care amiche.
Già roba da non credere vero? C’è un motivo se si chiamano The Dis-ordinary family. In loro non c’è nulla di convenzionale, di stereotipato, e sono la dimostrazione vivente che le scelte più difficili, quelle impopolari se mirate al bene comune, a quello portano: la felicità.
Nel 2017 decidono di raccontare la loro storia sui social ed è un successo al punto tale che la Sperling chiede loro di raccontarla attraverso le pagine di un libro, che porta il loro nome, diventando un caso editoriale.
Per le lettrici di Di Lei in esclusiva ecco The Dis-ordinary family.
Maurizia presentati, chi siete, cosa fate e come nasce il vostro progetto
Siamo un uomo e una donna che si sono incontrati quando non ci speravano più e si sono innamorati nonostante non fosse il caso. Siamo stati colleghi, amici, compagni di scrittura, amanti… e poi abbiamo deciso che il nostro amore e i nostri mille progetti meritavano il pacchetto completo: una vita insieme. Io ero sposata e avevo un bambino di sei anni, Marco era fidanzato con un’altra e avevamo due carriere avviate. In pochi mesi abbiamo chiuso le nostre relazioni, messo in cantiere Ottavia, ci siamo sposati e abbiamo lasciato entrambi i lavori per metterci in proprio. Insomma, due matti. Il progetto è partito dai libri, prima di fare il casino ne abbiamo scritti due insieme e due da soli e pubblicare con grandi editori era difficilissimo. Allora Marco ha cavalcato il mio desiderio di raccontare la nostra storia e ha pensato di “passare dai Social”. È nata così la Disordinary Family. Oggi abbiamo due libri pubblicati da grandi editori, due società digitali ben avviate e riusciamo a “stare sui social” e a utilizzarli per fare comunicazione di ciò che ci somiglia e dei nostri ideali. Insomma, siamo sulla strada su cui volevamo essere e senza aver accettato compromessi.
Su Facebook avete un seguito di 75.000 persone, chi sono i vostri followers?
Su Facebook abbiamo iniziato raccontandoci a partire della mia gravidanza innamorata, ma non proprio “pancina” e della scelta impopolare che avevamo fatto di correre nella nostra nuova vita e nella nostra nuova famiglia a testa alta senza badare al senso comune e ai giudizi. Il tema del divorzio e delle “famiglie tre cognomi”, pur essendo la storia di tanti, non ci sembrava ancora trattato con la dovuta leggerezza e apertura mentale e allora volevamo farlo noi. Colmare una lacuna narrativa. Ha funzionato, la pagina ci è esplosa in mano e dopo pochi mesi, qualche settimana dalla nascita di Ottavia, ci ha scritto Sperling & Kupfer per scrivere la nostra storia.
Su Instagram meno follower ma contenuti con molte condivisioni e commenti, quali sono le differenze tra i due social
Su Instagram siamo arrivati molto più tardi, e non ci siamo mai piegati alle sue logiche della creazione di contenuti a pagamento e della piaggeria verso pagine più grandi per crescere, hai presente “chi va piano va sano e va lontano?” Ecco, noi andiamo piano ma siamo felici di come ci andiamo. Il pubblico ci sente vicini, amici, reali ed è quello che vogliamo perché è la realtà. Noi cerchiamo di fare contenuti qualitativi secondo i nostri valori e siamo grati ai molti che capiscono e apprezzano quello che facciamo. La differenza con IG è di target, di occasione di lettura ma anche commerciale. Per “vendere” i prodotti del nostro store, ma anche corsi e consulenze, Instagram è mille volte più efficace. Su Facebook c’è ancora tantissimo riscontro per i post sentimentali che noi amiamo, per parlare di bambini, le battaglie però si fanno su Instagram e noi nel nostro piccolo ne combattiamo parecchie. Prima di tutte quella per un femminismo vero, paritetico e alla portata delle donne comuni, non elitario e radical chic, né pretestuoso come va tanto di moda.
Parliamo dei social e delle amicizie nate sul web: Ritieni che il mondo social rispecchi il mondo reale? Chi è una brutta persona prima o poi si palesa e il contrario?
Noi siamo sui social da abbastanza poco, su Facebook dal 2017 e su Instagram dal 2018 e abbiamo trovato di tutto. Amici fraterni anche a centinaia di km di distanza e persone orribili e finte come Giuda a cui non eravamo preparati e che ci hanno prosciugati e fregati, anche economicamente. Quindi direi che è tutto abbastanza come nella vita reale. La differenza è che questa sovraesposizione ci mette tutti in vetrina e, per chi come noi fa davvero l’Instagram verità, scoprire tante persone con una facciata patinata e una realtà completamente diversa sconvolge un po’. Una volta era così il mondo dello spettacolo. Oggi siamo tutti un piccolo mondo dello spettacolo. Sicuramente man mano che vediamo certi comportamenti diventiamo più abili a distinguere gli schemi, però noi siamo dietro le quinte e sappiamo che da fuori, molte persone finte, sembrano vere e sono amatissime. Nonostante delusioni e batoste, comunque, noi pensiamo che chi tiene il cuore aperto magari si prenda più bastonate ma anche più soddisfazioni, quindi non demordiamo.
Qual è il segreto del vostro successo come famiglia?
Direi amore, comunicazione e un po’ di sano egoismo. Non andiamo mai a letto arrabbiati, né tra adulti né coi bambini. Questo è il successo reale. Quello virtuale credo sia nella trasparenza, nella disordinaria normalità (che disordinaria è solo perché quasi nessuno ne parla, pur vivendola quotidianamente) che mostriamo dal salotto di casa permettendo a tanti di sentirsi “giusti” e “normali” nelle loro vite. A volta mi scrivono “grazie che non hai la casa sempre in ordine”. E a me fa ridere perché se uno ha un bambino di tre anni, età che notoriamente ha come gioco preferito quello di tirare fuori tutto fino a che non si addormentano la sera, non può avere la casa sempre in ordine.
Che cosa pensano i vostri figli del vostro essere social
Beh, Dario si sente parte del gruppo al 100% anche se ha un rapporto conflittuale con il farsi fotografare. Lei invece probabilmente ci farà causa per essere stata cresciuta in vetrina ma se la fotografi si mette in posa come una modella consumata. Cosa ne penseranno da grandi lo scopriremo solo vivendo, di certo questa strana vita che facciamo ci permette di passare con loro tantissimo tempo e questo per noi è un privilegio, e pensiamo che lo sia anche per loro.
Parliamo di amicizia tra donne, che ne pensi? È un mondo di stronzamiche? O prima o poi riusciremo a fare gruppo?
Forse la prima a non essere portata per il gruppo sono io. Penso di essere portata per le amicizie one to one ma, ne scrivo spesso, me ne sono andate male davvero tante, social e non, quindi non saprei. Però i rapporti tra donne mi piacciono comunque di più di quelli tra uomini, li trovo più intensi e accorati. Facile non essere stronzi se non si comunica.
Peggio dell’allattamento al seno a richiesta come post FLAME, cosa ci può essere? Ti ricordi il post che più ti ha fatto litigare e discutere?
Sicuramente quello sull’allattamento al seno che però mi ha portato anche centinaia di ringraziamenti, perché viviamo in tempi in cui se la pensi diversa dal coro rischi il linciaggio e la marginalizzazione. Un altro post molto controverso era uno di Marco sui bambini al ristorante e le persone poco tolleranti. Sono volate parole gravi, minacce di morte, insulti a tutta la categoria dei genitori, scontri tra genitori e cinofili come se si potesse giocare tra genitori e padroni di cani come in una puntata di Ciao Darwin. Insomma, a parlare di figli a volte si sollevano dei terribili vespai, ma tant’è. In generale pur trattando temi difficili e non censurando mai la nostra opinione abbiamo un pubblico fantastico, amico, molto disciplinato e meno haters delle dita di una mano
Tu e Marco avete scritto un libro che recita “storia senza censure di una famiglia non convenzionale” ci puoi fare il riassunto senza spoilerare il finale?
Beh, abbiamo raccontato la nostra storia tormentata lungo una sorta di mappa del tesoro. Dal “giugno del ‘Ciao, piacere!’ ” in cui ci siamo conosciuti alla nostra proposta di matrimonio da favola, seppur disordinaria. Il finale non è spoilerabile, siamo ancora in progress (ma possiamo assicurare che non è stato il maggiordomo!).