Lo sguardo dritto e il cuore stretto in un pugno, per Vanessa Ferrari. Tutto quello che serve per riscrivere la storia della ginnastica italiana. Ed è lì, su quella pedana olimpica, che l’atleta bresciana reinventa se stessa per appuntarsi al petto la medaglia più bella, quella a cinque cerchi. D’argento.
Il suo esercizio a corpo libero è perfetto – magistrale, a detta dei tecnici – ma quello che più colpisce è l’estrema verità che traspare da ogni movimento, da ogni salto, da ogni battito. Vanessa Ferrari è cresciuta scansando i mille colpi della sorte, che l’avrebbero voluta al tappeto, per rinascere non come una fenice ma come una farfalla meravigliosa. E se il riscatto arriva dopo l’anno più difficile e dopo il Covid, allora vale più di tutto.
Vanessa Ferrari apre le porte del paradiso con un medaglia tanto attesa quanto sospirata, racchiusa in quei 23 grammi d’anima che l’hanno fatta volare sulla pedana più importante e contro le avversarie più temibili, alle quali ha strappato un punteggio da podio dopo l’esercizio a corpo libero che ha infiammato la tribuna. Le medaglie sono ora 20, ma è di questa che ha sempre sentito il biosgno.
Ed è in quell’esercizio così sentito e così maturo che si sente tutto il sapore agrodolce delle seconde, terze e quarte possibilità. Ci insegna che no, la perseveranza non è da perdenti. La perseveranza è un dono, anche quando la fortuna ti strizza l’occhio e ti fornisce il jolly da sfruttare per accedere alla gloria. L’assenza di Simone Biles pesa, ma Vanessa è sempre stata decisa a prendersi quello che meritava da tempo, come ha rivelato a La Gazzetta dello Sport: “Non voglio pensare alle altre come mi è successo, sbagliando, in Brasile. La mia strategia è fare al meglio quello che so fare, niente di più, neppure di meno. In attesa della gara ha trascorso una giornata soft”.
La sua carriera è un elenco di disavventure, fatto di cadute e di due rotture ai legamenti dai quali si è ripresa con grande forza. E, a Tokyo, Vanessa è arrivata con tutta l’intenzione di chiedere il saldo alla sfortuna che troppo spesso l’ha trascinata fuori dalla pedana in lacrime.
L’amato corpo libero su Con Te Partirò è il disegno di un successo iniziato nel 2005, da giovanissima, quando ancora la sua passione era legata a una palestra di provincia, dove ha iniziato a muovere i primi passi.
A Tokyo 2020, per la sua ultima (probabile) Olimpiade, Vanessa Ferrari è approdata con uno spirito diverso e si è giocata un posto sul podio tra le grandi. Dopo due quarti posti da dimenticare. Quella d’argento non è solo una medaglia storica. È la sua medaglia ed è un po’ quella di tutte noi. È la vittoria delle donne che non mollano, di quelle che non si sentono troppo “vecchie” per giocarsi l’ultima carta e strapparla con le unghie e con i denti, anche se tutto rema contro di noi. Il trionfo non è il podio, non è una medaglia da aggiungere al carniere. È il percorso, è il modo in cui sai affrontare gli snodi della vita senza lasciarti sopraffare dagli eventi. È quella strada, per Vanessa, vale tanto quanto pesa un argento.