Uroflussometria: cos’è, a cosa serve e preparazione all’esame

L'uroflussometria è un test urologico che misura la velocità e il volume del flusso urinario per valutare la funzionalità della vescica e dell'uretra

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Ivan Shashkin

Laureando in Medicina e Chirurgia

Studente di Medicina appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Quando il normale flusso della minzione è alterato, il medico può prescrivere al paziente di eseguire un’uroflussometria. In cosa consiste questo tipo di indagine non invasiva, come si svolge e quali sono le cause che possono portare a una disfunzione del tratto urinario? Scoprilo di seguito.

Cos’è l’uroflussometria e a cosa serve

L’uroflussometria è un esame diagnostico assolutamente non invasivo e poco costoso, che permette al medico di valutare e analizzare in modo oggettivo il flusso urinario durante la minzione. In genere questo tipo di test viene prescritto nei casi in cui il paziente lamenti difficoltà durante lo svuotamento della vescica, alcune di queste possono essere:

  • Problemi a svuotare completamente la vescica
  • Mitto intermittente o di scarsa intensità
  • Gocciolamento post minzione
  • Stimolo continuo
  • Incontinenza urinaria

Tali sintomi non sono assolutamente da sottovalutare in quanto potrebbero rappresentare i primi campanelli d’allarme di gravi patologie, sia funzionali che organiche, dell’apparato urinario e, per l’uomo, della prostata. Per la facilità d’esecuzione e la scarsa invasività, l’uroflussometria è la prima indagine a venir presa in considerazione e prescritta ai pazienti che presentano i suddetti disturbi.

Un’altra funzione importante che ha questo strumento di monitoraggio è quella di valutare l’efficacia di uno o più trattamenti prescritti in precedenza, ad esempio l’effetto sul flusso urinario di una terapia effettuata per rimuovere un’ostruzione. Capita quindi che lo screening venga consigliato ai pazienti prima di sottoporsi ad una terapia o un intervento chirurgico, per poi essere ripetuto a intervalli di tempo che verranno stabiliti col proprio medico.

Come si effettua il test di uroflussometria

Come anticipato in precedenza, il test non è assolutamente invasivo e ha una durata di pochi minuti. Al paziente viene chiesto di urinare in uno strumento apposito chiamato flussometro, che sembra a tutti gli effetti un normale water. In realtà però lo strumento è dotato di una specifica tecnologia elettronica che permette di misurare la quantità di urina emessa in una determinata unità di tempo e trasferire i dati sotto forma di grafico.

I risultati dell’analisi conterranno il flusso massimo (Qmax), il flusso medio (Qmed), il tempo di minzione, la quantità delle urine, il tempo del flusso massimo e il grafico stesso che rappresenterà il tempo sull’asse delle ascisse e il volume di urina su quello delle ordinate. L’interpretazione del grafico ottenuto permetterà al medico di stabilire se si è in effetti in presenza di una disfunzione del tratto urinario e formulare una possibile ipotesi sulla causa del problema e prescrivere quindi eventuali ulteriori indagini.

Flusso minzionale alterato: quali sono le cause

Le cause che possono alterare il normale flusso minzionale sono tra le più svariate e possono essere sia organiche che funzionali. Ecco alcune tra le più comuni:

  • Infezioni, fra le quali: uretriti, prostatiti, cistiti e vaginiti
  • Calcolosi urinaria
  • Restringimenti dell’uretra
  • Ipertrofia prostatica benigna
  • Ipomobilità del collo vescicale
  • Tumori dell’apparato urinario
  • Tumori alla prostata

Gli ultimi due sono assolutamente da non sottovalutare e prendere sottogamba. Secondo quanto riportato dall’AIRC, infatti, in Italia sono stati stimati circa 27.000 casi di tumore vescicale (che in urologia è secondo solo al tumore della prostata) nel 2017 e anche se la sopravvivenza a cinque anni è di circa l’80% non è rara la probabilità di recidiva.

Cosa fare prima del test di uroflussometria

Prima di sottoporsi al test al paziente viene chiesto di bere un litro d’acqua non gassata un’ora prima dell’esame, in modo da presentarsi in ambulatorio con la vescica piena. Una volta che il paziente sentirà il normale stimolo alla minzione l’esame potrà avere luogo. Nel caso in cui il volume della minzione sia inferiore a 150 ml l’esame dovrà essere ripetuto nuovamente. I volumi inferiori a 150 ml, infatti, non permettono una corretta valutazione.

In alcuni casi poi il paziente potrebbe aver trattenuto per troppo tempo le urine e avere un flusso che non corrisponde a quello abituale in quanto la vescica è stata messa sotto sforzo per trattenere lo stimolo. Anche in situazioni come queste è consigliabile ripetere il test per poter avere risultati veritieri.

Quali sono gli sviluppi recenti nel campo

Rispetto ad altri test diagnostici, come la cistoscopia o gli studi urodinamici, l’uroflussometria ha il vantaggio di essere ben tollerata dai pazienti e di non richiedere procedure invasive. Tuttavia, è importante notare che l’uroflussometria potrebbe non fornire una valutazione completa della funzione vescicale e potrebbe essere limitata nella diagnosi di determinate condizioni, come le ostruzioni urinarie di origine alta.

Per affrontare queste limitazioni, la ricerca scientifica si sta concentrando sullo sviluppo di nuove tecnologie e metodi analitici per migliorare la precisione e l’affidabilità dell’uroflussometria. Gli ultimi progressi nel campo includono l’uso di nuovi sensori e la combinazione dell’uroflussometria con altre tecniche di imaging, come la risonanza magnetica, per ottenere una valutazione più completa della funzione urinaria. Questi sviluppi potrebbero portare a una maggiore utilizzazione dell’uroflussometria nella pratica clinica e a un miglioramento della gestione delle condizioni urologiche di natura multifattoriale.

Fonti bibliografiche: