Tra il sacrale e il terapeutico. È questa l’atmosfera che accompagna l’ingresso di Lady Gaga, popstar di grado planetario e premio Oscar nel 2019 per il film “A Star Is Born”, all’interno di una lussuosa sala conferenze di un noto hotel milanese, per l’occasione gremita di giornalisti. Non la si può veder arrivare, ma bisogna attenderla uscire ciascuno seduto al proprio posto, “come dopo il vaccino” – ironizza qualcuno. Una compostezza che stona con la calca che già dalla prima mattina si è formata sotto l’albergo di Miss Germanotta, in town per presentare la sua ultima fatica cinematografica: House Of Gucci.
L’hype attorno al film, che arriverà nelle sale italiane il 16 dicembre, era palpabile già da quando – a marzo di quest’anno – la star aveva messo piede nel capoluogo lombardo per girare alcune scene assieme al resto del cast, tra cui troviamo Adam Driver, Jared Leto, Salma Hayek e il premio Oscar Al Pacino. Una settimana di pernottamento a Palazzo Parigi, diventato ormai a tutti gli effetti la sua residenza milanese, era bastata a mettere in subbuglio lo staff, subissato da richieste stravaganti, come quella di mantenere il buio totale nella sua suite. Neanche il led del televisore doveva essere acceso, durante tutta la sua permanenza.
Follie da star, che Lady Gaga si fa ampiamente perdonare anche questa volta, offrendo una sua personalissima interpretazione del personaggio – controverso e ambizioso – di Patrizia Reggiani, una ragazza di umili origini della provincia di Modena, che riesce ad entrare a far parte della famiglia Gucci sposando Maurizio, figlio del primogenito Aldo Gucci e all’epoca presidente della nota casa di moda. Nel 1997 la donna viene accusata e poi condannata a ventinove anni di carcere per aver commissionato l’omicidio del marito, che l’attrice descrive come “un’immane tragedia”, avvenuto due anni prima. La Reggiani è tornata in libertà nel 2017 per buona condotta, dopo diciassette anni trascorsi a San Vittore, ribattezzato provocatoriamente da lei “Victor’s Residence”.
È per questo che la star non ha voluto incontrare la Reggiani, che definisce senza mezze misure “un’assassina per la quale è difficile provare empatia”, pur essendo riuscita a trovare comunque – durante le riprese del film – un modo per volerle bene. “Patrizia era una giovane ragazza italiana, di Vignola, che sognava in grande e voleva una vita migliore”, racconta Lady Gaga. “Durante la ricerche che ho fatto per interpretare il suo personaggio, ho scoperto che quando si sono sposati, lei non aveva soldi. E quando ha deciso di uccidere Maurizio, i due avevano già divorziato. Quindi non è stata una questione di soldi, ma di amore”.
E a chi le chiede se in questo racconto, imperniato di disperazione, amore e avidità, ci sia spazio per una riabilitazione del personaggio della Reggiani, Lady Gaga risponde: “Questa è una storia di sopravvivenza. Non so cosa le persone penseranno di Patrizia, ma spero che la conversazione si concentri sulle donne e su ciò che succede quando vengono spinte oltre il limite”. Per arrivare ad interpretare e rendere ancor più credibile il suo personaggio, la star ha avuto bisogno di una dialogue coach che le insegnasse prima il dialetto di Vignola, arrivando poi ad una parlata più vicina a quella dell’alta società milanese e fiorentina.
Imparare l’italiano ha riavvicinato Lady Gaga alle sue origini, per la precisione siciliane. E così, durante l’incontro riservato ai giornalisti, Stefani (questo il suo vero nome) diventa per tutti Stefania. “Sono talmente emozionata che potrei mettermi a piangere da un momento all’altro”, aggiunge la popstar, figlia di Joseph Germanotta, un calzolaio statunitense originario di Naso, in provincia di Messina. Detto, fatto. Pochi secondi dopo si interrompe, finché dalla prima fila non si alza una delle sue sterminate collaboratrici che le allunga un fazzolettino di carta.
Oltre ad essere la sua seconda casa, l’Italia ha anche ispirato artisticamente Lady Gaga, che ha osservato con interesse figure come Gina Lollobrigida e Sophia Loren, per costruire proprio il personaggio di Patrizia Reggiani. Il tempo è quasi finito, ma c’è spazio per un’ultima domanda: dopo l’Oscar per “A Star Is Born”, si aspetta un riconoscimento da parte dell’Accademy anche per “House Of Gucci”? “Sarebbe un grande onore soltanto guadagnare una nomination”, risponde. “Mi sento già molto privilegiata ad aver vinto una statuetta. Quando parlo di questo film con la mia famiglia, mio padre continua a piangere e non riesco a smettere di pensare alle sue lacrime. Tutti gli attori e gli artisti meritano di vincere un Oscar, così come tutte le persone che hanno affrontato questa pandemia globale dovrebbero vincere un premio. Senza di loro, anche questo film non sarebbe mai esistito”.