Sorelle Brontë: la storia di tre scrittrici rivoluzionarie

Fautrici di una rivoluzione culturale e letteraria senza tempo, le tre sorelle Brontë continuano a vivere nei loro testi, in quelle opere che sono capisaldi della letteratura

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Charlotte, Emily e Anne, sono questi i nomi delle tre sorelle Brontë, scrittrici e poetesse intense e rivoluzionarie le cui opere ancora oggi rappresentano un capisaldo della letteratura internazionale.

Sorelle di sangue sì, ma anche migliori amiche. Le tre furono legate per tutta la vita non solo dallo stesso cognome, ma anche da un passato tumultuoso e doloroso e dalla passione per la scrittura, la stessa che poi gli ha permesso di ritagliarsi uno spazio nel mondo. Oggi, esattamente come allora.

La loro è stata una vita breve, ma così intense sono state le opere scritte che ancora oggi, a distanza di secoli dalla morte, si continua a parlarne. Si narra dei capolavori, di quella scrittura rivoluzionaria che ha dato origine a storie senza tempo. Partite dal niente e cresciute da sole, hanno saputo dare forma alle loro idee creando testi che parlavano di amore, di libertà e di sentimenti quando nessun’altra donna poteva ancora farlo. Ecco chi erano le sorelle Brontë.

Le tre sorelle Brontë

Nate a Thornton tra il 1816 e il 1820, con due anni di differenza ciascuna, le tre sorelle Brontë si ritrovarono preso ad affrontare un’infanzia tutt’altro che spensierata. Conobbero, infatti, l’abbandono e la solitudine quando erano ancora delle bambine.

Figlie del pastore irlandese Patrick Prunty, le tre ereditarono il cognome Brontë modificato dallo stesso padre in omaggio dell’ammiraglio Horatio Nelson e della città siciliana di Bronte.

La madre, Maria Branwell, morì a causa di una malattia quando i figli erano piccolissimi. Il padre si rese conto presto di non riuscire a gestire da solo l’educazione dei bambini, così scelse di affidare i suoi sei figli, cinque femmine e un maschio, a sua cognata che ne divenne ufficialmente tutrice.

Ma le cose non andarono meglio in quella nuova casa. Non andavano meglio con quella zia, che non era la loro madre, né voleva esserlo. Completamente abbandonate a loro stesse, le sorelle vennero mandate a vivere in collegio e quell’esperienza segnò per sempre le loro vite.

Mary ed Elizabeth Brontë si ammalarono di tubercolosi in quel collegio, che gli fu fatale. Ma non fu l’unico lutto da affrontare per le ragazze che dovettero dire addio anche al fratello, un giovane e promettente pittore, che finì consumato dall’alcolismo e dalla droga.

Rimaste da sole Charlotte, Emily e Anne si legarono ancora di più. Erano divoratrici di testi e libri perché era tra le storie che leggevano che si rifugiavano per trovare sollievo dalla sofferenza reale, ma anche per respirare quella libertà che a quell’epoca non era concessa alle donne.

Erano sensibili e curiose, intelligenti e affamate di sapere. Impararono diverse lingue, studiarono musica, matematica e disegno. Ma alla fine era nella scrittura che trovavano conforto ed espressione, uno spazio condiviso e personale. Tre abili poetesse che, insieme, scelsero di sfidare gli stereotipi del tempo pubblicando la prima raccolta di poesie insieme con un piccolo escamotage.

Per farlo, infatti, utilizzarono degli pseudonimi maschili. Charlotte, Emily e Anne divennero, rispettivamente, Currer Bell, Ellis Bell e Acton Bell. Nonostante questo, però, la loro prima pubblicazione non ottenne il successo sperato e la raccolta vendette appena due copie in un anno.

L’opera letteraria

L’insuccesso della prima pubblicazione, però, non impedì alle sorelle di continuare a scrivere. Lo fecero ancora, infatti, continuando a utilizzare i loro pseudonimi maschili.

Scrivevano di amore, di relazioni e di tormenti, di addii e di abbandoni, quelli che avevano vissuto sulla loro pelle. Parlavano di vita e di libertà, quella che desideravano e pretendevano, quella che diventava vivida tra le storie dei loro romanzi.

A conquistare il pubblico di lettori, prima delle altre, fu Charlotte Brontë con il suo Jane Eyre. Diversa, invece, fu l’accoglienza di Cime Tempestose di Emily. Il romanzo venne considerato troppo cruento, impetuoso e addirittura scandaloso: fu un flop. Eppure, oggi lo sappiamo, quel testo è uno dei più apprezzati capolavori della letteratura che conoscerà il successo soprattutto dopo la morte della scrittrice e che vedrà persino tre trasposizioni cinematografiche e molte opere correlate.

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Cime Tempestose
Il capolavoro di Emily Brontë

Anne Brontë, la più piccola delle sorelle, raggiunse la sua popolarità con Agnes Grey, un romanzo in parte autobiografico che ottenne una tiepida accoglienza tra i lettori del tempo, seguito poi da La signora di Wildfell Hall.

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Agnes Grey
Il romanzo di Anne Brontë

La grande eredità delle sorelle Brontë

Perché oggi parliamo delle sorelle Brontë è evidente, l’eredità che ci hanno lasciato è immensa e va oltre quei romanzi che continuano a conquistare intere generazioni. Non sono solo le storie che parlano di amori, di tormenti, di alcol e morte, dalle quali è possibile intravedere il dolore vivido che riguarda le loro esperienze personali, ma ci sono care anche e soprattutto per quella rivoluzione gentile che le stesse hanno portato avanti.

Lo hanno fatto perché hanno scelto di creare delle eroine e dei personaggi decisamente moderni per i tempi, nei quali specchiarsi. Perché hanno osato costruirsi un posto tutto loro in un mondo di uomini attraverso una scrittura nuova e senza precedenti. E lo hanno fatto sempre insieme.

Lo hanno fatto con le parole, di cui avevano una straordinaria padronanza, ma anche con una prosa psicologicamente intensa che andava a indagare i sentimenti e le emozioni recondite dei personaggi, e non solo le loro storie di facciata.

Le tre sorelle Brontë hanno segnato un’epoca, seppur le loro vite sono state brevissime. Tutte e tre, infatti, sono morte giovanissime a 30 anni compiuti.

Emily è scomparsa il 19 dicembre del 1848 a causa della tubercolosi, la stessa malattia che anni prima aveva portato via le sue sorelle. Un destino beffardo e crudele che non ha lasciato immune Anne, anche lei morta di tubercolosi un anno dopo, il 28 maggio del 1849.

Charlotte Brontë, invece, sopravvisse alle sorelle e continuò la sua opera letteraria, pur portando addosso il peso di quegli addii. Pubblicò Villette e Shirley e scrisse Il professore, l’opera che sarà pubblicata solo dopo la sua morte. A 39 anni, però, poco dopo essersi sposata con il reverendo Nicholls e incinta del suo primo figlio, Charlotte morì improvvisamente, probabilmente a causa di una iperemesi gravidica, una complicazione avuta durante la gravidanza.

Nonostante si siano spente tragicamente da giovanissime, le sorelle Brontë hanno avuto il tempo di lasciare un segno del loro passaggio nella storia, testimoniando il cambiamento e la rivoluzione culturale. Oggi vivono ancora nei loro libri, nei film dedicati e in tutti quegli scritti che a loro sono ispirati.