“Come si fa a dire ad una mamma che la propria figlia è stata uccisa?”

Martina Scialdone aveva 34 anni quando è stata barbaramente uccisa dall'ex compagno. A distanza di un anno l'omicida ha avuto l'ergastolo

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Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 9 Gennaio 2025 20:57

Martina Scialdone aveva 34 anni quando nel gennaio 2023 è stata barbaramente uccisa da chi non accettava la fine della relazione. Da un uomo che diceva di amarla, ma che in realtà voleva solo possederla e distruggerla mentalmente, fino a quando questa donna, figlia e sorella, un giorno ha capito la tossicità di questo essere decidendo di lasciarlo, ed è stato l’inizio della fine. La sua.

Ogni ragazza uccisa porta con se un bagaglio di amore e devastazione che non avrà mai fine, ogni femminicidio distrugge una famiglia, rende orfani genitori, fratelli e figli, quelli che vivranno il dolore all’infinito, quelli che vivranno con un unico rimpianto, quello di non essere riusciti a salvare la propria figlia, sorella o madre. Perché questo fa un omicidio, distrugge, e tutto quello che è stato non sarà mai più. E allora noi continueremo a parlarne, continueremo a fare rumore, fino a quando sarà necessario, fino a quando le pene saranno eque, fino a quando non si dovrà arrivare a morire per essere credute, fino a quando non saranno i familiari a pagare il prezzo più grande, quello dell’ergastolo emotivo. Ed io continuerò a prestare la mia penna a chi non può più difendersi, a chi non può più parlare, a chi non ha più voce, perché quella voce è stata spezzata. Oggi a parlare con me è Viviana, la mamma di Martina.

Martina con la sua mamma
Fonte: Viviana Scialdone
Martina con la sua mamma

Torniamo un attimo indietro nel tempo a quando Martina è stata uccisa: che cosa ti ricordi di quel giorno?
I giorni precedenti ero al settimo cielo, perché avevo ritrovato mia figlia, lei si confidava di nuovo con me, ero felicissima per lei. Quel famoso venerdì stavamo andando a cena da mio figlio e mentre stavamo camminando lei mi dice che il suo ex, quello che poi sarebbe diventato il suo assassino, le aveva chiesto un ultimo incontro, per parlarsi e chiarire un’ultima volta. Solo che a lei non andava non era felice di questa situazione, ma lo ha voluto accontentare perché si sentiva in colpa per averlo lasciato. Pensa come era fatta mia figlia: lui durante la relazione l’aveva tradita e ferita a più riprese, senza mai provare il minimo pudore, o aver mai chiesto scusa, e quella che si sentiva in colpa era lei. Tutti abbiamo provato a dissuaderla quella sera, io, mio figlio, mia nuora, ma non c’è stato nulla da fare. Lei era troppo buona e troppo sensibile, forse è proprio per questo che non c’è più. Verso le 22 quel maledetto l’ha chiamata dicendo che la stava aspettando sotto casa, siamo uscite insieme, ma lei camminava molto più veloce di me, io continuavo a ripeterle di non andare, che non sai mai cosa può succedere in questi ultimi incontri, lei mi prendeva in giro dicendo che ero esagerata; poi ha allungato il passo, ha girato nella traversa e quando sono arrivata dove aveva l’appuntamento lei già non c’era più. Era salita in macchina con lui.

Che cosa succede a questo punto?
Io ritorno a casa, porto fuori il cane, mi preparo per la notte, mi sono messa a letto, stavo guardando un po’ di tv aspettandola, poi vedevo che tardava, ho iniziato a chiamarla, ma senza risposta, sapevo che aveva il cellulare scarico, quindi non ho voluto nemmeno insistere perché avevo paura potesse ritrovarsi senza telefono. Ad un certo punto anche la sua amica Camilla, che è più di una sorella, mi ha chiamata chiedendo se avessi avuto notizie, se mia figlia fosse tornata a casa perché era preoccupata. Martina le aveva mandato tramite whatsapp la posizione in tempo reale, però ad un certo punto questa condivisione era scomparsa, ma se volevo poteva andare con il motorino nell’ultima posizione visualizzata che era lì vicino. Quindi Camilla parte e, nel punto esatto che le aveva mandato mia figlia, trova un capannello di gente, la polizia, l’ambulanza e le dicono cosa è successo, ma lei non sa come dirmelo, come si fa a dire ad una mamma che la propria figlia è stata barbaramente uccisa? Erano le 2,30 quando un certo punto io ho sentito il cane che abbaiava ed ho sentito il citofono, ho pensato “meno male è tornata a casa, si vede che si è dimenticata le chiavi.”. Quando ho aperto la porta e dall’ascensore sono usciti i miei cognati ed il mio consuocero ho capito che era successo qualcosa di grave. Pensavo che l’avesse picchiata, che fosse in ospedale, non che me l’avesse uccisa. Da quell’istante è iniziato il mio calvario.

Avete mai avuto il sospetto che l’ex di Martina potesse trasformarsi in un omicida?
No, sinceramente no, lui era considerato il buono dalla sua famiglia, sempre pronto ad aiutare gli altri. Forse era vero, anche Martina all’inizio diceva questo, poi però è iniziato a cambiar, una volta avuta la certezza che mia figlia fosse diventata una cosa sua, a quel punto ha liberato la sua vera natura ed ha iniziato a calpestarla sia dal punto di vista umano, come donna e come persona, sia dal punto di vista professionale come avvocato. La sminuiva, non la prendeva mai in considerazione, in pratica esercitava una violenza psicologica enorme e Martina aveva rimesso tutto in discussione capendo che lui non era l’uomo giusto per lei, e così aveva iniziato a prendere le distanze cercando di lasciarlo, ma lui non glielo permetteva. Mai, però, lo ripeto, avrei pensato a questo epilogo.

Dalle carte del processo ho letto che inizialmente il difensore aveva seguito la linea del suicidio andato male, poi i fatti e la ricostruzione dell’accaduto lo hanno smentito ed è stato condannato all’ergastolo. Qual è la più la più grande vostra paura adesso? E il tuo più grande rimpianto?
Sì, i suoi avvocati hanno provato a farlo passare come un tentativo di suicidio finito male, ma smentito subito dal gip appena è stato arrestato, quando gli è stato chiesto perché dopo aver ucciso Martina per sbaglio, come sosteneva lui, non avesse rivolto la pistola verso se stesso. Quell’assassino non è riuscito a trovare una bugia pronta ed è rimasto in silenzio, e comunque dalla ricostruzione delle pm, che tra le altre cose hanno fatto un ottimo lavoro, emerge che lui non avesse nessuna intenzione di suicidarsi, lui voleva solo uccidere mia figlia, perché lei lo aveva lasciato. La mia più grande paura era che non gli venisse dato l’ergastolo, perché non è possibile che ad un certo punto una madre si ritrova senza una figlia perché un maledetto ha deciso un giorno di portargliela via. Anche se l’ergastolo in Italia non è tale, non esiste il fine pena mai, perché c’è la buona condotta, ci sono i permessi premio, l’unica che non avrà nulla di tutto questo è mia figlia, che dal gennaio 2023 è rinchiusa in una cassettina e da lì non uscirà mai. La mia vita, in parte, è finita con la sua. Questo è il mio più grande rimpianto, di non essere riuscita a salvarla. Spero che non riesca ad avere nessuno sconto nei prossimi gradi di giudizio.

Pensi che possano cambiare le cose in Italia dal punto di vista della certezza della pena?
Io non so come si possano cambiare le cose, so però che le pene dovrebbero essere espiate fino in fondo, dovrebbero essere portate a termine, altrimenti che senso ha? Perché ormai tutti sanno che dopo un pò riusciranno ad uscire dalla prigione, anche i peggiori omicidi rei confessi, ed io sono sincera non credo nella loro redenzione e nemmeno nel loro recupero sociale perché certi soggetti sono irrecuperabili. Ed è vero che il carcere deve essere rieducativo, ma si deve fare un distinguo fra i reati commessi Chi accoltella con 72 coltellate come Turetta o come Impagnatiello o come tutti gli assassini di donne con l’unica colpa loro ascrivibile di essere appunto donne, non credo debbano essere riabilitati, anche per rispetto delle loro famiglie, del dolore e del lutto infinito di chi resta.

Martina poteva essere salvata (visto che si trovava in un luogo pubblico) oppure no?
No, Martina non poteva essere salvata salvata, perché se non fosse stato quel giorno sarebbe stato sicuramente un altro giorno, lui ormai aveva deciso di ucciderla ed avrebbe trovato il modo di mettere in atto il suo piano criminoso, la sua vendetta. E questa è la cosa che mi fa più male.