Enzo Biagi, il giornalista dalla “schiena dritta”

Un nuovo modo di fare giornalismo fondato sulla libertà, sulla verità e sulla cronaca: è questo il merito di Enzo Biagi, il giornalista dalla "schiena dritta"

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 14 Maggio 2022 10:28Aggiornato: 14 Maggio 2024 10:06

Come si fa a riassumere la carriera di un uomo che è stato, e sempre sarà, uno dei volti più importanti del giornalismo italiano? Uno scrittore, un conduttore televisivo, un partigiano, ma soprattutto il grande uomo dalla schiena dritta, quello che ha sempre lavorato e vissuto con onestà, professionalità e coraggio. Perché Enzo Biagi era proprio questo.

E allora per raccontare chi era lui, cosa lo spingeva ad andare avanti a testa alta, sempre e comunque, prendiamo in prestito le sue stesse parole, quelle scritte nel nel libro Era Ieri: “Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie, lo immaginavo come un ‘vendicatore’ capace di riparare torti e ingiustizie”.

E questa frase, da sola, basterebbe a spiegare la sua intera carriera giornalistica, la sua rivoluzione mossa dalla ricerca della verità, anche se questa era scomoda, anche se questa gli costò l’allontanamento dalla sua “casa televisiva”. Ecco chi era il grande giornalista dalla “schiena dritta”, come lo aveva definito il Presidente Ciampi, per il suo modo di fare giornalismo.

Enzo Biagi

Classe 1920, Enzo Marco Biagi nasce a Lizzano in Belvedere il 9 agosto. Cresce a Bologna nel rione di Porta Sant’Isaia e subisce molto presto il fascino del giornalismo. Negli anni scolastici, mentre frequenta l’istituto tecnico per ragionieri, crea una piccola rivista studentesca soppressa poi dalle autorità fasciste. Nel 1937 è già collaboratore del quotidiano L’Avvenire d’Italia. Si occupa di cronaca e di spettacolo, ma non solo, organizza anche piccole interviste.

Con l’arrivo della guerra Enzo Biagi si rifugia tra le montagne insieme a Lucia Ghetti, sua moglie, e aderisce alla Resistenza. È un partigiano e dà il suo contributo con la gestione del giornale Patrioti, poi soppresso dai tedeschi. Dopo la guerra diventa l’inviato speciale per il Resto del Carlino e per Il Giro d’Italia. Ebbe anche l’onere e l’onore di raccontare il matrimonio della futura Regina Elisabetta II nel 1947.

Passano gli anni e Enzo Biagi diventa una figura di riferimento nel settore. Sono i suoi reportage, i racconti e la sua professionalità a fargli guadagnare il ruolo di caporedattore prima, e poi la direzione del Telegiornale nella Rai di Ettore Bernabei nel 1961. Ma è con il suo RT Rotocalco Televisivo che diventa il pioniere di un nuovo modo di fare giornalismo in tv.

Innovatore, rivoluzionario, scomodo

In televisione Enzo Biaggi scrive le nuove regole del giornalismo, che sono le sue ma diventeranno anche di tutti gli altri. I suoi programmi sono basati su approfondimenti attuali, religiosi e politi, su notizie e racconti testimoniati da immagini, oltre che da parole. Fu lui a portare le telecamere nel mondo, nei luoghi dove succedevano i fatti di cronaca, di costume e società. Intervistò Sophia Loren, Marcello Mastroianni e Roberto Benigni e lasciaò a tutti la libertà di espressione. Aveva tanti amici, ma anche molti nemici.

Fu accusato, proprio in occasione dell’intervista al comico toscano, di aver utilizzato la televisione pubblica per fini politici, per sfavorire quello che sarebbe diventato presto Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi. Molti gli attacchi, tanti i giudizi e poche le comprensioni. Biagi fu denunciato all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per violazione della par condicio.

Il 18 aprile del 2002, sempre Berlusconi, in visita a Sofia, rilasciò alcune dichiarazioni, passate poi alla cronaca come editto bulgaro, sulla comunicazione scorretta di Michele Santoro, Daniele Luttazzi e Enzo Biagi, definendo la loro attività come uso criminoso della televisione pubblica. Biagi rispose alle parole del Premier lo stesso giorno, durante la puntata del Fatto, la trasmissione che conduceva dal 1995, rivendicando la libertà di stampa.

Cari telespettatori, questa potrebbe essere l’ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. Eventualmente, è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità, che restare a prezzo di certi patteggiamenti.

Quell’episodio fu l’inizio di una lunga controversia che gli costò l’allontanamento dalla Rai. Dopo 41 anni di collaborazione lasciò la televisione pubblica nel 31 dicembre del 2002.

Negli anni successivi continuò a scrivere collaborando con L’Espresso e le riviste Oggi e Tv Sorrisi e Canzoni. Tornerà ancora in televisione, come ospite di Che Tempo che Fa e altri programmi della Rai, ricordando sempre con affetto quella che era stata la sua casa per quarant’anni.

Il 22 aprile 2007, invece, tornò a presentare RT Rotocalco Televisivo, ma il 6 novembre di quello stesso anno si spense a causa di gravi conseguenze dovute a un edema acuto.

Tante le commemorazioni per il giornalista. Dopo la sua morte Rai 3 ha trasmesso un ciclo chiamato RT Rotocalco Televisivo Era Ieri dedicato alla televisione di Enzo Biagi. È stato istituito il Premio Nazionale Enzo Biagi e il giornale Il Fatto Quotidiano ha omaggiato con la scelta del nome il programma condotto dal grande giornalista dalla schiena dritta.

Enzo Biagi
Fonte: Getty Images
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