Psoriasi: i sintomi, le cause e i rimedi

La psoriasi è una malattia infiammatoria della pelle che può avere un impatto devastante sulla vita: sintomi e terapie

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

A leggere la definizione non si sbaglia certo. La scienza definisce la psoriasi come malattia infiammatoria della pelle a decorso cronico-recidivante. Ma se questi sono i termini scientifici, per le centinaia di migliaia di persone che soffrono di psoriasi in Italia la situazione appare molto varia e diversa.

Sia sul fronte della patologia e delle sue manifestazioni, che a volte non interessano solamente la pelle ma che nella maggior parte dei casi si limitano ad alcune zone della cute, sia sul fronte delle cure. Per questo occorre conoscere di cosa si sta parlando, anche perché ci sono persone per le quali essere affetti da questa malattia significa rinunciare a vivere pienamente la propria esistenza, con pesanti ripercussioni anche sulla psiche.

Ed allora? Allora cerchiamo di partire dalle certezze: la psoriasi non è una malattia contagiosa, non è mortale e soprattutto può essere controllata. Importante è non nascondere la testa sotto la sabbia e quindi non bisogna lasciarsi “vincere” dalla psoriasi. Ma è fondamentale affidarsi alla cura dello specialista. Perché tanto tempo è passato da quando si è iniziato a dare un volto a questa patologia, partendo da due termini: psora, cioè squama, e lepra.

Ippocrate definiva così quadri del tutto simili alla psoriasi, che quindi va considerata una malattia antica. Anche dal mondo latino, poi, emergono testimonianze sulla patologia. Celso, nel primo secolo dopo Cristo, ha poi descritto una forma di impetigine del tutto simile alla psoriasi in una sorta di “compendio” di diverse malattie cutanee. Un importante passo avanti nel riconoscimento della psoriasi venne poi nel 1700 dal dermatologo inglese Robert Willan. Solo alla fine del 1800 il medico viennese Ferdinand von Hebra arrivò alla definizione moderna della malattia.

Psoriasi: cos’è e che ruolo hanno i linfociti T

La psoriasi è una malattia autoimmune. L’errore del sistema difensivo dell’organismo si verifica per un’alterata attività dei linfociti T, vere e proprio “sentinelle” normalmente preposte alla difesa del corpo dall’attacco di batteri ed altri potenziali nemici esterni. In questo caso, proprio per un errore, queste unità difensive si scatenano contro le cellule della pelle.

Per capire più specificamente cosa accade è importante ricordare i ruoli e le attività dei linfociti T, particolari globuli bianchi fondamentali nelle reazioni di difesa dell’organismo. Normalmente hanno il compito di individuare un eventuale agente esterno potenzialmente pericoloso per il corpo, come un batterio o un virus, grazie alla loro capacità di individuare le caratteristiche specifiche di alcune strutture, chiamate antigeni. Una volta “addestrati” grazie a precedenti contatti con antigeni di batteri e virus, i linfociti T quando incontrano un determinato antigene virale o batterico si attivano, si moltiplicano e, grazie anche all’azione di altre sostanze, vanno a combattere ed eliminare l’invasore. Nella psoriasi, patologia autoimmune, il corpo “sbaglia”. E la reazione difensiva dei linfociti si scatena contro le cellule della pelle. Perché? Durante il periodo di “conoscenza” degli antigeni i linfociti T imparano ad attaccare il “segnalatore” STAT-3, presente nelle cellule della pelle.

Poi, quando entrano nel sangue un altro “errore”: i linfociti T si spostano in massa verso l’epidermide, strato superficiale della pelle, dove “incontrano” quello che considerano erroneamente un nemico, ovvero lo stesso antigene STAT-3. Così si sviluppa   la reazione difensiva anomala, vengono attivati specifici “amplificatori” della reazione infiammatoria, le citochine, e quindi si ha l’infiammazione del derma e la riproduzione accelerata delle cellule dell’epidermide. Si verifica così il doppio “danno” della psoriasi: aumento di volume dello strato superficiale della pelle con placca e infiammazione, che incrementa l’entità del danno.

Da dove nasce la psoriasi?

Nella nostra epoca gli studi sulla genetica hanno premesso di far luce sull’origine della psoriasi. E le ricerche hanno dato un esito chiaro. Non si eredita la malattia, ma solo una maggior predisposizione ad andare incontro alle lesioni. Quindi la psoriasi, pur riconoscendo una maggior frequenza in alcuni gruppi familiari, non è una malattia ereditaria vera e proprio, nonostante moltissime ricerche siano state condotte fin dal 1800 per spiegare questa situazione.

D’altro canto, gli studi epidemiologici confermano come la psoriasi non si tramandi direttamente da genitori a figli. La frequenza della malattia nei fratelli è del 7,5% nel caso che nessuno dei genitori ne sia affetto, del 15% nel caso di un solo genitore affetto e raggiunge il 50% nel caso che entrambi i genitori siano affetti dalla patologia. Il che significa che probabilmente esiste una sorta di predisposizione che coinvolge molto probabilmente in modo simultaneo svariati geni.

Psoriasi, le cause più comuni

Se la genetica è importante nel determinare la predisposizione ad ammalarsi, a volte ci sono elementi “trigger” che facilitano la comparsa delle lesioni della pelle o le aggravano. Ecco, in sintesi, gli elementi cui prestare maggior attenzione.

  • I traumi. Si sa che un’operazione oppure anche una semplice caduta o piccoli incidenti possono diventare il “carburante” per la comparsa delle lesioni cutanee. Allo stesso modo bisogna fare attenzione ad evitare il più possibile le ustioni, siano esse legate ad esposizione a intense fonte di calore o a contatto o ingestione di sostanze caustiche che possono “bruciare” pelle e mucose.
  • I raggi solari. Gli esperti le chiamano fotodermatiti. In linguaggio semplice, non sono altro che le reazioni infiammatorie della pelle esposta a radiazioni. Per quanto riguarda i raggi solari, in genere non creano problemi a chi soffre di psoriasi ed anzi l’esposizione al sole può essere consigliata. In alcune persone, tuttavia, l’esposizione alle radiazioni solari può peggiorare il quadro.
  • Infezioni batteriche. I batteri possono essere alleati per la psoriasi. Anche se provocano infezioni che non interessano direttamente la pelle. Basti pensare allo streptococco, che normalmente si insinua nelle vie respiratorie e provoca mal di gola e problemi in questa parte dell’organismo. A volte può favorire l’insorgenza della psoriasi e la presenza degli antigeni batterici favorirebbe il persistere delle placche tipiche della psoriasi volgare.
  • Lo stress. La tensione emotiva, specie se cronica, può sicuramente peggiorare a patologia, o addirittura favorirne la comparsa nelle persone predisposte. È risaputo infatti che lo stress gioca un ruolo importante nelle dinamiche di controllo delle funzioni del sistema immunitario, che è l’elemento “chiave” nella genesi della patologia.
  • I farmaci. L’assunzione di alcuni medicinali, così come la sospensione di un trattamento in corso, possono risultare elementi in grado di “aiutare” la psoriasi. Ad esempio, in certe persone sospendere una cura con prodotti derivati dal cortisone può far aggravare la patologia, mentre l’impiego di alcuni medicinali può aggravare il quadro.
  • La carenza di calcio. Ridotti valori di calcio nel sangue, che determinano un quadro chiamato tecnicamente ipocalcemia, possono esacerbare la psoriasi. Questa situazione si osserva solamente in alcuni pazienti, e tende a manifestarsi in particolare nella cosiddetta “forma pustolosa” della patologia.

Quali sono i sintomi della psoriasi e le tipologie

 Pur se si tratta di un unico quadro patologico, le manifestazioni della psoriasi possono assumere caratteristiche diverse. Sia le connotazioni delle lesioni, sia la loro localizzazione, sono quindi elementi da tenere in debita considerazione, anche al fine della prognosi e dell’approccio terapeutico. Ma ecco, in sintesi, alcuni dei quadri più noti e frequenti.

  • Psoriasi volgare. Chiamata anche psoriasi a placche, è’ la forma più comune di malattia tanto da colpire quasi l’ottanta per cento del totale dei malati. È caratterizzata dalla presenza di chiazze rosse e squame che, pur interessando tutto il corpo, si concentrano sui gomiti, le ginocchia e il cuoio capelluto. Non rare sono le manifestazioni a mani e piedi.
  • Psoriasi guttata. Il nome viene dalla forma di goccia (gutta significa goccia in latino) tipica delle lesioni. Rappresenta circa il dieci per cento del totale dei casi. Le macchie rosse sono piccole, tendono a desquamare, si localizzano al torace, a braccia e gambe e in qualche caso anche il cuoio capelluto. Classicamente compare durante l’infanzia e l’adolescenza e può associarsi ad infezioni delle vie respiratorie da streptococco.
  • Psoriasi pustolosa. Interessa soprattutto il palmo delle mani e la pianta dei piedi. In questo caso le macchie sono molto piccole e rilevate e al loro interno si può formare pus che spiega la presenza di prurito e bruciore. In questo caso possono essere presenti lesioni alle unghie e ad interessamento delle articolazioni, tipico della psoriasi artropatica.
  • Psoriasi eritrodermica. È rara – colpisce circa il tre per cento dei malati – ed è caratterizzata dalla presenza di macchie molto arrossate e grandi, che si estendono su gran parte del corpo.  Il malato oltre a presentare un vasto arrossamento della pelle soffre di prurito e dolore molti intensi. Compare spesso in pazienti che già presentano la tipica psoriasi a placche, ed è considerata una delle forme più gravi.
  • Psoriasi inversa. Rispetto alle classiche forme di psoriasi, presenta alcune caratteristiche molto specifiche. Prima di tutto si manifesta con zone arrossate ma senza desquamazione, poi si localizza in aree molto specifiche. Le lesioni infatti si concentrano sotto le ascelle, sulle pieghe dell’inguine e sotto le mammelle, nelle aree intorno ai genitali e in corrispondenza delle natiche.

Psoriasi alle unghie, cos’è e come si manifesta

Onicopatia psoriasica: questo il nome – in realtà leggermente difficile ma comunque da imparare – della forma di patologie che interessa le unghie. Generalmente questa sede viene interessata dal processo patologico in percentuale variabile dal 10 al 55% dei pazienti. E addirittura ci sono ricerche che dimostrano come questa percentuale possa salire all’80 per cento.

A prescindere dalla frequenza, tuttavia, la localizzazione ungueale va considerata con grande attenzione sia perché può rappresentare un indice di gravità della malattia sia per l’impatto che ha sulla vita quotidiana e sull’attività lavorativa del paziente. Secondo recenti ricerche più della metà di quanti presentano segni di psoriasi in questa sede hanno infatti difficoltà a svolgere i piccoli gesti di ogni giorno, come abbottonare la camicia.

Sempre in una percentuale elevata, superiore al cinquanta per cento, i malati provano invece un vero e proprio dolore a causa della malattia, e addirittura nove persone su dieci hanno problemi legati alla loro immagine estetica. Sotto l’aspetto clinico, invece, la presenza di lesioni ungueali è spesso un indice importante di gravità della malattia e di coinvolgimento delle articolazioni, in quella che si definisce artropatia psoriasica. Più dell’85% dei pazienti che presenta lesioni ungueali ha infatti localizzazioni articolari.

L’artropatia psoriasica, significato e diagnosi

La psoriasi, pur essendo una malattia dermatologica, a volte non si limita ad interessare la pelle. In alcuni casi può anche colpire le articolazioni, dando il via alla cosiddetta psoriasi artropatica o artropatia psoriasica.  In media quasi un malato su tre nel tempo può andare incontro a questa forma patologica, che provoca dolori e infiammazione alle articolazioni, e in qualche caso fin dall’inizio la malattia della pelle si associa al problema articolare. Il quadro clinico può essere molto vario: si va da forme che interessano diverse articolazioni con fastidi tipici delle malattie reumatiche fino a condizioni che fanno sospettare un’artrite reumatoide o addirittura localizzazioni alle falangi delle dita. Nelle forme più gravi, infine, l’artrite psoriasica può assumere le gravi sembianze della forma mutilante.

La diagnosi di queste forme non può ovviamente essere ottenuta esclusivamente in base ai segni clinici della malattia. Sono quindi necessarie indagini specifiche, che permettono di accertare il danno alle articolazioni sia di confermare il legame tra le alterazioni della cartilagine articolare e la malattia cutanea. Tra i test più frequentemente eseguiti in queste situazioni ci sono i classici esami radiografici oltre a indagini più sofisticate, come l’ecografia. Estremamente importante è anche l’inquadramento della situazione sotto l’aspetto reumatologico, attraverso test sul sangue che permettono di comprendere l’origine della situazione.

Pur se si tratta di una “manifestazione” direttamente collegata alla malattia cutanea, l’artropatia psoriasica viene attualmente annoverata anche tra le malattie reumatiche. È infatti una sorta di “prototipo” delle artriti “sieronegative” perché non è collegata alla presenza nel sangue di elementi tipici delle malattie reumatiche. Ad esempio, nel paziente affetto da artropatia psoriasica risultano negative la ricerca del fattore reumatoide e degli anticorpi “antinucleo”, che invece vengono identificati nella maggior parte delle patologie reumatiche classiche.

Si può prevedere l’evoluzione della psoriasi?

 Nessuno può sapere con certezza che evoluzione può avere la psoriasi. In alcune persone le chiazze e le altre lesioni tendono a scomparire per poi ritornare, magari in seguito ad uno stress intenso che “riaccende” l’infiammazione. Ma ci sono malati che invece tendono a peggiorare costantemente e progressivamente, senza apparenti motivi che diano ragione dell’aggravamento. Quindi la psoriasi è una patologia difficile, che va inquadrata e affrontata con tutte le armi che oggi la scienza offre. dia ragione del peggioramento. Per tutti questi motivi, la psoriasi è ancora oggi considerata una patologia “difficile” da inquadrare ed affrontare al meglio.

Il dermatologo, oltre a rappresentare il punto di riferimento per la diagnosi, diventa lo specialista chiave per studiare le terapie che hanno come obiettivo assicurare il periodo più lungo possibile di remissione, cioè di controllo delle lesioni, riducendo al minimo il rischio di effetti indesiderati delle terapie.  In ogni caso, per definire la gravità della patologia esistono diversi metodi Lo strumento più efficace si chiama PASI, ed è una vera e propria scala di misurazione. Il dermatologo lo calcola sulla base di semplici informazioni, relative alle dimensioni dell’area interessata dalla patologia, al livello di infiammazione presente, all’infiltrazione (che misura quanto l’area colpita sia “sollevata” rispetto alla pelle sana circostante) ed alle caratteristiche della desquamazione.

Come si affronta la psoriasi

Per le sue caratteristiche di cronicità e tendenza a ripresentarsi con ondate successive, la psoriasi rappresenta una patologia molto complessa da trattare. Tuttavia sono diverse le opzioni terapeutiche che lo specialista ha a disposizione: le diverse opportunità di cura vanno comunque scelte caso per caso, “disegnando” l’approccio terapeutico sulla base delle condizioni del paziente. Il dermatologo diventa quindi una specie di “sarto” che confeziona su misura per ogni malato i farmaci e la via di somministrazione ottimale, esattamente come se predisponesse un abito su misura.

In questa opera di “sartoria terapeutica” è necessario considerare diversi aspetti come:

  • il tipo di psoriasi.
  • la localizzazione e la gravità delle lesioni cutanee.
  • l’impatto della malattia sulle condizioni psicofisiche del paziente.
  • l’età di chi deve essere trattato
  • eventuali trattamenti già effettuati.
  • il rischio di effetti indesiderati.

Come curare la psoriasi?

La cura della psoriasi va studiata caso per caso. Basti pensare che almeno otto persone su dieci soffrono della forma lieve-moderata, che non interessa tutto il corpo ma si concentra soprattutto in alcuni sedi come gomiti, ginocchia e cuoio capelluto. In questi casi esistono trattamenti topici con associazione di medicinali che agiscono sia sull’infiammazione che sull’ispessimento cutaneo. Ma attenzione.

La psoriasi ha un impatto importante sulla qualità di vita, con ripercussioni dal punto di vista psicologico e sociale; questo è particolarmente vero per chi soffre di una forma moderata-grave, ma è vero anche per chi ha una psoriasi lieve-moderata. Ed anche questo va considerato. Prendiamo ad esempio un paziente con placche sul cuoio capelluto: dal punto di vista della localizzazione è considerata una psoriasi lieve-moderata, ma pensiamo a quale impatto può avere sulla vita se si lavora con il pubblico avere una calotta di squame che cadono ad ogni movimento della testa.

Oltre all’associazione dei due farmaci, che evita anche il ricorso a terapie prolungate con soli derivati del cortisone, per la forma lieve-moderata esistono altre terapie di supporto che possono essere utili, come la fototerapia. Nelle forme più complesse e con interessamento di altri apparati, come nell’artropatia psoriasica, ci sono poi farmaci mirati che gli specialisti possono utilizzare.

Fonti bibliografiche

Cause e fattori scatenanti della psoriasi, ADIPSO

Che cos’è la psoriasi?, APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani

Psoriasi, ISSalute