Lavinia Guglielman, un’attrice (non per caso) su Instagram

"Una volta, qualcuno mi disse che nella vita avrei dovuto essere amica di tutti e amica di nessuno. Per fortuna non gli ho dato retta"

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista televisiva

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Io e Lavinia ci siamo conosciute per caso su Facebook, lei aveva commentato un post di amici comuni e mi aveva colpito per la sua sagacia ed ironia. Amo le donne che non si prendono sul serio, quelle che si prendono in giro da sole, un sintomo di grande intelligenza, perché riuscire a ridere dei propri difetti non sempre è semplice, e non è da tutti. Dopo le ho visto un’espressione estasiata davanti a un piatto di spaghetti al pomodoro e un bicchiere di vino rosso, e ho capito che avevamo molto in comune, e siamo diventate amiche. La nostra prima chat è stata un confronto sul mondo dello spettacolo che faceva più o meno così: “Stasera devo andare in missione per Verissimo alla cena evento della trasmissione X, e come sempre mi sentirò fuori posto, tutte che non mangiano nulla e se la tirano come delle strombole…”. Lei mi aveva risposto così: “Non sai quanto ti capisco, io sono sempre quella che mangia, che ride e che spara cazzate, infatti mica mi ci trovo tanto in questo mondo, mi sento come un pesce fuor d’acqua, perché sono una camionista più che altro…”. E da quel preciso momento l’ho amata. E ho deciso di raccontarvela.

Chi è Lavinia Guglielman?
Me lo chiedo spesso anch’io! Ma poi capisco che l’unico modo per capire davvero chi sono è smettere di chiedermelo e vivermi, ma soprattutto sentirmi. Sono una donna di 34 anni piena di contraddizioni, molto complicata, ma allo stesso tempo molto semplice. Rido per un niente e piango per tutto. Sono nata e cresciuta a Roma e milanese di adozione, amo il vino, il bel vivere e il cinema. Sono un’attrice, ho un blog in cui amo scrivere e un canale Instagram dove condivido lavoro e passioni.

Nel 1996 vieni scelta ancora bambina per recitare nel film di Cristina Comencini “Va’ dove ti porta il cuore”, che esperienza è stata?
È stata un’esperienza che ha messo le basi per quello che poi è diventato il mio approccio al mondo del lavoro. Avevo nove anni e ho dovuto subito imparare cosa significa avere senso di responsabilità, dedizione, costanza. Stare sul set non è un gioco o, meglio, non è solo quello. Stare sul set significa entrare in sinergia ed empatia con altri professionisti che a fine giornata devono portare a casa un lavoro perfetto, e questo dipende anche da te. Ci sono tempi da rispettare, soldi che vengono investiti. Sono cose che si imparano col tempo, io a nove anni già le sapevo.
Se da un lato sono grata per l’opportunità che ho avuto, dall’altro penso che mi abbia tolto qualcosa. Mi è mancata la spensieratezza tipica di quell’età che ha lasciato spazio all’ansia da prestazione del provino. Ovviamente sono cose che ho messo a fuoco negli anni seguenti, mentre le vivevo non me ne rendevo conto. I miei genitori mi hanno sempre lasciato molto libera di scegliere, non mi hanno imposto mai niente, erano entusiasti di questo mio talento, forse più di me.

Un debutto nel cinema davvero precoce, è stata una tua scelta? Cosa ti ha avvicinato alla recitazione?
Il mio approccio alla recitazione è stato del tutto casuale. Studiavo danza e sognavo di diventare una ballerina. Non esisteva altro. Un giorno nella mia scuola di danza, la Santinelli Dance Academy, vennero a fare un casting per “Va’ dove ti porta il cuore”. Cercavano una bambina con lunghi capelli neri e occhi da cerbiatta, sui 6/7 anni, ma io ne avevo 9. Ero nello spogliatoio, avevo appena finito di ballare ed ero pronta a tornare a casa, ma secondo le mie maestre di danza Paola e Stefania ero perfetta per quel ruolo tanto da convincere la casting director a provinarmi. Il video arrivò nelle mani di Cristina Comencini e il resto è storia. Tornassi indietro lo rifarei? Non lo so, forse in un altro momento.

Nonostante la tua giovane età hai recitato in tantissimi film e serie tv, quale porti nel cuore?
Frammenti di ogni lavoro che ho fatto. Probabilmente quelli dell’età adulta si portano dietro una maggiore consapevolezza e un approccio più maturo. Penso al set de “Il sindaco Pescatore” con Sergio Castellitto o a “Uomo in Mare” con Marco D’Amore, con i quali c’è stato uno scambio di pensieri, di emozioni e punti di vista. Ecco più che i film, sono le persone che mi porto dentro.

Lavinia Guglielman e Marco D'Amore

Dopo aver vissuto a Roma a un certo punto ti trasferisci a Milano, perché? Cosa ti manca di Roma e cosa non sopportavi e cosa hai trovato a Milano che ti mancava?
Perché Roma mi ha annoiato. Se la amo? Certo, è la città più bella del mondo. Ma è anche una città ferma, con tante cose che non funzionano e poche opportunità per chi vuole fare qualcosa di diverso. Roma è vecchia in tutti i sensi, ma andarci in vacanza è bellissimo. Milano è viva, dinamica, è quel posto dove se hai un’idea puoi darle vita. Della mia città mi manca il modo di fare semplice e genuino tipico dei romani, le battute sagaci e le passeggiate a Trastevere. Appena arrivata a Milano mi sono resa conto che le mie battute o non venivano capite o erano colte come offese. Mi piace prendere in giro bonariamente i difetti degli altri (e di me stessa) ma non tutti colgono l’ironia. Roma è una città soffocante e molto faticosa, immensamente grande e dispersiva. In quel caos una volta mi ci trovavo, ora non più. Milano è una città dal sapore internazionale, maestosa ed elegante. Mi dicevano tutti che avrei trovato una città fredda e distaccata, che una romanaccia come me sarebbe durata poco e per fortuna non gli ho mai dato retta. Dietro quel velo di austerità si nasconde una città capace di accogliere, che non nega opportunità a nessuno. La gente qui è molto educata e formale, sembra quasi snob ma la realtà è un’altra. Roma è benzina, si rivela subito, Milano è un diesel, ci vuole costanza.

Da attrice ad influencer, con una particolarità, il tuo Instagram è diverso da quello delle altre ragazze. Ogni video sembra un cortometraggio ed ogni foto racconta una storia, hai portato il cinema nel social?
Non sono passata da una cosa all’altra. Sono sia un’attrice che un’influencer che un’imprenditrice. Non sono lavori slegati fra loro ma concatenati e sinergici. Anzi, mi sento libera di seguire quello che più mi piace senza etichette e senza limiti. Oggi voglio fare un film? Lo faccio. Voglio promuovere un’azienda tramite i social? Lo faccio. Voglio lanciare un mio prodotto? Ho già delle persone che mi ascoltano e dei canali su cui veicolarlo. Basta con questa storia che un attore per essere considerato un artista neanche può stare su Facebook altrimenti non fa radical chic. La trovo una enorme ipocrisia. Gwineth Paltrow, da diversi anni, ha un blog di salute e benessere che fattura milioni di dollari, e non mi sembra che sia meno “artista” per questo. Ma su questo argomento potrei scriverci un libro.

Cosa ti piace della recitazione e cosa dei social?
Sono due strade per fare la stessa cosa – comunicare – con la differenza che sui social racconto Lavinia e non un personaggio. Questo mi fa sentire molto più libera, libera di condividere le mie emozioni, i miei pensieri, la mia vita e tutto quello che mi fa stare bene o male. Chi l’ha detto che sui social si debba parlare unicamente di sole-cuore-e- amore? Io amo trattare temi scomodi, mettermi anche a nudo e confrontarmi con le persone che mi seguono. Proprio per questo il Blue Monday (format che è andato in diretta sulla sua pagina Instagram dalla quarantena fino alla scorsa settimana, ndr) ha avuto così successo, durante le dirette si affrontano problematiche psicologiche, non si era mai visto su Instagram e le persone hanno bisogno di sentirsi capite, comprese. Vogliono poter dire “non solo sola”.

Adoro il tuo modo di essere sempre così schietta, diretto e senza filtri, pensi che il tuo carattere ti abbia mai ostacolato nel lavoro?
Al contrario, mi permette di circondarmi delle persone che sono realmente interessate a chi sono e a cosa dico, sia a livello personale che lavorativo. Ti faccio un esempio: un’azienda che non apprezza il mio tono di voce e il modo in cui comunico non ha alcun vantaggio nel lavorare con me e viceversa. Lavoro sempre solo con aziende che mi lasciano essere come sono al 100% senza mettermi in bocca pensieri e parole non mie. Questo vale anche al contrario, il mio essere schietta e diretta mi permette di scegliere con chi lavorare e con chi no.

Donne, amicizia e lavoro. Pensi che riusciremo mai a capire quanto sia più proficuo aiutarsi invece di parlarsi alle spalle?
Fortunatamente non ho esperienze di cattiverie subite dalle donne sul lavoro. Non faccio caso alle invidie che eventualmente posso suscitare perché non infastidiscono. L’invidia fa male a chi la prova ed è la spia di un malessere più profondo e di una infelicità personale. Le mie amiche, sono fortunata ad averne di così speciali, sono donne intelligenti e realizzate, ma soprattutto buone. Sono le prime alle cui confido un mio successo perché so che saranno sinceramente felici per me. Una volta, avrò avuto 10 o 11 anni, qualcuno mi disse che nella vita avrei dovuto essere “amica di tutti e amica di nessuno”. Per fortuna non gli ho dato retta.

Quali sono i tuoi sogni e i tuoi bisogni? Sei felice?
Sto lavorando al mio sogno di andare a vivere circondata dalla natura. Lo desidero da anni e ultimamente lo voglio più che mai. Ovviamente insieme a Dino e ai nostri futuri cani. Fra, spero non molto, prenderà vita anche un mio progetto lavorativo legato a una delle mie più grandi passioni. Per cui sì, sono davvero felice.