Non è una novità la mia simpatia per i Ferragnez, ne ho già scritto altre volte, ma in realtà io non la definirei una semplice simpatia, perché la mia è proprio stima per questa coppia che ha deciso di condividere con il resto del mondo, in primis i loro quaranta milioni di follower, pezzi di vita. E ci sarà qualcuno che storcerà il naso affermando che è facile condividere o mostrare un’esistenza a cinque stelle, ma la verità è che questi due ragazzi sono riusciti a sdoganare un sacco di stereotipi legati al matrimonio, e non solo. Come quando nella loro serie tv si sono fatti riprendere durante la terapia con uno psicologo, mostrando debolezze e lacrime, sensibilità e incazzature, legittimando la richiesta d’aiuto ad un terapeuta, non che non lo fosse anche prima, ma in un mondo sempre più attento alla vita degli altri, in particolare a quella degli influencer, fa sicuramente più notizia e forse tendenza, che un’imprenditrice affermata come Chiara, mostri senza paura di far ricorso ad un percorso psicologico nella vita di tutti i giorni. E no, non se lo possono permettere solo i ricchi, perché il servizio sanitario nazionale mette a disposizione psicologi familiari e sedute gratuite sia attraverso il consultorio che tramite la richiesta del proprio medico di base, perché la depressione, gli attacchi di panico sono problematiche reali ed invalidanti.
Eppure sono stati criticati, etichettati come esibizionisti, quando in realtà non hanno fatto altro che mostrare la loro vita, e no, non può essere una colpa essere ricchi, innamorati, felici la maggior parte del tempo, quando da anni negli Stati Uniti vanno avanti show come quelli dedicati alla famiglia Kardashian, che magari le stesse persone che criticano i Ferragnez, osannano. Come se l’erba del vicino fosse sempre più verde, come se avere una donna italiana imprenditrice che vanta un impero da più di quaranta milioni di euro, non fosse sufficiente per esserne orgogliosi, ma questa è una pecca tutta nostrana, è più facile distruggere che mettere in evidenza i lati positivi di una persona, anche questo è un grande cliché.
Fedez va a Sanremo arriva secondo e la stampa insieme ai social cosa scrive? Che Chiara ha chiesto di votare per lui, ed è per questo che lui e Francesca Michelin si sono ritrovati sul podio, come se non fosse normale che una moglie, una sorella, un parente o gli amici stessi, di qualsiasi altro concorrente in gara, non abbiano fatto lo stesso. Non basta la beneficenza fatta durante il lockdown, quando insieme riuscirono a raccogliere 4,5 milioni e mezzo di euro per potenziare le terapie intensive del San Raffaele, che in soli otto giorni realizzarono una delle due tensostrutture del campus universitario permettendo la cura delle patologie più gravi legate al Coronavirus, ma si sa, spesso le persone hanno la memoria corta.
Ma perché torno a parlare di Chiara Ferragni? Perché ancora una volta gli stereotipi legati all’essere mamma e lavoratrice, hanno fatto sì che un quotidiano partorisse un titolo infelice , poi rimosso dopo la shitstorm piovuta loro addosso, che recitava così: “Chiara Ferragni vola a New York e si trasforma in Catwoman e Fedez fa il baby sitter a Milano”. Eh no cari miei Federico non è rimasto a casa a fare il babysitter, è rimasto a Milano a fare il padre, quello che richiede la sua figura di genitore, eh no Chiara non è andata a NY a fare catwoman, è andata alla settimana della moda, perché sì quella è una parte del suo lavoro. Perché ogni volta che una donna, che è anche mamma, si sposta per lavoro è costretta sempre a giustificarsi? Perché una donna, che è anche mamma, si deve sentire in colpa nello svolgimento del proprio lavoro, se questo si svolge lontano da casa? Perché nell’anno 2022, dopo anni dalla rivoluzione gentile dei nuovi padri, la Ferragni è costretta a fare delle stories per difendersi da un tipo di giornalismo tossico e maschilista? E badate bene non è che Chiara abbia bisogno della mia difesa, sa farlo benissimo da sola, e probabilmente meglio di me, ma è proprio il concetto della madre che lavora e per questo negligente nei confronti dei figli, che deve essere sdoganato, perché ognuna di noi ne è stata vittima, almeno una volta nella vita.
C’è stato un periodo che per lavoro stavo a Milano tre giorni alla settimana, partivo il lunedì mattina con la macchina alle 5:30 e tornavo il mercoledì pomeriggio, ero fiera di me, dei risultati raggiunti, diventare inviata per una trasmissione Mediaset a 46 anni non era da tutti, soprattutto se questi obiettivi erano stati raggiunti per meritocrazia, e non per santi in paradiso. Eppure più dei una volta mi sono sentita dire: “Ma povero lasci tuo marito da solo con i figli? Quanto sei fortunata”, oppure “Ah bella la vita eh? Tu a Milano e tuo marito a casa con i figli”, ma mai nessuna di queste persone mi ha mai detto “Povera sei casa con due figli di tre e otto anni, due cani e lavori”, mentre mio marito si trovava ad allenare e vivere in un’altra regione.
Lavorare non può essere una colpa, volersi realizzare nella professione che si ama non può essere sinonimo di negligenza nei confronti della famiglia. Si può essere tranquillamente una professionista affermata e una madre amorevole, l’una non esclude l’altra, anzi spesso chi è realizzato lavorativamente riesce ad essere un genitore più felice, e il tempo trascorso con la i propri figli sarà di qualità. Non è sempre vero l’assioma madre casalinga/madre amorevole, come non è vero il contrario madre lavoratrice/madre assente, e soprattutto non dovrebbe essere ancora necessario ribadire che i figli si fanno in due, che la genitorialità deve essere condivisa, e che nessuna donna debba essere giudicata per il lavoro che svolge. E concludo che voler essere una donna attraente non sottrae nulla al ruolo di madre, non c’è niente di male a vedersi belle e a volerlo mostrare al mondo, senza dimenticare che nel caso di C.F. mostrare gli outfit, anche quelli in lingerie, fa parte del suo lavoro. Quando smetteremo di voler giudicare gli altri? Quando impareremo che una donna non smette di essere tale quando diventa mamma? Quando impareremo che la vittoria di una donna e la vittoria di tutte noi?