Tiroide in gravidanza e fabbisogno di iodio: cosa sapere e cosa fare

Sia l’ipotiroidismo, sia l’ipertiroidismo possono avere ripercussioni negative sull’andamento della gravidanza e sulla salute fetale-neonatale. Importante la cura

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Pubblicato: 8 Dicembre 2021 07:30

Durante la gravidanza, la tiroide della madre produce una maggiore quantità di ormoni, pertanto è fondamentale che l’apporto alimentare di iodio aumenti dai 150 mcg/della popolazione generale ai 250 mcg/di della gestante. Per raggiungere questo obiettivo è quasi sempre necessario fare ricorso a integratori. 

È questo il consiglio degli esperti intervenuti nel corso del 14° Congresso della Associazione Italiana Tiroide.

La tiroide è uno degli organi più importanti per il funzionamento dell’intero organismo, poiché regola i processi metabolici producendo, immagazzinando e rilasciando nel sangue ormoni essenziali per il corretto funzionamento di tutti gli organi. A soffrire di disturbi della tiroide, nel mondo, sono più di 300 milioni persone, di cui ben 6 milioni in Italia. 

Una ghiandola estremamente importante per la salute, anche durante la gravidanza. “Sia l’ipotiroidismo, sia l’ipertiroidismo possono avere ripercussioni negative sull’andamento della gravidanza e sulla salute fetale-neonatale; devono quindi essere curati”, ha dichiarato il prof. Luca Chiovato, Presidente AIT, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna di ICS Maugeri, IRCCS (Pavia) e Ordinario di Endocrinologia dell’Università di Pavia.

Inoltre, “Nel 2-3 % delle gravidanze si può verificare un ipotiroidismo (perlopiù lieve o subclinico) quasi sempre di origine autoimmune (tiroidite di Hashimoto) che deve essere corretto somministrando una dose sostitutiva di L-tiroxina. Nella donna incinta con ipertiroidismo è necessario uno stretto rapporto tra endocrinologo, ginecologo (salute materna e fetale) e neonatologo (salute neonatale)”.

Cosa si deve sapere

  • Il fabbisogno di iodio aumenta in gravidanza per sostenere un’aumentata produzione di ormoni tiroidei materni e la funzione della tiroide del feto.
  • Un ipotiroidismo di nuova diagnosi (nella maggior parte dei casi molto lieve o subclinico) si osserva nel 2-3 % delle gravidanze e, quasi sempre, è di origine autoimmune (tiroidite di Hashimoto). 
  • 1/500 gravidanze è complicata da ipertiroidismo, quasi sempre di origine autoimmune (morbo di Basedow).
  • Sia l’ipotiroidismo, sia l’ipertiroidismo possono avere ripercussioni negative sull’andamento della gravidanza e sulla salute fetale-neonatale (devono quindi essere curati). 
  • Gli anticorpi anti-tiroide che causano l’ipertiroidismo e i farmaci anti-tiroidei attraversano la placenta e possono influenzare la funzione della tiroide fetale.
  • Gozzi (tiroidi grandi) preesistenti alla gravidanza possono aumentare di dimensione con comparsa o aumento di volume di noduli preesistenti.
  • Tipica del post-partum è una tiroidite autoimmune transitoria che richiede spesso trattamento sostitutivo con L-tiroxina e la cui evoluzione verso la guarigione o verso la cronicizzazione deve essere attentamente verificata una volta trascorsi 12 mesi dal parto.

Cosa si deve fare

  • L’apporto alimentare di iodio deve aumentare in gravidanza dai 150 mcg/della popolazione generale ai 250 mcg/di della gestante. Per raggiungere questo obiettivo è quasi sempre necessario fare ricorso a integratori multi-minerali che contengano iodio.
  • L’ipotiroidismo, anche solo subclinico, deve essere corretto somministrando una dose sostitutiva di L-tiroxina.
  • Nelle gestanti che erano già ipotiroidee e sostituite con L-tiroxina prima della gravidanza la dose di ormone tiroideo deve essere aumentata del 30-50% in base all’andamento degli esami di funzione tiroidea.
  • In una donna con morbo di Basedow la gravidanza dovrebbe essere sempre programmata per consentire alla futura gestante di entrare in gravidanza eutiroidea. Se l’eutiroidismo è ottenuto con i farmaci anti-tiroidei, si deve dare la preferenza nel primo trimestre al propiltiouracile che, rispetto al metimazolo, più raramente produce effetti teratogeni (peraltro molto rari anche con il metimazolo). 
  • Nella gravida ipertiroidea è necessario uno stretto rapporto tra endocrinologo, ginecologo (salute fetale) e neonatologo (salute neonatale).
  • Nelle donne con gozzo nodulare preesistente alla gravidanza, l’aspetto ecografico della tiroide (dimensioni, numero di noduli e loro volume) deve essere controllato dopo il parto.