Verissimo, Barbara Tabita sulla malattia: “Sono stata all’inferno, è stato devastante”

Barbara Tabita è stata ospite a "Verissimo" nella puntata del 20 dicembre 2025, dove ha parlato della malattia

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Serena De Filippi

Lifestyle Editor

Lifestyle e Content Editor che scrive da tutta la vita: storie, racconti, libri, articoli, con una passione per i trend del momento.

Ci sono voluti sette lunghi anni – di inferno – per tornare alla vita. Tutto è iniziato poco prima che restasse incinta della sua primogenita, la piccola Beatrice “Bice”. Quel momento di felicità e di puro amore, per lei che non aveva mai pensato di creare una famiglia, è stato spezzato dai suoi continui mal di testa, che le hanno reso l’esistenza un vero e proprio inferno, in cui ha pensato più volte di morire e di rimanere un vegetale. Ospite a Verissimo, Tabita ha raccontato la malattia e la sua rinascita.

Barbara Tabita parla della malattia a Verissimo

Da Silvia Toffanin, nella puntata del 20 dicembre 2025, Barbara Tabita si è mostrata in tutta la sua immensa forza: “Sette anni fa sono ritornata in Sicilia, ho ritrovato il mio ex compagno e abbiamo deciso di fare una figlia: avevo 44 anni, ma sono rimasta subito incinta ed è nata Beatrice, una bambina stupenda e meravigliosa. Non l’avevo mai messo in conto di fare un figlio, non avevo la famiglia nel DNA. Fin dall’inizio ho iniziato ad avere una nausea esagerata e tante vertigini”.

Poco dopo l’arrivo della piccola “Bice”, è iniziato un momento di grande difficoltà: “Nasce Bice e non ho mai avuto mal di testa, anche se a 20 anni ho avuto un TIA (attacco ischemico transitorio), che non mi ha lasciato tracce, e poi a 40 anni, quando mi ha lasciato tracce, delle piccole macchioline. Ho avuto mal di testa sempre più violenti e presenti. Stavo al buio, in silenzio”.

Da lì in poi è iniziato un vero e proprio inferno: “Mi paralizzavo, spesso perdevo la parola, altre volte diventavo balbuziente. Mi sentivo la testa vuota, non capivo le domande che mi facevano. Vivere per sette anni con una cosa che ti viene un giorno sì e un giorno no, e non sapere se è un’aura o la morte, è stato devastante. Ho dovuto prendere un terapista, perché non ho mai pensato di tornare a fare questo lavoro: memoria, parole e movimento sono alla base di tutto”.

La cura a Milano

Tra i momenti più difficili di quegli anni, ha ricordato le difficoltà vissute per la figlia: “Le sue bambole avevano mal di testa, chiamava la malattia ‘Laura’. Ho incominciato man mano a non sentirmi donna, a sentirmi sbagliata: una volta chiesi a mio fratello ‘se io rimango vegetale, come faccio a fare in modo che voi mi portiate da qualche parte e stacchiate la spina? Io non voglio essere un vegetale'”.

La malattia le ha tolto tanto, troppo – il suo compagno ha anche deciso di lasciarla, dopo 11 anni insieme, cosa che l’ha fatta smettere di mangiare per i primi tempi – ma poi è arrivata la cura. “Io non ci credevo, mi ha chiamato il neurologo, vado in ospedale. Sono anticorpi monoclonali, ho accettato di fare la prima puntura e all’inizio non è andata benissimo ma i mal di testa sono rallentati”.

Dopo l’addio all’ex compagno, non è stato facile guarire, perché era sconvolta dalla fine del suo rapporto. Successivamente è andata al San Raffaele a Milano dove, finalmente, l’hanno guarita: la luce è tornata nella sua vita, ed è affamata di vita, perché è ora di riavere quei 7 anni all’inferno. Ha sofferto tanto, proprio perché si è data tante colpe troppo a lungo, sentendosi persino un essere umano sbagliato. Eppure, proprio la malattia le ha insegnato a essere più gentile con se stessa: la persona con cui è stata più spietata.

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