Avete presente la forma di una cesta in cui i pescatori giapponesi raccolgono i polpi? Probabilmente no. Ebbene, immaginate un “palloncino” e sappiate che è proprio quella la trasformazione anatomica che subisce il cuore quando viene colpito dalla sindrome di Tako-Tsubo, descritta per la prima volta alla fine del secolo scorso, che oggi potremmo definire malattia cardiaca da “crepacuore”.
Un’altra cosa che forse non sapete è che a soffrire di questo quadro, che si manifesta spesso con i segni classici dell’infarto a partire dal forte dolore che dal petto si irradia verso la gola e le spalle, sono le donne. Mediamente, solo in circa un caso su dieci l’attacco di crepacuore compare nei maschi.
Tecnicamente, sia chiaro, i cardiologi non parlano di “crepacuore”. Sarebbe un po’ riduttivo, anche se il termine esprime bene la correlazione tra un evento altamente stressante e negativo, come ad esempio un lutto, e la reazione del cuore. Per gli esperti il nome del quadro è più complesso: “cardiomiopatia da stress“.
Il problema è che pensare all’infarto è quasi irrinunciabile, e non solo per i sintomi classici dell’attacco di cuore. Perché dopo la corsa al pronto soccorso – non dimenticate mai quanto è importante arrivare presto in ospedale perché il tempo è cuore e più passano le ore tanto minori sono le possibilità di salvare una vita o di limitare i danni della mancanza di ossigeno al muscolo – l’elettrocardiogramma presenta onde che fanno pensare proprio all’ischemia cardiaca.
E, come se non bastasse, anche gli esami del sangue che rilevano gli enzimi potenzialmente alterati quando muoiono le cellule cardiache possono risultare positivi. Quindi, con un esame diagnostico sulle arterie coronariche, ci si accorge che manca quel “blocco” della circolazione che giustificherebbe la carenza di ossigeno alle cellule cardiache. Insomma: il “crepacuore” è per certi versi ancora un mistero, tutto al femminile.
Attenzione dopo la menopausa
Oltre ad interessare soprattutto il gentil sesso, il crepacuore (ovviamente non psicologico ma fisico) tende a manifestarsi in particolare dopo la menopausa.
Il motivo è semplice: prima della discesa del tasso degli estrogeni nel sangue, proprio questi ormoni lavorano come un vero e proprio “scudo” protettivo per il cuore. Ed allora, che sia crepacuore con un possibile ritorno alla normalità dopo qualche settimana (ma non accade sempre) o si tratta di un vero infarto, bisogna tenere presente che ci sono situazioni che mettono a rischio il cuore femminile e che non iniziano certo con il periodo che porta alla fine della vita fertile.
Ad esempio, se si è sofferto di diabete durante la gravidanza, se si porta il fardello di malattie croniche infiammatorie o di patologie autoimmuni, che in pratica mantengono “accesa” l’infiammazione perché il sistema difensivo sbaglia e produce anticorpi contro cellule o tessuti dello stesso organismo, se ci sono stati diversi aborti il cuore va preservato con attenzione se possibile maggiore.
Come? Con la prevenzione, che significa:
- muoversi regolarmente
- stare attente a tavola seguendo le regole della dieta mediterranea
- controllare il peso e la pressione
- dare un’occhiata ogni tanto ai valori della glicemia e del colesterolo
E poi, ricordate di dire stop al fumo, fin da giovani. Una ricerca apparsa su American Journal of Cardiology condotta dagli scienziati dello Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust insieme all’Università di Sheffiled conferma che il rischio relativo di avere un infarto in chi fuma è risultato più elevato nelle femmine rispetto ai maschi, in particolare con l’avvento della menopausa.
Ma dice anche che il maggior incremento del rischio si è avuto nelle donne che hanno detto di aver fumato tra i 18 e i 49 anni. Per loro il rischio di sviluppare la forma più grave di infarto è cresciuto addirittura di tredici volte rispetto alle pari età che non accendevano sigarette. E non dimenticate il monito finale, valido per tutte. Se il cuore lancia l’allarme con un forte dolore (a volte nella donna può ingannare, con sintomi più “misteriosi”), fate presto ad andare in ospedale. Se poi sarà la sindrome di crepacuore o altro, ve lo diranno i medici.