Lattosio, come scoprire se si è intolleranti

L'intolleranza al lattosio nasce da un deficit di lattasi. Cosa la provoca, come riconoscerla e quali alimenti mangiare

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La vera intolleranza al lattosio nasce da un deficit di lattasi, l’enzima che ha il compito di scindere il lattosio presente nel latte. In qualche caso le difficoltà sono scritte nel patrimonio genetico, in altre situazioni i sintomi vengono dopo che si è ricominciato a bere latte dopo molto tempo o ancora possono essere temporanei, legati magari ad una prolungata terapia antibiotica che ha
alterato la flora intestinale o magari per una gastroenterite.

L’intolleranza al lattosio può infatti essere primitiva, cioè conseguente a un deficit congenito di produzione di lattasi, o secondaria correlata a malattie intestinali frequentemente post-infettiva, che in genere regredisce in tre o quattro mesi. Quale che sia la causa, il risultato apparente non è sempre lo stesso: per molte persone il deficit di lattasi è solo “biochimico”, cioè non porta a sintomi evidenti e quindi passa del tutto inosservato, mentre in altre compaiono i fastidi.

Cosa fare

Anche se può sembrare strano, è bene consumare piccole quantità di latte ogni giorno, ovviamente se il corpo sopporta bene questa sorta di “vaccinazione” prolungata. Così facendo, infatti, non si perde completamente la produzione di lattasi, visto che questo enzima viene generato in base agli stimoli che vengono dall’alimentazione dopo i 2-3 anni di vita. E, ovviamente, occorre anche sottoporsi a semplici esami diagnostici per valutare se esiste davvero l’incapacità di sopportare il lattosio.

Intolleranza o allergia?

L’intolleranza al lattosio va distinta dalla classica allergia alle proteine del latte, che interessa soprattutto i bambini e può essere ben più grave, al punto di condurre anche a shock anafilattico.

Il “Breath test”, un esame che consente di avere una risposta controllando il respiro dopo assunzione di una quantità nota dello zucchero o ancora test genetici, capaci di rilevare se esistono particolari conformazioni di alcune aree del Dna correlate al deficit di lattasi.

Per il fabbisogno di calcio, poi, non si deve dimenticare che esistono latticini in grado di offrire buone quantità del minerale pur se contengono limitate quantità di lattosio. È il caso ad esempio del formaggio grana e di altri formaggi fermentati, oltre che degli yogurt che peraltro possono offrire anche batteri probiotici come i lactobacilli o i bifidobatteri, in grado di favorire il mantenimento della flora batterica intestinale.