Samantha D’Incà, a 30 anni in stato vegetativo. La mamma: «Lasciatela morire»

Il calvario di questa ragazza veneta inizia a seguito di una banale operazione. Che la porta a restare inchiodata a un letto di ospedale. Per 10 mesi

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Alessandra Del Re

Giornalista esperta di Costume&Società

Scrive per necessità e passione. Ama le storie degli altri, famosi e non, leggerle e raccontarle

Pubblicato: 28 Maggio 2021 12:20Aggiornato: 20 Novembre 2023 18:29

Aggiornamento – Samantha D’Incà è morta il 19 marzo 2022 in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni. I medici della struttura dove era ricoverata hanno staccato la spina dei macchinari che la tenevano in vita, autorizzati dal Tribunale. Non è stato fatto accanimento terapeutico e le sono state somministrate le cure palliative terminali. Era in stato vegetativo da oltre un anno.

Non conoscevo Samantha D’Incà. Ho provato a guardare dal di fuori la sua vita, capire chi era prima che un abisso la inghiottisse, leggendo le interviste rilasciate dalla sua mamma e sfogliando le foto del suo profilo Facebook. Amava la cioccolata, gli animali, uscire con gli amici. Negli scatti ha un bel viso pulito, da ragazzina, probabilmente anche da giovane donna ha dimostrato qualche anno meno della sua età. I capelli lisci a caschetto e gli occhi dolci.

Vive in Veneto, a Feltre. Suo padre e la madre Genzianella hanno altri due figli, una più grande e il gemello di Samantha, Manuel. Tra le foto Samantha aveva postato quella della nonna che li teneva in braccio, piccolissimi. Ecco, oggi Samantha è tornata esattamente così: il suo stato di coscienza è quello di una bambina di un mese.

Tutto comincia del novembre 2020, in seguito a quello che è un incidente banale. La ragazza di rompe una gamba. Necessita di un’operazione, serve inserire una vite. In seguito viene dimessa, sembra che sia andato tutto bene, tanto che comincia la riabilitazione. All’improvviso la gamba si gonfia. Il papà la riporta in ospedale, dove dicono che è tutto normale.

Ma il calvario di Samantha D’Incà è cominciato. Il giorno seguente si gonfia anche l’altra gamba. Si gonfia il volto. Siamo ai primi di dicembre quando un’ambulanza la porta in ospedale. Ha una polmonite, ma il Covid 19 non c’entra nulla. Di lì a poco la situazione precipita, i polmoni di Samantha collassano, la spostano d’urgenza in elicottero all’ospedale Treviso. Il suo cervello non ha ricevuto ossigeno per un periodo troppo prolungato: è ridotta a un vegetale.

Oggi Samantha è di nuovo a Feltre, ma non a casa sua, è sempre in ospedale. Viene alimentata tramite la PEG, ciò significa che ha una sonda plastica che le arriva allo stomaco. Al Corriere la mamma ha spiegato che anche se venisse sottoposta a delle terapie di riabilitazione, la sua coscienza potrebbe arrivare al livello di un neonato di due mesi. Inevitabile ripensare alla storia di Eluana Englaro e alle battaglie di papà Beppino, al testamento biologico.

Il 28 marzo, il giorno del suo compleanno, sua madre è salita su una collina dalla quale si vede l’ospedale dove la figlia è ricoverata, con 30 palloncini azzurri, il suo colore preferito, 30 come i suoi anni, e li ha lanciati in cielo. La cosa più triste, ha detto, è «che lei neppure lo sa». Mamma Genzianella racconta di una ragazza solare, energica, che amava il mare e sognava di lavorare sulle navi da crociera prima che arrivasse la pandemia. Tutti i giorni va a trovarla, resta nella sua stanza e legge. Le accarezza la testa. La famiglia di Samantha chiede per lei l’eutanasia. Perché Samantha era contraria all’accanimento terapeutico. Ma il giudice ha disposto che la D’Incà deve continuare ad essere alimentata.

Sono passati sei mesi da quando la condizione di Samantha è precipitata ed è stato deciso il suo trasferimento in un centro di riabilitazione a Vipiteno. Le possibilità di miglioramento sono pari a zero: probabilmente ciò che potrà fare sarà deglutire come un bambino di pochi mesi. Solo dopo il percorso riabilitativo il Comitato Etico si esprimerà sul percorso di fine vita scelto dalla sua famiglia.

Sua madre, che oggi è la sua unica voce, è distrutta. Ma continua a lottare per sua figlia: «Ci batteremo senza sosta perché siano rispettate le sue volontà. Mia figlia amava la vita. Ma quella che si vede su quel letto d’ospedale, è un’altra cosa». Samantha, ti auguro di volare, in alto e leggera come i tuoi palloncini blu.

Fonte: Ansa
Samantha D’Incà (foto ANSA)