Che fine ha fatto Paolo Calissano

Paolo Calissano, attore bello e di talento è stato uno dei più amati protagonisti della fiction italiana negli anni '90. Scopriamo che fine ha fatto

Pubblicato: 22 Giugno 2019 16:24Aggiornato: 30 Giugno 2024 12:52

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Martina Dessì

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Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

Quando è spuntato in un cameo, vestito da marinaio, in uno degli episodi della seconda stagione della fiction Non dirlo al mio capo, tutti i telespettatori lo hanno riconosciuto. Il bel volto di Paolo Calissano, d’altronde, era diventato talmente popolare negli anni a cavallo tra i ’90 e i 2000, che qualche tempo lontano dal piccolo schermo non è bastato a cancellarne la memoria nei cuori delle persone. La sua apparizione improvvisa, seppure in un ruolo minore, aveva sorpreso tutti perché l’attore era sparito da tempo, poiché occupato in battaglie ben più difficili di quelle legate alla sua carriera professionale. L’attore di Vivere è morto il 29 dicembre 2021 per un’intossicazione di farmaci antidepressivi.

Chi era Paolo Calissano

Paolo Calissano ha combattuto i suoi demoni per anni. Il bellissimo attore che aveva incantato il pubblico, soprattutto quello femminile, prima nella fiction La dottoressa Giò e poi nella soap Vivere, era stato per anni l’incarnazione dell’uomo ideale. E in effetti, aveva tutte le carte in regola per essere considerato un ‘principe azzurro’ del nuovo millennio.

Nato da una famiglia piuttosto benestante, addirittura nobile da parte di madre, era figlio di un ufficiale e di una Contessa. Infanzia e gioventù dorata, poi gli studi in economia e recitazione negli Stati Uniti: Calissano sembrava essere stato baciato dalla fortuna. Quando inizia a lavorare nelle produzioni televisive, è chiaro a tutti che il ruolo che più gli si addice è quello dell’uomo elegante e affascinante, una sorta di cavaliere buono e coraggioso, senza macchia e senza paura.

Nella vita vera però, questo ragazzo bello e fortunato, di macchie e paure ne aveva tante, e talmente evidenti da portarlo in un baratro che lo aveva risucchiato per oltre un decennio.

La carriera

Il debutto arriva nel 1993, nella pubblicità del gelato Magnum di Algida. La sua esperienza continua in alcuni fotoromanzi fino alla sua prima volta al cinema e in televisione. La sua attività professionale è ricchissima, e conta film e diversi programmi televisivi. Si fa conoscere in La Dottoressa Giò, con Barbara D’Urso come protagonista, quindi nella miniserie televisiva Per amore, in cui recita con Anna Valle, quindi la soap Vivere e nelle due stagioni della serie tv Vento di Ponente.

Nel 2004 partecipa all’Isola dei Famosi ma lascia anzitempo per un infortunio. Torna a recitare nel 2007 dopo i problemi con la droga e con la giustizia ma abbandona bruscamente la produzione per un malessere. Torna in tv nel 2014 per un’intervista con Barbara D’Urso e ottiene un ruolo minore in Non dirlo al mio capo, in cui il pubblico lo riconosce subito. La speranza era quella di un ritorno in pianta stabile che non si è mai concretizzato davvero e, anzi, dell’attore si erano nuovamente perse le notizie fino a quella terribile della sua scomparsa. Una morte assurda e sulla quale si indaga ancora a fondo, ma la famiglia non ha mai escluso che si sia trattato di un gesto volontario.

I primi problemi e le controversie giudiziarie

Il crollo arriva il 25 settembre del 2005. Lui è all’apice della popolarità e della carriera, e quando arriva la notizia di una donna morta in casa sua dopo una lunga notte, Calissano viene travolto non solo dalle conseguenze giudiziarie, ma anche dall’attenzione mediatica. Le indagini appureranno che la donna, Ana Lucia Bandeiera Bezerra, una ballerina brasiliana di 31 anni, madre di due bambini, è morta per abuso di sostanze durante un festino a base di alcol e droga organizzato presso la casa di Genova dell’attore.

Calissano viene arrestato e condannato per detenzione e spaccio, oltre che per la morte della donna in conseguenza di altro reato. L’attore patteggia e, grazie all’indulto, sconta la sua pena in una comunità di recupero.

Torna libero, nel 2008 e riceve subito un’occasione professionale che potrebbe aiutarlo a buttarsi le sue terribili vicende alle spalle. Gli affidano un ruolo nel musical A un passo dal sogno, tratto dall’omonimo libro. Ma qualcosa non va, e Calissano abbandona la produzione. Pochi giorni dopo è protagonista di un incidente automobilistico, e il referto medico conferma sospetti che già lo circondavano: le analisi rivelano che l’attore era alla guida sotto l’effetto di sostanze.

Sembrava davvero che la risalita della china per Calissano fosse un’impresa davvero ardua. Il suo inferno non l’ha mai abbandonato, fino al 2014 quando, in un’intervista negli studi di Domenica Live, l’attore sostiene di essere finalmente più sereno e parla di “secondo tempo della sua vita”, che stava affrontando insieme a Fabiola, la donna che gli è accanto fino alla fine.

La morte sopraggiunta nel 2021

Da anni lontano dalle scene, Paolo Calissano viene ritrovato senza vita nella sua abitazione di Roma, alla Balduina. Gli esami tossicologici condotti sul corpo stabiliscono che l’attore sarebbe scomparso a causa di un’intossicazione da assunzione di psicofarmaci antidepressivi. Inizialmente, gli inquirenti stabilirono che il decesso doveva essere sopraggiunto almeno due giorni prima del ritrovamento, ma la telefonata ai soccorsi della compagna Fabiola Palese – del 29 dicembre – smontò definitivamente questa ipotesi.

Secondo il fratello Roberto, che ancora oggi lotta per arrivare a una verità che restituisca giustizia all’attore, si sarebbe trattato di suicidio. E non solo perché non sarebbe stato solo per la profonda depressione che l’aveva colpito e dalla quale non riusciva a uscire ma anche perché sarebbe stato raggirato e privato del suo patrimonio, tanto da finire sul lastrico.

Il suo amministratore di sostegno, Francesco Minna, è stato accusato di peculato e circonvenzione di incapace. “Mio fratello era depresso e aveva dei debiti. Per me è stato un duplice dolore non solo apprendere che era morto per circostanze che mi è facile ritenere fossero relative anche al suo stato patrimoniale ma anche il dispiacere nello scoprire che chi lo aveva in gestione anziché un amico era tutt’altro”, aveva dichiarato il fratello Roberto Calissano, da sempre convinto che a portare via Paolo sia stato un gesto volontario.

Secondo il pm, Paolo Calissano sarebbe stato affetto da disturbo dell’adattamento con umore depresso, con uno stato depressivo maggiore caratterizzato da insonnia ingravescente, disturbi del senso di percezione, difficoltà di concentrazione, dell’attenzione e della memoria e marcata labilità emotiva, disturbo da abuso di sostanze”.