Medicina e chirurgia estetica, le regole dei dermatologi

È boom di trattamenti estetici ma lo specialista deve essere sempre il punto di riferimento: a cosa fare attenzione per evitare situazioni pericolose

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Attenzione a idealizzare troppo la bellezza e a pensare di poter ottenere con trattamenti estetici e di chirurgia plastica risultati oggettivamente impossibili. È una delle regole che occorre sempre tenere presenti per evitare di trovarsi in difficoltà quando si richiede un approccio scientifico.

Lo specialista deve essere il punto di riferimento per guidare chi si avvicina a queste terapie, anche al fine di evitare di cadere in situazione che si possono rivelare pericolose, specie se si sceglie la strada del “fai da te” utilizzando magari tutorial non proprio calzanti per la situazione di affrontare e rimedi che debbono sempre passare attraverso la sapienza e la preparazione dell’esperto.

Se da un lato si assiste ad un vero e proprio boom dei trattamenti, appare fondamentale che il tutto sia correttamente guidato. E che ci sia a monte una valutazione psicologica di chi richiede un trattamento, soprattutto se sia tratta di giovani. A lanciare questi avvertimenti sono gli specialisti riuniti a Napoli in occasione del congresso della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST), che ricordano come sia basilare non solo offrire la necessaria preparazione allo specialista ma anche fare in modo che si valuti con cura l’atteggiamento psicologico dei candidati al trattamento estetico, soprattutto quando si tratta di ragazzi e donne, sempre più ossessionati dai canoni di bellezza imposti dai social.

Cosa chiedere allo specialista

Secondo le stime ufficiali attualmente a disposizione i trattamenti di medicina e chirurgia estetica sono aumentati almeno del 20% nell’ultimo anno; inoltre si stima che le richieste siano cresciute del 67% rispetto al 2019 e addirittura del 130% rispetto al 2020 (i dati sono della scoietà scientifica SICPRE). Condizioni di vita meno confortevoli, l’avvento dello smart working e la maggior sedentarietà hanno portato molte persone a riflettere sulla propria attuale condizione fisica e a far ricorso a delle “tecniche migliorative”.

I trattamenti più gettonati vanno dalla esfoliazione profonda della cute all’autotrapianto dei bulbi piliferi, fino ai richiestissimi filler di acido ialuronico, alla tossina botulinica, ai peeling chimici e ai fili di trazione.

Come spiega Maria Carmela Annunziata, Dirigente Medico presso la UOC di Dermatologia Clinica dell’Università Federico II di Napoli “la medicina estetica è finalizzata al raggiungimento e al mantenimento della salute intesa come benessere psicologico e fisico; nella società contemporanea l’immagine costituisce un elemento fondamentale per rapportarsi agli altri e pertanto necessita di cure e cura. È evidente che soltanto un approccio clinico può garantire non solo l’efficacia, ma soprattutto l’adeguatezza dei diversi interventi nel rispetto e salvaguardia del paziente”.

Attenzione alle richieste “impossibili” delle adolescenti (e non solo)

La valutazione dell’aspetto psicologico e psicopatologico è una tappa fondamentale e vincolante all’inizio del percorso dermocorrettivo in quanto disturbi psicologici quali ad esempio i dismorfismi corporei sono sempre più frequenti nell’era dei social. Accertare l’idoneità del paziente ai trattamenti risulta quindi di importanza vitale per il conseguimento del suo benessere psicofisico.

Questo aspetto va approfondito in particolare nei pazienti più giovani: uno studio rivela che in Italia il 73% delle adolescenti italiane ha ammesso di aver fatto ricorso a qualche forma di trattamento estetico. Tra i più richiesti quelli per le cicatrici da acne, la rimozione dei peli superflui o delle smagliature; ancora i trattamenti anti-cellulite, quelli per rimpolpare le labbra e i rinofiller.

“I trattamenti estetici non sono certamente una novità – segnala Maria Pia De Padova, coordinatrice del Gruppo SIDeMaST di Dermatologia estetica – ma se prima rappresentavano una risorsa per la popolazione più adulta che voleva migliorarsi e apparire sempre al meglio e per quanti volevano correggere i propri difetti fisici, a volte condizionanti, oggi sempre più giovani e in particolar modo i giovanissimi vogliono sentirsi al passo con i look ‘social’, omologandosi ai propri coetanei e a un ideale estetico standardizzato dai social media”.

Quando bisogna dire no

È fondamentale dunque da un lato saper correttamente indirizzare i pazienti verso i trattamenti più idonei a valorizzare le loro caratteristiche ed eventualmente a correggere le loro imperfezioni e dall’altro lato formare, aggiornare e perfezionare i medici, in particolare i dermatologi, sulle tecniche più all’avanguardia e che possano appieno soddisfare le aspettative dei pazienti.

“A questo – è il commento di De Padova – si unisce, in particolare per i più giovani, l’idealizzazione della bellezza e la convinzione diffusa che il successo nella vita sia in qualche modo intrecciato con gli attributi fisici. Diventa dunque fondamentale valutare come adeguate le procedure di interventi estetici eseguiti nell’interesse della salute e dell’equilibrio psicologico del paziente. Non sono ad esempio incoraggiabili tutte le procedure volte al raggiungimento della bellezza ideale, all’alterazione dei propri tratti etnici che possono successivamente causare vere e proprie crisi di identità”.