La xeroftalmia: cos’è, cause e come si può curare

La xeroftalmia è una condizione oculare caratterizzata da secchezza eccessiva della congiuntiva e della cornea, spesso causata da una carenza di vitamina A, che può portare, nei casi più gravi, a cecità

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Chiara Sanna

Ottico

Diplomata in Ottica e Optometria, è abilitata ed esercita la professione di Ottico, affiancandola al proseguimento dei suoi studi in Scienze Infermieristiche.

La Xeroftalmia è  una grave patologia oculare causata da un’elevata carenza di vitamina A, che può danneggiare la funzione visiva. La principale caratteristica è data dalla secchezza oculare che può degenerare in ulcerazione corneale (ovvero cheratomalacia) e in cheratocongiuntivite secca. Il significato etimologico della parola infatti è “occhio secco”, dal greco xero, “secco”, e ophthalmós, “occhio”.

Cause della xeroftalmia

La xeroftalmia è causata dalla perdita di cellule della congiuntiva (membrana protettiva che circonda l’interno delle palpebre e il bulbo oculare ad eccezione della porzione occupata dalla cornea) o dall’alterazione delle cellule epiteliali congiuntivali. Queste alterazioni causano un processo di cheratinizzazione dell’epitelio congiuntivale, che appare quindi “secco”: si parla così di xerosi congiuntivale. Quest’ultima è una patologia che colpisce la congiuntiva bulbare e tra le caratteristiche più comuni ci sono la mancanza di umidità della mucosa, un suo relativo ispessimento e raggrinzimento, una perdita della pigmentazione e della trasparenza.

La secchezza corneale e congiuntivale può portare a difetti dell’epitelio corneale, ulcerazione e cheratomalacia, con una conseguente perdita della vista nel 50% dei pazienti non trattati. L’ulcerazione corneale sembra essere dovuta al trauma e alla mancanza di proteine associata a una carenza di vitamina A. La vitamina A è anche un precursore del fotopigmento a livello retinico che ha un ruolo fondamentale nel sistema visivo. In particolare il sistema della rodopsina nei bastoncelli è maggiormente sensibile a una carenza di vitamina A e questo spiega il precoce danno alla visione in condizioni di scarsa luminosità o di notte (cecità notturna).

Le principali sono:

  • deficit di Vitamina A (un problema che colpisce prevalentemente i paesi in via di sviluppo) o il suo malassorbimento;
  • insufficiente secrezione di acqua, come nel caso della cheratocongiuntivite secca o nella sindrome di Sjögren (una malattia infiammatoria autoimmune che determina una graduale riduzione del funzionamento delle ghiandole esocrine come quelle salivari, lacrimali e sudoripare);
  • carente secrezione lipidica delle ghiandole lacrimali di Meibomio;
  • artrite reumatoide e altre malattie reumatologiche;
  • ustioni chimiche o termiche;
  • farmaci della categoria dei diuretici, antidepressivi e beta-bloccanti;
  • malattie epatiche croniche.

Diagnosi di xeroftalmia

La diagnosi di xeroftalmia si basa sulla sintomatologia e l’elemento principale è il controllo dei livelli di apporto di vitamina A. Questi valori vengono misurati in diversi modi:

  • test di Schirmer: semplice, rapido e non invasivo, che misurerà la secrezione lacrimale basale, ovvero, il grado di umidificazione dell’occhio;
  • citologia ad impressione congiuntivale: esame che, mediante il prelievo di un campione, consente di valutare gli strati cellulari della parte superficiale dell’epitelio congiuntivale.

Nonostante sia credenza comune è importante non basare la propria diagnosi esclusivamente sulla presenza delle macchie di Bitot (dette anche “macchie congiuntivali”) perché possono essere causate da una condizione di malnutrizione generale e non necessariamente da una carenza di Vitamina A.

Trattamento della xeroftalmia

Ovviamente, contrastare la causa può dare immediatamente effetti benefici nella cura alla patologia: una corretta integrazione di vitamina A offre un’immediata regressione della patologia, con buoni risultati nella regressione della cecità notturna, della xerosi congiuntivale e delle macchie di Bitot, ma tuttavia è inefficace nel momento in cui ci siano state complicanze corneali.

Come sempre, prevenire è meglio che curare, se si riscontra una mancanza di vitamina A è sempre meglio somministrarla oralmente o tramite iniezione intramuscolare. La presenza di sintomi concomitanti come secchezza alla bocca, dolori articolari, disfagia, dispareunia, manifestazioni dermatologiche può orientare gli eventuali approfondimenti diagnostici. Il trattamento, sia temporaneo in attesa di una diagnosi, che cronico, si limita alla somministrazione di lubrificanti artificiali, comunemente chiamati sostituti lacrimali.

È indispensabile ricordare al paziente che la somministrazione va effettuata ad intervalli regolari (normalmente 4 volte al giorno nei casi più lievi fino a una volta ogni 15-30 minuti nei casi più gravi) e non solo quando si comincia ad avvertire la sensazione di fastidio. Nei casi più gravi può essere necessario ricorrere alla chiusura (temporanea o permanente) del condotto di drenaggio. Evitare di esporsi al vento o di stare in ambienti troppo caldi e secchi può contribuire ad alleviare il fastidio.

Fonti bibliografiche: