Diletta Leotta è una donna e una professionista amata, stimata e – perché no – anche molto bella. Ospite di Veronica Gentili a Buoni o Cattivi, ha voluto così raccontare cosa sia successo dopo che le sue foto intime sono finite in rete, mandando all’aria tutti i suoi sogni e la possibilità di presentarsi in pubblico senza il timore di essere guardata con occhi diversi.
“Le mie foto in rete? È stato un momento tragico. Ho pensato che la mia vita fosse finita, che non sarei più uscita di casa perché all’idea che le persone potessero guardarmi, anche se avevo i vestiti, mi sentivo nuda”. Il dolore provato per la violazione della privacy più vigliacca sembra oggi una ferita ancora aperta, che ha bisogno di tempo di essere rimarginata.
Eppure, sul lavoro è sempre sembrata intransigente e sicura di sé. Anche quando lo stadio non è stato proprio dalla sua parte e, anzi, l’ha messa in difficoltà proprio in quanto donna. Diletta Leotta ha mostrato di avere una personalità eterogenea, fatta di molto rigore ma anche di tante fragilità che si sono manifestate nel momento peggiore, quello in cui la sua intimità è stata violata e fatta circolare in rete.
“Quel momento me lo ricordo benissimo. Un mio amico mi ha detto che stavano girando delle mie foto, foto strane, e io ho risposto che sicuramente non erano mie, che non ero io, pensando a dei fotomontaggi. Lui mi ha mandato la prima foto e io ho sentito un vuoto dentro, mi si è bloccato il respiro credo per più di dieci minuti, non riuscivo proprio a respirare. È stato un momento tragico. Ho pensato che la mia vita fosse finita, che non sarei più uscita di casa perché all’idea che le persone potessero guardarmi, anche se avevo i vestiti, mi sentivo nuda. Quelle foto, in alcune ero ancora minorenne, erano foto che una ragazza si scatta con l’ingenuità di vedersi davanti a uno specchio, dopo la doccia. Non le avevo mai mandate a nessuno, erano all’interno del mio computer che è stato hackerato”.
Per rialzarsi, Diletta ha dovuto fare appello a tutte le forze che aveva e cercare di guardare avanti, con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi colleghi di lavoro. Ed è così che, a testa alta, è riuscita a uscirne e a tornare a bordo campo ma lo strappo è rimasto. Le sue parole devono quindi essere un esempio, una spinta a non chiudersi nel proprio dolore e parlare, denunciare ogni tipo di violazione della nostra vita privata.