“Se muoio salvatela”, il drammatico messaggio di una mamma ucraina sulla schiena della sua bimba

Nel primo giorno di guerra, una mamma ucraina ha scritto un drammatico messaggio sulla schiena della figlia: parole che non dimenticheremo

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Redazione

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Pubblicato: 6 Aprile 2022 08:11

Se muoio salvatela“. Ci sono frasi che nessuno vorrebbe mai leggere. Parole che lasciano attoniti, sgomenti di fronte all’orrore della guerra. Come il messaggio di una mamma ucraina, scritto sulla schiena della figlia: l’amore lega le due, ma anche nome, cognome, età. Un numero di telefono a cui chiamare. E sono centinaia, migliaia le mamme ucraine che affidano a penna, carta o pelle, una speranza di salvezza. Come la Makoviy, dopo il primo giorno di guerra della figlia.

Mamma ucraina scrive sulla schiena della figlia nel primo giorno di guerra

Cosa si prova nel momento in cui scoppia la guerra? Quando il mondo che conoscevi scompare, lentamente e improvvisamente? Sasha Makoviy ha combattuto a lungo con questi pensieri. Ha riflettuto su cosa fare, nel caso in cui lei, in quel mondo, non ci fosse stata più. La foto è stata scattata il 24 febbraio, nel giorno in cui è iniziata l’invasione russa, ma ha trovato solo da poco la forza di caricarla sul suo account Instagram.

“Ho passato cinque minuti a cercare il pulsante ‘pubblica’.” Un gesto che possiamo definire abitudinario: condividere la propria vita sui social network, pubblicare delle immagini, o, come in questo caso, delle foto potenti. E di tempo, in effetti, ce ne ha messo questa mamma prima pubblicare lo scatto. Nella foto, la bimba è “tornata” dal suo primo giorno di guerra. “Quel che ho scritto, l’ho firmato con le mani che mi tremavano moltissimo. Ma perché dirtelo? Sai già cosa vuol dire svegliarsi con i suoni assordanti e potenti delle esplosioni che si sentono per decine di chilometri. Tremavo nelle prime ore della guerra, come te“.

In foto, la piccola è girata di spalle. Ha i capelli biondi, un pannolino e tutta l’innocenza di quell’età che dovrebbe trascorrere tra giochi, insegnamenti, l’amore dei genitori. “Quanto fa male scorrere la galleria fotografica e rivedere le immagini della meravigliosa vita che abbiamo avuto“. Il post su Instagram ha ricevuto migliaia di condivisioni, di commenti, di sostegni da ogni parte del mondo. “Non riesco a capire come nel mondo possa esserci allo stesso tempo così tanto bene e il male che ha invaso le nostre città”.

Mamma e figlia ora sono al sicuro

Sasha e Vira sono riuscite a scappare dagli orrori. Si trovano al momento nel Sud della Francia, ed è la stessa donna ad aver affidato ancora una volta a Instagram l’informazione. Hanno ricevuto aiuto e supporto, e sono riuscite a superare il confine. Ma c’è una costante, un pensiero: “Anche se ora siamo al sicuro, non riesco a convincermi a mettere il foglietto con i tuoi dati nella tua tasca”.

La condivisione della giornalista ucraina

La storia della Makoviy è stata rilanciata dalla giornalista del Kyiv IndependentAnastasiia Lapatina – che ha commentato facendo luce su un aspetto della guerra che strazia il nostro cuore. “Le mamme ucraine scrivono i contatti dei parenti sui corpi dei loro figli nel caso in cui vengano uccise e il bambino sopravviva”. Ed è così che una penna diventa un’arma, una flebile speranza di salvezza. Un modo per non soccombere al terrore di un pensiero fisso: che chi amiamo non abbia più nessuno pronto a salvarlo.

L’orrore della guerra: la paura di non farcela

Nella guerra c’è una costante, ed è la paura. Di non farcela, di morire, di veder morire i propri cari: di saperli da soli, contro il mondo. Quello stesso mondo che si credeva di conoscere, che fino al 24 febbraio 2022 era quieto: i giorni si susseguivano, i bimbi nascevano, crescevano, giocavano. Come Polina e Semyon, che oggi non ci sono più. O come tutti i bimbi che sono nati sotto le bombe, sotto il peso di un cielo nero, sconosciuto, che avrebbe dovuto benedirli e farli sentire al sicuro. Il messaggio di questa mamma è un monito, un atto di coraggio: per chi resta, per chi combatte. Per chi si aggrappa alla speranza della fine della guerra.