La prima puntata della nuova stagione di Francesca Fagnani è un viaggio tra ferite, ironia e verità
Tre donne, tre universi lontanissimi che si incontrano nello stesso studio. È così che Belve, il programma di Francesca Fagnani su Rai2, inaugura la sua sesta stagione, confermando la sua formula vincente: sguardo tagliente, domande dirette e nessuna paura di scavare.
La prima sorpresa arriva subito: Maria De Filippi, accolta da un lungo applauso del pubblico, si siede al posto della conduttrice e la presenta come ospite. “Che belva si sente?”, le chiede. E Fagnani risponde: “Un’Iside alata, metà donna e metà falco”. È l’inizio di una serata in cui a spogliarsi non sono solo gli ospiti, ma anche chi di solito comanda il gioco.
Poi tocca a Belen Rodriguez, che parla di amori, errori e fragilità senza filtri. “Avrei meritato di più”, confessa, “soprattutto di poter parlare. In tv non mi hanno mai fatto parlare, mi hanno classificata solo per la bellezza”. Ammette di essere aggressiva, manesca, “I miei fidanzati li ho menati tutti, a De Martino ho lanciato un cactus”, e racconta la fine del loro amore come un naufragio emotivo: “Quando non c’è stima, si distrugge l’altro. Io l’ho capito tardi”.

Senza pudore né vergogna, confida di aver attraversato la depressione: “Non mi sono alzata dal letto per due mesi. Il mio problema erano le benzodiazepine. Disintossicarsi è come uscire dall’eroina”. Poi sorride, quando parla dell’amore vero: “Marco Borriello. Ci siamo amati nello stesso modo”.
Il tono cambia con Rita De Crescenzo, l’influencer napoletana seguita da oltre due milioni di persone. Racconta un’infanzia devastata: “A tredici anni avevo già un figlio, trent’anni di droga e psicofarmaci, e sono stata violentata. Ma da sette anni sono rinata”. Dice di “vivere grazie alla gente che mi tiene come una Madonna”, di studiare e di voler diventare “una showget”. Tra slanci linguistici irresistibili e risate, la sua testimonianza resta un grido di riscatto: dalle stalle alle stelle, come dice lei stessa.
Infine, Isabella Rossellini, la grazia incarnata, che alterna aneddoti hollywoodiani alla memoria del dolore. “Mi hanno detto che facevo l’attrice per i miei genitori, ma quando ho avuto la nomination all’Oscar ho sentito di averli onorati”. Poi, la confessione che colpisce più di ogni film: “A sedici anni sono stata abusata da un ragazzo che mi piaceva. Ho capito solo dopo che era uno stupro. Credo sia successo a tante donne”. Parla dell’amore (“David Lynch è stato l’amore della mia vita”) e del desiderio, quello che racconta nei suoi Green Porno: “I ragni fanno di tutto”.

Una puntata intensa, dove tre “belve” diversissime si ritrovano accomunate dalla stessa forza: quella di mostrarsi senza paura, di raccontarsi come donne prima che come personaggi.
C’è qualcosa di straordinariamente potente nel vedere tre donne così lontane, la diva, la sopravvissuta e la showgirl, sedute sullo stesso divano a spogliarsi di tutto, perfino dell’immagine.
In un mondo che ancora giudica una donna per come appare o per quanto sorride, Belve diventa un altare laico dove si può dire la verità: che l’amore può essere tossico, che la droga non è glamour, che la bellezza non basta, che le ferite non si cancellano ma si raccontano.
E poi diciamoci la verità: Francesca Fagnani, per me, può dire qualunque cosa.
Il suo modo di fare interviste è talmente originale, talmente suo, che ci piace sempre. Potrebbe intervistare anche un muro — e forse riuscirebbe pure a farlo parlare. Perché ha quella ferocia gentile che smonta le difese e scava dove nessuno osa.
Ma il momento più importante resta quello di Isabella Rossellini, quando ha raccontato lo stupro subito da un ragazzo che le piaceva. Quante donne della nostra generazione, nate negli anni Settanta, hanno vissuto qualcosa di simile senza sapere che fosse violenza? Perché ci avevano insegnato che se ti piaceva, se ti baciavi, se “ci stavi”, allora non potevi più tirarti indietro. Che se ti forzava era colpa tua.
Siamo cresciute con la convinzione di essere noi le colpevoli, educate al silenzio e alla sopportazione, in un mondo che ha sempre giustificato il desiderio maschile e punito quello femminile. E sentire Isabella dire “era uno stupro” è come una liberazione collettiva: una resa dei conti con la cultura che ci ha cresciute.
E poi c’è Belen, la donna più desiderata d’Italia, che ammette di essere stata tradita più volte. E lì ti scatta dentro una consapevolezza nuova: se è successo a lei, può succedere a tutte. Perché la bellezza non ti salva, non ti protegge, non ti mette al riparo dalla mancanza d’amore. Belen si è messa a nudo, non come icona ma come essere umano: fragile, sincera, vera.
E infine c’è Rita De Crescenzo, che nella sua confusione linguistica e nella sua ingenuità dice la cosa più potente di tutte: “Io vivo da sette anni”. Come a ricordarci che la rinascita, quando arriva, non cancella il passato ma lo trasforma in sopravvivenza. E io, lo dico con affetto e ammirazione, adoro Francesca Fagnani. Perché ha la capacità rara di portare chiunque, diva o tiktoker, santa o peccatrice, a lasciarsi andare, a dire l’indicibile, a ridere del dolore.
E come al solito, Francesca: bentornata a casa.