Donatella Rettore a La volta buona, un’infanzia dolorosa: “Sono scappata a 11 anni”

Donatella Rettore ha ricordato i suoi esordi difficoltosi, in pieno contrasto con quella che era la visione del mondo di sua madre

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista, redattore e copywriter. Ha accumulato esperienze in numerose redazioni, scoprendo la SEO senza perdere il suo tocco personale

Subito scatenata e indomabile Donatella Rettore nello studio de La volta buona. Mette subito in chiaro quanto conti per lei essere chiamata semplicemente Rettore. Il motivo? In Italia non mancano le omonimie e una in particolare fa sentire il suo peso. Un’altra Donatella Rettore è solita prendere multe, che puntualmente vengono consegnate a lei per errore.

Una chiacchierata molto pregna di argomenti, quella con Caterina Balivo, a partire da uno sguardo rivolto alla propria infanzia non semplice.

L’infanzia dalle suore

Il suo animo rock non si sposava molto con l’atteggiamento di sua madre. Quest’ultima la voleva suora, tanto da mandarla tra loro, così da ricevere sia un’istruzione che un’educazione severa, e magari ricevere “la chiamata”.

Nulla di più distante dagli interessi della piccola Donatella. Non andava d’accordo con nessuna delle suore e così, dopo tanta frustrazione, a 11 anni si è data alla fuga: “Volevo andare a vivere con i Rolling Stones. Avevo messo da parte i soldi per il biglietto, sfruttando la paghetta. Ho lasciato un messaggio a mia mamma. Il treno per andare a Vicenza, però, non partiva mai e così mi hanno beccata”.

Le difficoltà del periodo sono però aumentate enormemente dopo questo episodio. Sua madre decise infatti di cambiare istituto e, di fatto, spedirla in collegio. Non le era consentito neanche tornare a casa per dormire. Suo padre si lamentava di tutto ciò, perché non poteva vedere la sua unica figlia, mentre lei passava le pene dell’inferno.

Andava d’accordo unicamente con la badessa, ha spiegato, che era una donna gentile: “Alle altre mancava soltanto la frusta. Mi è scoppiata la bile, perché sono sempre stata molto nervosa, e sono diventata gialla. Degli amici di mia madre mi hanno poi vista, così mi hanno portata via. Da bambina ho sofferto tanto”.

La svolta

“La mia vera volta buona è stata quando Giusta Scotti e Alfredo Rossi mi videro e decisero che dovevo essere il nuovo prodotto per il cambiamento della musica italiana. Se non avessi parlato con Lucio Dalla, io avrei mollato. Avrei continuato a studiare, anche perché mia madre mi voleva o suora o astronauta, o magari ingegnere. O comunque avrei dovuto sposare un titolato, divenendo nobile”.

Ma cosa le disse Lucio Dalla? Lui era ospite d’onore di un festival, ha raccontato. Lei aveva 15 anni ed era una delle partecipanti. Dalla le ha chiesto chi fosse l’autore delle canzoni, convinto poi del suo talento dopo aver scoperto che lei era una cantautrice.

“Feci 2-3 date insieme a lui, ma mia madre diceva ‘ora anche quelli famosi si mettono di mezzo’. Lei era contraria perché negli anni ’70 la cantante era anche una donna libera e corteggiata, con mille tentazioni”.

Due visioni del mondo totalmente contrastanti, al punto che la madre non si convinse neanche dopo aver parlato di persona con lo stesso Dalla. Non apprezzava affatto quel mondo, fatto di testi provocanti e abiti succinti. A causa delle minigonne della figlia, ha spiegato, non si muoveva più di casa.