Gonfiore e dolore addominale, meteorismo, diarrea o stitichezza: sono alcuni dei sintomi che riferiscono le persone che non digeriscono bene il lattosio, uno zucchero naturalmente presente nel latte. A soffrire di questo problema sono soprattutto gli adulti, mentre è meno diffuso nei bambini. Normalmente compare in adolescenza e si acuisce con l’avanzare dell’età. Chi ha problemi di mal digestione del lattosio tende ad escludere dalla propria alimentazione il latte e i suoi derivati, ma alcuni alimenti – come sostengono i nutrizionisti – possono essere ben tollerati senza arrivare al punto di eliminarli completamente dalla dieta. La scelta di eliminare il latte dalla propria alimentazione per effetto di una sospetta intolleranza, infatti, ci priva di un alimento importante, soprattutto per coprire il fabbisogno di tutto il calcio di cui abbiamo bisogno.
Intolleranza o allergia?
“Ricordiamo che intolleranza è diversa da allergia – scrivono gli esperti che hanno redatto le Linee guida per una sana alimentazione (revisione 2018), perché mentre l’intolleranza è una reazione che non coinvolge il sistema immunitario, l’allergia è una condizione ben più grave, che comporta un interessamento del sistema immunitario e può arrivare anche a mettere in pericolo la vita. Dobbiamo anche fare attenzione a non confondere sintomi generici (ad esempio un po’ di gonfiore dopo avere bevuto latte) con una intolleranza che andrebbe sempre diagnosticata con esami clinici specifici e valutata da specialisti”. L’esame diagnostico più diffuso per accertare l’intolleranza al lattosio è il test del respiro o breath test, un esame non invasivo che consiste nell’analisi dell’aria espirata dal soggetto prima e dopo la somministrazione di una dose di lattosio.
Fino a 12 g è ben tollerato dalla maggior parte delle persone
La maggior parte di coloro che hanno problemi di digestione del lattosio può sopportare senza problemi 12 g di lattosio (che corrispondono a una tazza di latte) che può essere assunta in una unica somministrazione oppure con due somministrazioni a distanza tra di loro. La variabilità individuale alla dose di lattosio tollerata è tuttavia elevata. È bene dunque non eliminare completamente il latte dalla dieta perché, oltre che per ragioni genetiche, la lattasi si può inattivare anche se non viene utilizzata. Questo fenomeno viene chiamato “intolleranza secondaria”, ossia quella indotta dalla assenza, prolungata nel tempo, del consumo di latte o yogurt. Ecco perchè, per ripristinare la funzionalità della lattasi, si consiglia di bere piccole quantità giornaliere di latte o yogurt, accompagnate da altri cibi e non a stomaco vuoto.
Gli alimenti ok per combattere la cattiva digestione del lattosio
Se comunque si ha difficoltà nella digestione di queste quantità, una soluzione – consigliano gli esperti del Crea – può essere il ricorso allo yogurt o altri alimenti di latte fermentato, che contengono una certa quantità di lattasi che può aiutare la digestione. Sì anche all’uso dei prodotti “HD”, una sigla che corrisponde all’acronimo inglese “High Digestibility” in cui il lattosio è già stato scisso, il cosiddetto latte senza lattosio, spesso indicati come ad alta digeribilità, precisando che ricorrere a questi prodotti senza che sia accertata la intolleranza non è però consigliabile perché l’assenza di lattosio – come accennato – può determinare la perdita di capacità di digerirlo. Al contrario, i formaggi a lunga stagionatura (come grana, parmigiano, provolone e pecorino) sono ben tollerati. Il processo di stagionatura dei formaggi, infatti, riduce notevolmente il lattosio, che quindi nel prodotto finale è inesistente o non problematico.