Pachimetria corneale: a cosa serve e in cosa consiste

La pachimetria corneale è una procedura diagnostica che misura lo spessore della cornea, utilizzata per determinare l'idoneità a interventi chirurgici refrattivi e per monitorare la salute oculare

Foto di Chiara Sanna

Chiara Sanna

Ottico

Diplomata in Ottica e Optometria, è abilitata ed esercita la professione di Ottico, affiancandola al proseguimento dei suoi studi in Scienze Infermieristiche.

La pachimetria corneale è un esame diagnostico semplice da realizzare, non invasivo né fastidioso che consente di misurare lo spessore della cornea, che rappresenta il primo filtro naturale che la luce incontra quando arriva all’occhio. Utile per individuare alcune patologie legate appunto alla cornea, prevede l’utilizzo di un microscopio speculare oppure di un tomografo a coerenza ottica (OCT) e non richiede particolari norme di preparazione.

Non è doloroso in nessun caso, sia se viene utilizzato il pachimetro ultrasonico, che richiede solo l’instillazione di collirio anestetico, sia nel caso del pachimetro ottico, che non prevede alcun contatto con la superficie oculare. Dura pochi secondi e il referto riporta la diagnosi con eventuali dati relativi allo spessore corneale in allegato.

In cosa consiste la pachimetria corneale

Per effettuare l’esame di pachimetria corneale possono essere usati due strumenti alternativi:

  1. pachimetro ultrasonico (pachimetria acustica): viene applicata una goccia di collirio anestetico a base di novesina/ossibuprocaina cloridrato nell’occhio, per evitare la sensazione di dolore e fastidio mentre si sfiora la superficie corneale, per pochi secondi, con una piccola sonda;
  2. pachimetro ottico (mediante Scheimpflug camera o tomografia a coerenza ottica): fornisce una mappa pachimetrica della cornea, che ne evidenzia lo spessore e permette di misurarne eventuali alterazioni.

Il primo metodo è il più utilizzato. Il paziente deve essere seduto su una sedia o una poltrona di fronte allo strumento, con il mento e la fronte appoggiati su dei supporti, quindi fissa una fonte luminosa, mentre in pochi secondi i dati vengono acquisiti.

Quando viene prescritta la pachimetria

La pachimetria corneale può essere consigliata durante la visita oculistica. Questa metodica risulta essere necessaria per:

  • individuare patologie corneali;
  • conoscere la candidabilità alla chirurgia refrattiva;
  • studiare patologie oculari come il glaucoma.

L’esecuzione della pachimetria corneale è semplice, ma richiede la collaborazione e l’attenzione del paziente. Si esegue con il paziente seduto e con un pachimetro a contatto viene misurato lo spessore della superficie corneale previo l’utilizzo preventivo di un collirio anestetico. Per ottenere un risultato ottimale, il paziente deve osservare una mira, mentre vengono effettuate le scansioni della cornea.

In realtà oggi con l’avvento di strumentazioni più moderne come i tomografi a coerenza ottica, questo esame si esegue in maniera ancora più agevole e veloce per il paziente, senza la necessità di contratto fisico con la cornea.

La pachimetria è indicata nei pazienti:

  • a rischio di glaucoma;
  • con patologie degenerative della cornea;
  • intenzionati a sottoporsi a chirurgia refrattiva;
  • affetti da cheratocono;
  • in attesa di chirurgie corneali importanti come la cheratoplastica.

Valori normali e alterati della pachimetria

La pachimetria corneale, dunque, offre importanti informazioni sulle morfologie sulla cornea, nonché di patologie che necessitano di controllo periodico come il cheratocono. I valori normali al centro della cornea devono attestarsi intorno ai 520 – 540 μm (micrometri).

La cornea sottile, infatti, può essere indicazione di:

  • cheratocono, condizione in cui la cornea tende progressivamente ad assumere la forma di un cono;
  • glaucoma, caratterizzato da un’aumentata pressione oculare che può essere sottostimata nel caso di coree sottili;
  • infiammazioni della cornea (cheratiti).

Una cornea spessa, invece, protegge il paziente dall’insorgenza di queste patologie, anche se può fornire dei falsi positivi per quanto riguarda l’ipertono oculare a causa di un aumento della pressione non reale, ma solamente legato ad uno spessore oltre la media.

A questo proposito, è fondamentale verificare anche la pressione intraoculare eseguendo una tonometria, in modo da avere informazioni dettagliate sullo stato di salute dell’occhio.

In caso la pachimetria sia stata prescritta per la chirurgia refrattiva, i risultati possono guidare la scelta verso differenti tecniche come FemtoLasik, PRK o SMILE a seconda del difetto da trattare ed alle caratteristiche di curvatura e spessore della cornea.

Controindicazioni e rischi

La pachimetria non ha particolari controindicazioni, in quanto è un esame indolore, visto che il contatto con l’occhio è quasi impercettibile e non è pericoloso per la vista. Il paziente deve solo garantire un’attiva collaborazione durante la misurazione dello spessore corneale, perché se chiude anche involontariamente gli occhi la procedura deve essere ripetuta. Può essere eseguito in tutte le fasce d’età, anche nei bambini.

Fonti bibliografiche: