Giorgia Würth: “Quando sei mamma non hai più tempo per deprimerti”

Intervista a Giorgia Würth che ci ha raccontato del suo terzo romanzo, "Io, lui e altri effetti collaterali", dei suoi progetti futuri svelandoci quello che non farebbe mai

Attrice, scrittrice, regista, presentatrice e mamma: Giorgia Würth è tutto questo. Piena di idee e di progetti, non si ferma mai un istante.

Al Teatro Golden di Roma sta ottenendo un enorme successo con Killer per casa, per la regia di Massimo Natale. Lei e Stefano Pesce sono i protagonisti di un’atipica commedia romantico-noir dove c’è un doppio tradimento, un raggiro economico e un omicidio da consumare. Ma Giorgia Würth ha anche appena pubblicato il suo terzo romanzo, Io, lui e altri effetti collaterali, di cui è pure editore.

A noi ha raccontato della sua esperienza di scrittrice, del suo esser mamma e donna lavoratrice e dei suoi progetti futuri, svelandoci anche quello che non farebbe mai.

Nel 2019 è uscito il tuo terzo libro, Io lui e altri effetti collaterali: ce ne parli?
Si tratta del mio terzo romanzo, ma è il primo che mi auto-pubblico, per questo ci sono molto affezionata. Io arrivo da da due grandi editori, quindi ho fatto un percorso inverso rispetto a quello che si fa normalmente. Sognavo di fare un’esperienza da indipendente. In questo caso, scrivere il libro è solo la metà del lavoro, perché poi devi pensare tutto tu, dalla copertina alla comunicazione. Sicuramente è tutto molto più impegnativo, ma così sono editore di me stessa.
Per altro, ho scritto il libro in un momento particolare in cui stavo soffrendo proprio di un mal d’amore devastante che non mi faceva dormire. Così durante una di queste notti insonni ho avuto l’intuizione per la storia del mio romanzo dove una donna trova finalmente un’alternativa al maschio. La trama non è autobiografica, lo è solo lo spunto, perché la protagonista del libro soffre come me.  Il “lui” del titolo si riferisce a chi sostituisce il maschio e ti dico subito che non è un cane.
Il percorso descritto è comico ma ha una grande inquietudine di fondo, anche se alla fine si guarda alla protagonista con un occhio di empatia e solidarietà. Del mal d’amore si può sorridere, ma chi lo vive, soffre e soffre della perdita come del venir meno della propria autostima, ti senti veramente un niente. Poi però si guarisce e il mio libro accelera il processo di guarigione.

Come definiresti il tuo libro?
È un libro di riscatto che racconta anche di un innamoramento.

Sei scrittrice, ma anche attrice di teatro, di film e fiction: in quale ruolo ti senti più rappresentata in questo momento?
Mi rendo conto che, prima istintivamente e ora consapevolmente, è come se cercassi di andare a poco a poco dietro le quinte. Adoro fare l’attrice, ma sto tracciando un percorso per spostarmi “dietro”, ossia non solo per stare davanti all’obiettivo o sul palco. Già il lavoro di scrittura di romanzi, che mi accompagna da tempo, si indirizza in tal senso. Ora sto scrivendo un film di cui sarò anche regista che viene dopo l’esperienza del documentario Salvatrice. Salvatrice è la pellicola che ho girato su Sandra Milo, con la quale ho vinto il Nastro d’Argento.

Sei attiva su più fronti, ma c’è qualcosa che proprio non faresti mai?
Credo non farei mai un reality, tipo il Grande Fratello. Col mio carattere odierei tutti dopo 5 minuti e mi farei odiare da tutti dopo 3: sono sicura di questo. Non sarei proprio in grado di farlo.

Come attrice, ti sei ispirata in qualche modo a Sandra Milo?
Non direi che mi ha ispirato, nel senso che Sandra è unica e irripetibile. Lei è per me è piuttosto un punto di riferimento umano. La storia è piuttosto complicata….. Quando ero alle elementari andai alla sua trasmissione Piccoli fans e rimasi molto colpita da lei. All’epoca la Milo era in una fase molto eccentrica, si cambiava spesso d’abito, rideva sempre, era travolgente, ma lo è ancora. E questa fu la prima volta che la vidi.
Poi abbiamo fatto una tournée insieme, a teatro, 30 anni dopo. In quell’occasione ho avuto modo di conoscerla davvero bene. Così ho potuto capire come Salvatrice, che è il vero nome di Sandra Milo, ha costruito il personaggio, Sandra. E ho deciso di condividere questa fortuna che mi è capitata, perché lei è molto più di quello che appare. È una donna molto intelligente, molto in ascolto e ha un dono particolare: quello di farti sentire importante e speciale. È una donna di cui non puoi più fare a meno, perché crea dipendenza.

Hai un modello di donna cui ti ispiri?
Ci sono delle donne che per me sono punti di riferimento ma non appartengono al mondo dello spettacolo. Sono donne che incontro nella quotidianità della mia vita, madri che lavorano e che sono riuscite a realizzarsi.

Anche tu sei mamma: come riesci a gestire figli e lavoro?
Non so ancora se ci sono riuscita. Sono ancora in quella fase che ho mille dubbi e mi chiedo spesso se sto facendo tutto male, è un periodo di assestamento. Però mi dico che finché vado avanti, vuol dire che funziona. Obiettivamente è un gran casino.
In generale, il mondo del lavoro e non solo dello spettacolo non è molto comprensivo con le donne che diventano madri. E questo non è un problema solo in Italia, ma ad esempio c’è anche in Svizzera (il padre di Giorgia Würth è svizzero ndr) dove ho vissuto delusioni dopo la maternità. C’è ancora molto da fare. Alla fine ti rendi conto che sei da sola, ma allo stesso tempo non puoi cedere, perché nel mio caso ci sono due esserini che dipendono da me. Non hai più tempo per deprimerti.