La gioia, un antidoto potentissimo contro la negatività

Saper coltivare la gioia permette di stabilizzare le emozioni piacevoli. Quando e come riuscirci lo abbiamo chiesto a Grazia Pallagrosi, autrice del best seller "Meditazione facile per umani indaffarati"

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Barbara Del Pio

Giornalista esperta di Lifestyle e Attualità

Responsabile editoriale dei magazine di Italiaonline. Una laurea in letteratura contemporanea , un master, giornalista professionista dal 2003. Scrive di attualità, lifestyle e sport.

Ho conosciuto Grazia qualche settimana fa, meditando con lei. L’invito era affascinante: “Una giornata per rilassarti nella natura e imparare come risvegliare, nutrire e stabilizzare lo stato di GIOIA dentro di te”. L’ho accolto, istintivamente (e con un bel misto di speranza e curiosità). È andata benissimo, meglio di quanto pensassi. Così ho chiesto a Grazia di approfondire alcune suggestioni

“La gioia è un antidoto potentissimo contro la negatività”, ho appuntato e sottolineato questa frase sul mio taccuino. Ci puoi far capire meglio il senso di queste parole così semplici e così intense?
Nella psicologia buddhista la gioia è una delle colonne portanti del benessere psicofisico, uno dei 4 “stati incommensurabili” che, esercitati con costanza, consentono al nostro cervello di trasformarsi in un cervello felice. Quando nutriamo la gioia – e con lei anche l’amore, la compassione e l’equanimità – le emozioni negative si atrofizzano da sole, come semi che, privati dell’acqua, non riescono a germogliare. Esercitarsi nel coltivare la gioia, quindi, è una delle modalità con cui pratichiamo l’irrigazione selettiva del giardino della mente, comportandoci come un abile giardiniere che sa a cosa dare concime e cosa invece lasciar morire.

Risvegliare, nutrire e stabilizzare lo stato di gioia interiore. La Mindfulness può aiutarci a fare tutto questo?
Certo, perché la consapevolezza non giudicante di ciò che ci passa dentro momento per momento (questo il significato di Mindfulness) ci consente di accorgerci dell’emozione o del pensiero che si manifesta in noi e di decidere se nutrirlo o lasciarlo andare.

Tristezza, angoscia, ansia, preoccupazione, cattivo umore, rabbia e rancore… emozioni da cui spesso siamo sopraffatte, soprattutto per quanto stiamo affrontando dall’inizio dello scorso anno
Purtroppo le emozioni negative non si possono evitare: fanno parte dell’essere umani. Sono fenomeni fisiologici, come un temporale, una pioggia, una giornata di sole. Arrivano, si manifestano e poi scompaiono. Questa è la loro natura, condizionata e impermanente. Il problema è che, invece di vederle sotto questa luce, noi ci identifichiamo con esse e, in questo modo, ci facciamo risucchiare. Grazie all’addestramento meditativo possiamo però imparare ad osservarle proprio come osserveremmo una tempesta, una folata di vento o un temporale, e attivare così un processo di graduale disidentificazione che ci permette di restare, anche durante la tempesta, in uno stato di calma e di pace.

Ci racconti come ti sei avvicinata al buddhismo, alle filosofie orientali e poi alla Mindfulness?
È stato un viaggio lungo una vita, iniziato quando avevo 18 anni e, iscritta alla facoltà di Filosofia, mi sono sentita subito attratta dalle tradizioni contemplative orientali, del buddhismo e dal suo approccio scientifico allo studio della coscienza. Ho seguito diversi Maestri finché ho conosciuto Thich Nhat Hanh, il principale divulgatore della Mindfulness a misura di mente occidentale. Praticare e studiare con lui ha dato una svolta decisiva non solo alle mie competenze, ma alla mia vita.

“Meditazione facile per umani indaffarati. Da 1 a 21 minuti al giorno”: un libro di grande successo
Sì, ormai è un long selling e mi dà sempre gioia ricevere le testimonianze di chi, dopo averlo letto e praticato, mi scrive per dirmi che gli ha cambiato la vita. Il segreto di questo libro è che non va solo letto ma soprattutto praticato, guidati da file vocali in cui si impara a meditare partendo da un solo minuto al giorno e poi arrivando progressivamente a 21 minuti che volano via come il primo giorno è volato via il primo. Sfruttando il principio della gradualità e della costanza, questo libro/metodo consente a chiunque – anche a chi fino a ieri diceva “non riuscirò mai a meditare” – di trasformare la meditazione in un gesto abituale simile a quello di lavarsi i denti e di vestirsi la mattina, prima di uscire. Insegna come dilatare il tempo e liberarsi di quella morsa mentale che ci ha reso schiavi dell’urgenza e ci stressa senza tregua ogni giorno.

Durante la giornata di meditazione abbiamo parlato anche di cibo. Cos’è la Mindful Eating e come si pratica?
Si tratta di applicare la Mindfulness – cioè la piena consapevolezza non giudicante di ciò che proviamo nel momento presente – anche alla pratica del mangiare. Si inizia col consapevolezzarsi su ciò che stiamo per portare alla bocca quando ancora giace nel piatto: da dove viene, chi l’ha fatto arrivare a noi e ci ha così permesso di goderne adesso? Poi si attivano tutti i sensi per scoprire il meraviglioso mondo di colori, odori, sensazioni, ricordi ed emozioni che è racchiuso in ogni boccone. Si impara a trarre il massimo godimento dagli occhi, dal naso, dal tatto e via dicendo, fino a rendere l’esperienza di un morso (e della masticazione) un affascinante viaggio nell’appagamento, nell’intensità del piacere. I risultati di questo esercizio – che può diventare l’incipit di ogni pasto per chi vuol dimagrire in modo stabile – sono straordinari e cambiano radicalmente il rapporto che abbiamo col cibo, col corpo e col problema di dimagrire.

Vivi tra l’Italia e la Thailandia. Cosa hai trovato in questa terra per decidere di trascorrere metà dell’anno lì?
Ho trovato la mia vera casa. La prima volta ci sono andata per lavoro, come giornalista, a intervistare ogni genere di persona dopo lo tsunami. Sono rimasta rapida dal modo in cui queste vittime della catastrofe si rapportavano alla disgrazia, senza un lamento, sempre con il sorriso e colmi di assertività. Ho subito pensato: io voglio vivere qui, con gente di questo tipo, con un’etica che sottende a ogni pensiero, con l’onestà di chi, grazie alla legge del karma, si prende la responsabilità di ogni suo atto senza rimbalzare colpe e oneri a nessuno. Voglio vivere qui perché la spiritualità si sente nella carne e i manager di domenica vanno a pulire i gabinetti nei templi. Perché posso farmi monaca anche solo per un mese, e nessuno mi dà qualsivoglia out out chiedendomi di schierarmi da una parte o dall’altra, di essere maschio o femmina, di cristallizzare in convinzioni le mie idee. Oggi, dopo quasi 20 anni, vivo ancora lì. Perché mi piace sentire la vita come un fiume e non come una boccia di vetro in cui sguazzare come un pesce rosso. Perché è nella cultura dell’impermanenza che sento risuonare tutta la nostra potenza. E la ferma certezza che, dove lasci andare ogni attaccamento e avversione, il miracolo si compie. E tutto diventa possibile.

Grazia Pallagrosi - Meditazione
Grazia Pallagrosi