Circa la metà di tutte le donne in gravidanza sono in sovrappeso od obese. Ad affermarlo è una donna che la gravidanza la conosce da vicino – la dott.ssa Daniela Galliano, Direttrice IVI Roma, medico, chirurgo, ginecologo – nel suo ultimo libro dal titolo “Quanto ti vorrei. Come la scienza medica ti aiuta ad avere un figlio” (Piemme). Con ripercussioni negative sia per la salute della mamma, sia per quella del bambino. Eppure per molti anni non si è posta abbastanza attenzione a quello che si porta in tavola durante la gestazione. Le cose, per fortuna, stanno cambiando e sempre più ginecologi, già dal primo incontro con la futura mamma, spiegano l’importanza di un’alimentazione consapevole e del mantenimento di un corretto peso corporeo.
“Purtroppo – racconta l’esperta – molte guadagnano chili proprio dopo l’inizio della gestazione, nella convinzione sbagliata che sia necessario assumere un nutrimento supplementare per il bambino. No, in gravidanza non si mangia per due. Sarebbe preferibile invece che si mangiasse meglio, visto che la dieta della mamma ha un ruolo determinante e insostituibile. Il cibo è uno strumento importante che può condizionare positivamente l’efficacia e l’efficienza, oltre che il benessere a lungo termine. Ciò che mangiamo ha un effetto ormonale e funzionale, ma anche nutrigenomico, ovvero può agire sul nostro dna, modificando la nostra suscettibilità ad alcune malattie, migliorando la nostra vita ed esercitando un influsso favorevole su quella del bambino”.
Cosa ci ha svelato l’epigenetica
Negli ultimi anni, infatti, grazie agli studi sull’epigenetica si è scoperto che mentre il dna è stabile e la sua sequenza non si modifica, l’epigenoma no, varia in modo dinamico in risposta agli stimoli esterni, culturali, emozionali, affettivi, relazionali e questa risposta in qualche maniera si fissa nella cellula: nella cosiddetta “memoria cellulare”. “Lo stile di vita, le sofferenze, l’alimentazione, le emozioni, gli stress – ricorda la dott.ssa Galliano – hanno un impatto importante nel processo di sviluppo umano. E lo scambio continuo che nella pancia avviene tra l’embrione e la madre può modificare l’informazione genetica del figlio e lo accompagnano per la vita intera. Non solo. Sono addirittura intergenerazionali: passano dunque ai propri figli e ai figli dei figli. Basti pensare che, se una donna fuma in gravidanza, induce cambiamenti epigenetici nelle tre generazioni successive”.
Le complicazioni dell’obesità
L’obesità è una patologia nemica del concepimento, ma anche quando questo riesce ad avvenire, può portare a gravi complicazioni sia per la madre che per il feto. “Nella madre – racconta apre la strada a diabete gestazionale e ipertensione e aumenta i tassi di aborto spontaneo, mentre al momento del parto si moltiplicano le possibilità di infezioni della ferita, di emorragie e persino di difficoltà anestetiche, essendo molto più complesso individuare lo spazio esatto in cui collocare l’epidurale. Inoltre, dovendo usare cateteri e aghi più lunghi, in casi estremi l’anestesia può rivelarsi addirittura impossibile, oltre al fatto che nelle donne obese fa aumentare il rischio di morte fino all’80%”.
Madre obesa, figlio obeso?
“I bambini nati da donne obese hanno un rischio del 40% di diventare a loro volta obesi – spiega la ginecologa – pur mangiando meno cibo spazzatura o addirittura meno cibo tout court, rispetto ai figli di madri di peso normale. Ricerche mostrano inoltre il pericolo di insorgenza di malattie croniche sia in adolescenza sia età adulta, come quelle cardiovascolari, la sindrome metabolica, il diabete di tipo 2, l’osteoporosi, il cancro, oltre che problemi psicologici e, di conseguenza, costi sanitari più elevati”.
La dieta della donna in gravidanza
“Un’adeguata assunzione da parte della futura madre di acidi grassi Omega-3, ad esempio, che si trovano negli oli vegetali di semi di soia, lino e canapa e nel pesce grasso come tonno, salmone e sgombro, ha un grande valore sulla salute prenatale e riduce il rischio di parto prematuro, mentre la maggior parte delle donne ne ha carenza”, spiega la dott.ssa Galliano. “Ciò potrebbe impedire il pieno sviluppo del sistema nervoso e immunitario del nascituro, nonché danni emotivi e dell’apprendimento. Invece normalmente si esagera con gli Omega-6, contenuti nella carne e negli oli vegetali da semi quali girasole e mais, che andrebbero in parte eliminati (inclusi quelli presenti in alimenti trasformati, come biscotti, patatine e cracker). Senza dubbio per avere un bambino sano è necessario anche assicurarsi di avere ottimi livelli di vitamina D, indispensabile per assorbire il calcio. Si assume da uova, frattaglie, grasso animale, olio di fegato di merluzzo e di pesce”.
I menù della giornata “tipo”
COLAZIONE: Pane tostato con avocado e olio extravergine di oliva o burro di arachidi
PRANZO: Una porzione di carne (o pesce o uova); verdura; 1 frutto
SPUNTINO: Mandorle oppure pistacchi oppure noci oppure olive
CENA: Una porzione di pasta (salvo controindicazioni) oppure riso (prevalenza carboidrati). Niente frutta