Chitosano: che cos’è e che proprietà ha nella dieta

Il chitosano è un integratore alimentare utile per chi è a dieta. Ma sai come utilizzarlo per perdere peso?

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Biagio Flavietti

Farmacista e nutrizionista

Farmacista e nutrizionista, gestisce dal 2017 una pagina di divulgazione scientifica. Appassionato di scrittura ed editoria, lavora come Web Content Editor per alcune realtà del settore farmaceutico e nutrizionale.

Pubblicato: 5 Aprile 2023 12:07

E se la buccia di gamberetti, granchi e astici potesse aiutare a perdere peso? Procedendo con ordine si potrà capire come interpretare correttamente questa domanda e utilizzarla per aiutare il corpo a perdere peso più facilmente.

Che cos’è il chitosano?

Si parte dal dire che non sarà necessario mangiare i gamberi con tutta la buccia, per sfruttare i poteri di questa specifica sostanza. Il chitosano è un vero e proprio carboidrato, o meglio un polisaccaride ottenuto a partire dall’esoscheletro (lo scheletro esterno) dei crostacei, in particolare del granchio, dei gamberetti e dell’astice. Ma è vero che il chitosano è una sostanza che consente di bruciare i grassi e perdere peso, dimagrando qualche chilo senza seguire una dieta troppo restrittiva? bisogna procedere per gradi per comprendere fino a fondo le potenzialità di questo elemento derivante dal mondo naturale marino.

Nello specifico si tratta di un polisaccaride lineare (quindi che non presenta struttura ramificata) che si può assumere all’interno di integratori alimentari o supplementi specifici durante il periodo della dieta. Questa molecola ha la particolare proprietà di non essere assorbita direttamente dalle mucose dell’ intestino e, anzi, durante la sua permanenza e il suo passaggio attraverso l’intestino, è in grado di catturare i grassi, aiutandoci a smaltirli tramite le feci ed evitando che vengano assorbiti. Quindi, in parole povere, il chitosano aiuta anche a prevenire le patologie cardiovascolari, limitando la concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue.

A cosa serve il chitosano?

Entrano nello specifico delle funzioni di questa sostanza derivante dal mondo marino, il chitosano può aiutare il corpo a ridurre l’assorbimento del colesterolo e dei grassi presenti nei diversi alimenti che si introducono con la dieta. Spesso gli integratori a base di chitosano vengono proposti contro il colesterolo alto, l’obesità e la malattia di Crohn e per trattare le complicanze della dialisi (inclusa l’ipercolesterolemia). Spesso lo si può ritrovare nella composizione e tra gli ingredienti di alcune tipologie di gomme da masticare, che vengono proposte invece per prevenire la carie, proprio grazie alle proprietà acariogene del chitosano.

Ma si sa che per aver confermate tutta una serie di proprietà benefiche, una sostanza contenuta in integratori e non solo, deve ricevere il parere autorevole di alcuni enti nazionali e sovranazionali. L’Efsa (ovvero l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha autorizzato l’indicazione (claim) secondo cui il chitosano contribuisce al mantenimento di livelli di colesterolo nel sangue nella norma. Questo claim può essere utilizzato solo nel caso di prodotti che forniscono un apporto quotidiano di circa 3 grammi di chitosano. Inoltre, il prodotto deve essere accompagnato dall’informazione secondo cui “gli effetti benefici possono essere ottenuti con l’assunzione giornaliera di 3 grammi di chitosano” e non con assunzioni sporadiche o che superano questa determinta quantità fissata per legge.

Tutti gli altri claims e quindi le altre indicazioni riportate su integratori, come quella secondo cui il chitosano potrebbe essere d’aiuto a tenere sotto controllo il peso o a dimagrire, portano ad una riduzione della quantità di grassi assorbiti dal cibo, o quello secondo cui eserciterebbe un effetto lassativo senza irritare le mucose dell’intestino, non sono invece stati confermati da studi e relazioni emanate dall’Efsa, per la mancanza di prove scientifiche sufficienti a giustificarli.

Per ora, il chitosano, rimane al centro di numerosi test clinici e studi scientifici che hanno dimostrato la capacità di questa sostanza di legare le molecole di grasso e ridurne l’assorbimento a livello intestinale. Nonostante ciò da sempre questo integratore alimentare è al centro di accese polemiche e oggetto di opinioni contrastanti. In tanti sono convinti che si tratti di un ottimo aiuto durante la dieta per perdere peso, in altri sono convinti che la sua azione non sia fondamentale per aiutare a dimagrire.

Avvertenze e controindicazioni sull’utilizzo del chitosano

Come sempre prima di iniziare ad assumere il chitosano è importante rivolgersi ad uno specialista per ricevere tutte le informazioni e capire se si tratta del giusto integratore alimentare per tornare in forma. Solitamente può essere utile se si devono perdere pochi chili – al massimo 2-3 – e la sua assunzione va accompagnata sempre ad una dieta equilibrata, varia e sana. Se inserito in uno schema alimentare ipocalorico infatti, il chitosano può aiutare a raggiungere ottimi risultati. Come si assume? In commercio si trova questa molecola sotto forma di pasticche. Gli esperti consigliano di consumare sempre una dose di 1000-1200 mg prima di ogni pasto, accompagnata da un bicchiere d’acqua. Ma l’assunzione di questa sostanza presenta controindicazioni importanti?

Come tutte le sostanze che entrano in contatto con il corpo e con altri farmaci o integratori, bisogna porre la giusta attenzione. Infatti, l’assunzione di integratori a base di chitosano può andare a interferire con l’assunzione del farmaco anticoagulante warfarin, necessario per quei soggetti che presentano problemi con la coagulazione. In caso di dubbi è sempre bene chiedere consiglio al proprio medico maggiori informazioni sul prodotto che si sta usando e sulle eventuali interazioni possibili con altri prodotti per la salute del corpo umano. Gli integratori a base di chitosano da assumere per via orale sono considerati sicuri anche se assunti per sei settimane consecutive, ma mancano informazioni sulla loro sicurezza se assunti durante stati come la gravidanza e l’allattamento. Inoltre durante il trattamento possono comparire degli effetti collaterali, in particolare lievi fastidi allo stomaco, costipazione o meteorismo. Gli stessi effetti possono diminuire dopo pochi giorni di assunzione o aggiustando la dose dell’integratore, insieme al proprio medico.

È stato ipotizzato che il chitosano possa scatenare reazioni allergiche in persone che sono allergiche ai crostacei, anche se l’allergia a questi alimenti dipende da proteine presenti nella carne e non nell’esoscheletro da cui viene estratto questo polisaccaride. Possono però permanere tracce di allergene che potrebbero far scaturire la reazione allergica. Infine, il chitosano possiede anche qualche piccola controindicazione extra, correlata alla contemporanea presenti di altri farmaci a livello intestinale. Infatti,  poiché non viene assorbito a livello intestinale, lega nel lume le altre molecole e ne riduce l’assorbimento e quindi l’effetto terapeutico.

In che dieta inserire il chitosano?

Questa sostanza presente all’interno degli integratori alimentari può essere inseriti in diete normocaloriche o ipocaloriche, che richiedono la perdita di chili e in particolare di tessuto adiposo (grasso). Cos’è una dieta ipolcalorica?

Per dieta ipocalorica si intende un regime alimentare che prevede un basso apporto di calorie giornaliere inferiore rispetto a quello previsto dal fabbisogno giornaliero del soggetto e che può essere seguito soltanto per brevi periodi e sotto osservazione del medico o di un nutrizionista. Solitamente, si passa da un regime di normocalorica, dove le calorie provenienti dai macronutrienti (carboidrati, grassi e proteine) sono equilibrate ai consumi che il corpo ha per svolgere tutte le sue attività quotidiane, ad un regime di ipocalorica graduale nel tempo. Le percentuali di macronutrienti si attestano attorno a quanto riportato di seguito rispetto alle calorie totali ingerite:

  • Carboidrati: 50-60%
  • Grassi: 20-30%
  • Proteine: 10-20%

Questo significa che si faranno dei tagli, appunto graduali, durante le varie settimane e si ridurrà sempre di più l’in-take calorico giornaliero. Solitamente i tagli vengono condotti nel reparto dei grassi e dei carboidrati, andando a ridurre la quantità di:

  • Cereali;
  • pane;
  • pasta;
  • riso;
  • crostini;
  • prodotti confezionati (limitatissimi);
  • grassi animali e vegetali (come burro, margarina e salve varie). Si predilige sempre l’utilizzo di olio extra vergine d’oliva a crudo.

Con questo tipo di dieta è possibile perdere peso e raggiungere il proprio obiettivo, riducendo la percentuale di grasso corporeo. Questi regimi calorici sono consigliati soprattutto per persone in sovrappeso, che rischiano di essere soggette a conseguenze come la sindrome metabolica, il diabete, l’ipertensione. È possibile abbinare integratori come questo, per favorire una più efficace ma allo stesso tempo, sana perdita di peso e per combattere le cause che conducono alla sindrome metabolica e all’aumento del rischio cardiovascolare. Il chitosano, infatti, agirà sulla quota di grassi (già poveri) che vengono introdotti nella dieta e ne ridurrà l’assorbimento, ma attenzione a non scendere troppo con l’assunzione dei grassi. Capita molto spesso che diete troppo restrittive e limitate nel consumo di grassi, portino a problemi come squilibri del ciclo mestruale o altre problematiche del corpo. Quelle riportate di seguito sono le percentuali di massa grassa minima per uomo e donna e in base alla propria costituzione corporea:

Valutazione Uomini Donne
Peso minimo, pericolo per la salute 2% – 4% 10% – 12%
Forma atletica 6% – 13% 14% – 20%
Buono stato di fitness 14% – 17% 21% – 24%
Al di sopra della media 18% – 25% 25% – 31%
Obesità ≥ 26% ≥ 32%

Il grasso presente a livello del corpo, infatti, deve sempre essere presente in una percentuale minima perché ha diverse funzioni utili per organi, cellule e tessuti. L’adipe protegge gli organi, riveste le articolazioni, tiene sotto controllo la temperatura, immagazzina vitamine ed è una fonte di energia di riserva, da utilizzare in casi di necessità. Ovviamente, quando diventa troppo abbondante è necessario sottoporsi a regimi dietetici atti alla riduzione delle sue percentuali corporee.

Chitosano per contrastare l’obesità e il sovrappeso adolescenziale

Secondo uno studio condotto da un team di ricercatori iraniani, che ha valutato l’efficacia del chitosano su 62 pazienti con età media di circa 13 anni e tutti in sovrappeso, se non obesi, la sostanza sarebbe utile per coadiuvare il dimagrimento anche nei soggetti di più giovane età. Lo studio, randomizzato e controllato, ha previsto la creazione di due gruppi di studio, uno trattato con chitosano in dose di 3 g al giorno per 12 settimane, e l’altro con placebo (sostanza con lo stesso aspetto del farmaco, che però non contiene principi attivi) per lo stesso periodo. Sembrerebbe, quindi, che il chitosano sostenga il dimagrimento negli adolescenti obesi, come ipotizzato dalla precedente ricerca bibliografica condotta dai ricercatori iraniani.

Gli autori dello studio hanno tenuto conto di tutti i cambiamenti nelle misure antropometriche (peso, grasso addominale e BMI), nei profili lipidi e glicemici e nei livelli di ormoni dell’appetito, nei soggetti che hanno fatto parte dello studio. I risultati sono stati interessanti e molto incoraggianti. L’integratore sembra, infatti, aver determinato effetti maggiori nel gruppo di studio rispetto al controllo, in particolare per quel che riguarda il peso, il BMI, la circonferenza addominale, l’insulina, l’adiponectina e la leptina, due ormoni prodotti dal tessuto adiposo. Queste ultime due sostanze, in particolare, indicano cambiamenti nella gestione delle molecole energetiche del corpo. L’adiponectina è chiamata anche “ormone della carestia”, perché facilita l’utilizzo dell’energia corporea. Si trova più abbondante nelle persone magre e meno in quelle sovrappeso. Anche la leptina è maggiormente presente in soggetti magri: quando i suoi livelli calano, il corpo inizia ad accumulare risorse, incrementando il senso di fame e riducendo il metabolismo.

Ovviamente, come suggerito dagli stessi autori dello studio condotto, questi esiti non devono portare a pensare al chitosano come a un integratore magico che rivolge i problemi legati ad obesità, sovrappeso e sindrome metabolica. I suoi effetti maggiori si hanno se integrati all’interno in un contesto di vita sano, con aumento dell’attività sportiva e riduzione dell’apporto calorico. Tuttavia, in queste condizioni potrebbe favorire il raggiungimento di risultati in termini di dimagrimento, attivando un circolo virtuoso.

Si ricorda che per intraprendere percorsi alimentari finalizzati alla perdita di peso è sempre opportuno rivolgersi ad un professionista, come un dietista, un dietologo o un nutrizionista, che sapranno comporre lo schema alimentare ideale per una perdita di peso in salute e che abbia come obiettivo il benessere del corpo e della mente a 360 gradi.

Fonti bibliografiche

Aspetti principali della dieta