C’era una volta Marlon Brando: la star diventata leggenda

Bello, affascinante, tenebroso, fragile e ribelle: ecco chi era Marlon Brando, una delle più grandi star della storia del cinema mondiale

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 20 Febbraio 2022 09:00Aggiornato: 3 Maggio 2024 13:44

Raccontare la storia di un divo che ha saputo diventare leggenda, in poche parole, è un’impresa assai ardua. Inesauribili sono i rimandi alla sua persona, all’attore, all’uomo davanti alla macchina da presa. A quel cattivo ragazzo di Hollywood, ma anche quello bello, affascinante, tenebroso e ribelle, nonché uno delle più grandi star della storia del cinema secondo l’American Film Institute. Ecco chi era Marlon Brando, un divo che non voleva essere tale, un attivista e un anticonformista, l’uomo che ha rifiutato un Oscar e che ha scoperto troppo presto, e sulla sua pelle, che il lieto fine delle favole non era reale. Questa è la sua storia.

Chi era Marlon Brando

È il 3 aprile del 1924 quando a Omaha, Los Angeles, nasce una stella: il suo nome è Marlon Brando. È piccolo quando si ritrova a crescere troppo velocemente rinunciando alla spensieratezza dei suoi anni. Sono i suoi genitori a metterlo davanti alla realtà nuda e cruda, o meglio suo padre che si allontana da casa e trascura la famiglia per frequentare bordelli e night club.

Dopo il divorzio dei suoi genitori va a vivere con la madre, con la quale ha un bellissimo rapporto, e con le due sorelle a Santa Ana, in California. Ma non c’è pace per quel bambino fragile e insicuro che attacca per non difendersi, che distrugge le relazioni e i rapporti prima ancora di costruirli.

Cresce così Marlon Brando, tra litigi e ribellioni che gli costano l’esclusione dal liceo e dall’accademia militare. È già un ribelle, ma non è uno scanzonato, anzi. Lui immagina già il suo futuro e anche se non lo sa, quello, sarà bellissimo. Nel 1943 decide di trasferirsi a New York e inizia a studiare recitazione nella scuola di arte drammatica The Dramatic Workshop inseguendo il sogno di diventare attore.

Ha appena 20 anni quanto esordisce a teatro nella commedia I Remember Mama. Ma quello è solo l’inizio di una carriera brillante.

«Gli Oscar sono parte della malattia americana per cui si deve pensare in termini di vincitori e perdenti, bravi e cattivi, migliori e peggiori… A me non piace pensarla così. Ciascuno ha il suo merito, a modo suo, e non mi piace pensare chi è il migliore. Voglio dire, che senso ha?»

Sui palchi dei teatri di Broadway mette in scena tutto il suo talento, ma si dovrà attendere il 1950 per l’esordio cinematografico con il film Il mio corpo ti appartiene di Fred Zinnemann. Brando si fa notare da subito, lo fa perché entra nelle parti dei suoi personaggi non solo con la preparazione mentale, ma anche con quella fisica. Una connotazione la sua che segna una vera e propria rivoluzione nelle tecniche della recitazione: è il primo e più grande interprete del Metodo Stanislavskij.

Con il film Un tram che si chiama Desiderio, nel 1951, Marlon Brando conquista Broadway ma quello è solo il trampolino di lancio per il grande sogno, quello che lo conduce direttamente a Hollywood. Con Fronte del porto nel 1954 l’attore riceve diverse candidature e un premio Oscar come migliore attore: la sua fama è alle stelle e tutti i registi lo vogliono. Ma lui non vuole tutti, rifiuta di lavorare con Roberto Rossellini, per esempio, perché lo trova arrogante.

L’impegno sociale

Ma la recitazione non è il suo unico scopo della vita, Brando è anche un’attivista. Sostiene molte cause tra le quali quella del movimento afroamericano che lo spinge a partecipare alla marcia su Washington nel 1963. Si schiera contro l’apartheid e fonda, insieme all’amico e collega Paul Newman il movimento Freedom Riders. Sostiene la liberazione di Nelson Mandela, partecipando a diverse manifestazioni di protesta, e dona migliaia di euro per i bambini che vivono in Mississipi.

Sfrutta anche il suo ruolo, quello di stella di Hollywood, per sensibilizzare attraverso il grande schermo le tematiche sociali. Ne sono un esempio le pellicole Un’arida stagione bianca, incentrato proprio sulla segregazione razziale, e Sayonara. Ma non solo, forte delle sue idee, decide di non presentarsi alla celebrazione degli Oscar nel 1973, anno in cui viene premiato come miglior attore per il film Il Padrino. Chiederà a Sacheen Littlefeather, nativa americana e attivista, di andare a ritirare la statuetta al posto suo segnando così un momento iconico.

“Comprendere appieno il significato della vita è un dovere per l’attore, cercare di interpretarlo è il suo problema più grande e riuscire ad esprimerlo la sua missione.”

Il cattivo ragazzo di Hollywood diventato leggenda

Dall’essere considerato l’uomo più di successo di Hollywood, anche a seguito del suo esordio alla regia, all’essere emarginato il passo è breve. La vita di Marlon Brando è travagliata, sia dal punto di vista sentimentale che professionale, ma non nasconde mai il suo pensiero. Critica il sistema, lo considera vuoto, così come vuota è la professione dell’attore secondo lui. Attacca tutti, lo fa senza remore, ma presto ne paga le conseguenze: nessuno vuole lavorare più con quell’uomo ribelle e ingestibile. L’attore fa fatica a inserirsi in quel contesto che tanto ha criticato, ma non lascia la recitazione: la sua fama è troppo grande per far sì che i riflettori si spengano definitivamente.

Dopo aver recitato in alcune pellicole fallimentari degli anni ’60, il suo destino sembra segnato, ma così non è. Torna a calcare le scene nel decennio successivo. È un Brando diverso, dicono, è maturo e calibrato, sicuramente più equilibrato. Sono quelli gli anni di film indimenticabili come Il Padrino e poi Ultimo tango a Parigi. In questa pellicola, Marlon Brando si rifiuta di memorizzare alcune battute e, anzi, personalizza il copione. Per molti, il film, è in parte un’autobiografia dell’attore.

La pellicola desta scandalo, soprattutto per i riferimenti sessuali espliciti, al punto tale che nel 1976 viene ordinata dalla Cassazione la distruzione di tutte le sue copie. Eppure, Ultimo tango a Parigi, è un capolavoro. Pochi anni dopo il film viene rimesso in commercio e per questa interpretazione l’attore riceve l’ennesima candidatura all’Oscar.

Tuttavia, proprio gli ultimi film che cristallizzano il talento del divo, sembrano rappresentare l’ultima luce della stella più luminosa di Hollywood. A cavallo tra gli anni ’90 e 2000 Marlon Brando appare trascurato e stanco e sceglie di ritirarsi nella sua villa a Mulholland Drive, Hollywood. A seguito di una crisi respiratoria, l’attori si spegne il 1 luglio nel 2004. Le sue ceneri, per sua volontà, sono state disperse a Tahiti e nella Valle della Morte.

«Nella vita, il rimorso è inutile. Appartiene al passato. Tutto quello che abbiamo è l’oggi».

Marlon Brando
Fonte: Getty Images
Marlon Brando