Gabriele Muccino contro i David di Donatello: “L’avete fatta grossa”

Il regista non ha gradito la mancata nomination de "Gli anni più belli" come Miglior film e ha affidato a Twitter il suo disappunto

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Redazione

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Gabriele Muccino furioso con la giuria dei David di Donatello, colpevole – a suo dire – di aver “snobbato” il suo film Gli anni più belli. La pellicola diretta dal regista de L’ultimo bacio ha ottenuto infatti solo due candidature e nessuna delle due riconducibile al regista: quella per la miglior canzone, per cui è in lizza il brano Gli anni più belli di Claudio Baglioni, e quella come miglior attrice protagonista per l’interpretazione di Micaela Ramazzotti.

La cerimonia di consegna della sessantaseiesima edizione dei David di Donatello avrebbe dovuto tenersi il 7 aprile, ma è stata posticipata all’11 maggio. Al timone della serata, che sarà trasmessa su Rai Uno, ci sarà ancora una volta Carlo Conti, che cercherà di riportare luce su uno dei settori più colpiti dalla crisi relativa alla pandemia, ma che nonostante le difficoltà non si è fermato e ha cercato di andare avanti, diffondendo con metodi alternativi, il loro lavoro.

Muccino però ritiene che non siano state fatte le giuste valutazioni e crede che il suo lavoro sia stato volutamente ignorato dai critici, anche se avrebbe meritato di più. Così ha affidato a una serie di post su Twitter il suo rammarico: “Diciamocelo, cari Giurati del Premi David: questa ennesima volta (è dal 2003 che snobbate il mio lavoro), l’avete fatta grossa. A perdere non sono io, ma la vostra credibilità, smarrita peraltro da tempo. Farò il tifo per Micaela Ramazzotti e Claudio Baglioni”, ha scritto il regista, che ha proseguito poi contro la pellicola più apprezzata, Favolacce di Fabio e Damiano D’Innocenzo, che si è aggiudicata ben 13 candidature.

“Sto provando a guardare da stamattina Favolacce. Non lo sono ancora riuscito a finire. Sarò poco intelligente o cinefilo per comprenderne la grandezza? (Eppur sono di quelli che quando vedono Dogman [di Matteo Garrone, ndr], chiamano il regista per ricoprirlo di complimenti)”, scrive. Un commento non felice, come gli fa notare qualche utente che non ritiene corretto si denigri il lavoro altrui.

E anche qui Gabriele Muccino non ci sta e risponde: “Per la cronaca: Pasolini detestava Calvino, Moretti Monicelli, i viscontiani si odiavano con i felliniani e a volte venivano persino alle mani. Se posso dirla tutta e fino in fondo, tutto questo politicamente corretto, è la tomba dell’arte e lo trovo insopportabile. Quando C. Bene e V. Gassman si confrontavano a colpi di veleno e fioretto, davano all’arte antitetica che portavano in scena, una statura immensa. Se un film non mi piace perché non dovrei dirlo?! Per evitare che si dica che è invidia?!! Amo ammirar le cose belle! Non deprimermi!”.

Alle accuse ha subito risposto la direttrice artistica dei David di Donatello Piera Detassis, che attraverso una nota all’Ansa ha spiegato: “Mi spiace e capisco la delusione, ma a votare ai David di Donatello sono tutti professionisti di cinema molto selezionati. Muccino non si deve lamentare perché in realtà ha due candidature per Gli anni più belli: quella andata a Micaela Ramazzotti e quella appunto alla canzone di Baglioni”.