Fabrizio De André a 25 anni dalla morte: dove è sepolto

Sono trascorsi 25 anni dalla morte di Fabrizio De André, sepolto in uno dei luoghi più emblematici della sua Genova, città alla quale è sempre rimasto legato

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Nicoletta Fersini

Giornalista, Content Editor, SEO Copywriter

Giornalista ed evocatrice di parole: appassionata di lifestyle, tv e attualità. Inguaribile curiosa, osserva il mondo. Spesso sorseggiando un calice di vino.

Pubblicato: 11 Gennaio 2024 10:39

Fabrizio De André ci ha lasciato 25 anni fa ma è come se non fosse mai andato via. La voce del poeta anarchico continua a riecheggiare con le sue mille sfumature, cupa ma dolce, drammatica ma gentile mentre canta le storie di tutti, di quegli ultimi che sono sempre stati al centro della sua poetica. Il cantautore genovese si è spento l’11 gennaio 1999 all’età di 59 anni ed è stato sepolto in un luogo speciale, diventato meta di pellegrinaggio per chi ogni anno vuole rendergli omaggio o semplicemente porre un fiore per ricordargli che il corpo muore, ma le sue parole restano eterne.

Fabrizio Dé André sepolto nella sua Genova

Il cantautore di brani indimenticabili come Bocca di Rosa, Hotel Supramonte, Il Testamento di Tito, Un Giudice – per citarne solo alcuni – è stato sepolto in un luogo a lui caro, importante e affatto casuale. Parliamo del grande cimitero monumentale di Staglieno, quartiere di Genova, che nel tempo è diventato quasi un museo a cielo aperto con il suo Pantheon e luoghi come il Boschetto Irregolare o il Campo dei Mille.

Lì vi riposano i caduti delle guerre, i protagonisti delle vicende risorgimentali e garibaldine, ma anche nomi legati alla tradizione popolare genovese, artisti e personaggi che hanno lasciato in qualche modo un segno nella storia del nostro Paese. È qui che riposa Fabrizio De André nella tomba di famiglia, accanto al fratello Mauro, al padre Giuseppe e alla madre Luisa Amerio, proprio nel luogo definito da Ernest Heminwgay “una delle meraviglie del mondo”.

Fabrizio De André, l’addio alla voce degli ultimi

Sono trascorsi 25 anni dalla scomparsa di Fabrizio De André eppure è come se non gli avessimo mai detto addio. Al cantautore genovese era stato diagnosticato un carcinoma polmonare appena sei mesi prima della sua morte e da quel momento aveva dovuto fare i conti con una malattia che, purtroppo, non gli ha lasciato scampo.

A salutare il Faber nel giorno del suo funerale, tenutosi presso la Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano a Genova, c’erano oltre diecimila persone. C’erano il figlio Cristiano De André e la madre Puny, la figlia Luvi e il suo ultimo amore Dori Ghezzi, gli amici che lo avevano conosciuto, i famigliari che con lui avevano affrontato l’ultimo difficile periodo e chi pur non conoscendolo personalmente lo consideravano una parte di sé.

Perché in fondo è questa la forza di un cantautore: eliminare ogni confine, oltrepassare il concetto stesso di spazio e tempo e riuscire a far breccia nella parte più profonda di chi ascolta, a prescindere dalla generazione a cui appartenga. De André ha cantato storie drammatiche e talvolta ironiche, ha descritto in versi e note la tragicommedia che in fondo è la vita, con una chiara critica sociale e dando spazio a prostitute, alcolizzati, drogati, poveracci, ribelli.

Personaggi che in alcun modo ha cercato di edulcorare, protagonisti di esistenze ai margini alle quali ha voluto restituire la dignità perduta e ai quali ha dedicato la sua Smisurata Preghiera: “Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria/Col suo marchio speciale di speciale disperazione/E tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi/Per consegnare alla morte una goccia di splendore/Di umanità, di verità (…) Ricorda Signore questi servi disobbedienti/Alle leggi del branco/Non dimenticare il loro volto/Che dopo tanto sbandare/È appena giusto che la fortuna li aiuti”.

“Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole”, cantava il suo Matto. Grazie alla sua eredità, avremo sempre delle parole con cui esprimere il nostro mondo, anche quando fa male. È come se non fossero mai trascorsi questi 25 anni senza Faber, che dorme sepolto al campo 22.