Ipertensione e pre-ipertensione, come riconoscerle e sotto controllo. Nuove linee guida

L'ipertensione è un killer silenzioso, i valori vanno tenuti sotto controllo prima che si manifesti. Le nuove linee guida su parametri e terapie

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 11 Ottobre 2024 10:46

Almeno una volta l’anno, meglio anche di più superati gli “anta”, misuriamo la pressione dal medico. Ovviamente se i valori sono nella norma, altrimenti i controlli debbono essere ben più ravvicinati. Ma non sottovalutiamo l’ipertensione, “killer” silenzioso che mette a rischio cuore, cervello e reni e soprattutto spesso non segnala la sua presenza. Anche perché i numeri dicono che gli ipertesi, ed anche chi ha valori definiti “borderline”, sono tantissimi. Sia tra gli uomini che per le donne.

Stando alle statistiche, più o meno un italiano su tre è iperteso (magari senza saperlo). E un altro 17% ondeggia su valori che, pur non essendo patologici, entrano in quella che si chiama pre-ipertensione. Come affrontare il problema. Una risposta viene dagli esperti della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), riuniti a congresso.

Quando si parla di ipertensione e di valori normali

Le nuove linee guida per l’ipertensione, rilasciate dalla Società Europea di Cardiologia allargano la platea delle persone (ovvero veri e propri ipertesi e persone con “pressione elevata” da attenzionare) a 25-28 milioni di italiani. Insomma, c’è da considerare una nuova categoria di soggetti. Lo conferma Giovambattista Desideri, segretario della SIMI e ordinario di Medicina interna e Geriatria alla Sapienza Università di Roma.

“La principale novità delle linee guida sull’ipertensione della Società Europea di Cardiologia – sottolinea il professor Giovambattista Desideri – riguarda l’introduzione di una nuova categoria, quella delle persone a “pressione elevata”.  che si collocano tra quelle francamente ipertese e quelle ‘normotese’. Gli ipertesi, anche con le nuove linee guida, restano quelli con una pressione da 140 millimetri di mercuio (per la massima o sistolica) e 90 per la minima o diastolica.

“Al di sopra di questi valori scatta immediatamente l’indicazione al trattamento sia non farmacologico (attività fisica regolare, riduzione dell’apporto calorico, riduzione del sale, smettere di fumare, e così via), che farmacologico – commenta Desideri. Sotto i 120/70 millimetri di mercurio si rientra nella categoria della pressione “normale” e questi soggetti non vanno trattati. Ma, in una logica di prevenzione, ha senso tenerli sotto controllo, magari ogni 2-3 anni per valutare che non sviluppino nel tempo ipertensione”.

Cos’è la pre-ipertensione

Nelle ultime linee guida ESC viene introdotta – e questa è una delle principali novità – una categoria del tutto nuova, quella dei soggetti con “pressione elevata” .“In realtà – spiega il professor Desideri – si tratta di una categoria di pressione che è sempre stata molto attenzionata dagli internisti, perché l’ipertensione non è mai un fenomeno ‘on-off’, un interruttore, ma un parametro biologico con una relazione lineare e continua con gli eventi cardiologici (il rischio di ictus e infarti in altre parole non scompare improvvisamente sotto i 140/90 millimetri di mercurio di pressione)”.

Quindi si ha una distinzione delle persone in tre gruppi: quello certamente da trattare (gli ipertesi, sopra 140/90) quello certamente da non trattare, ma da seguire nel tempo, ovvero i normotesi, quello da attenzionare ed eventualmente da trattare, sulla base di quello che c’è “intorno” a quel paziente (persone con “pressione elevata”). Il tutto, ovviamente va valutato in base agli altri fattori di rischio cardiovascolare che possono influire sull’approccio terapeutico, anche a prescindere dalla supposta “accettabilità” dei valori.

Il terzo gruppo comprende quindi le persone con “pressione normale-alta” o pre-ipertensione (130-139 millimetri di mercurio per la sistolica e 85-89 per la diastolica), una categoria comunque da attenzionare ed eventualmente da trattare. Dalle linee guida ESC emerge un atteggiamento di trattamento più intensivo (o aggressivo) perché l’obiettivo da raggiungere con le terapie è fissato a 120-129 (ma più spostato verso il 120).

“Naturalmente, nel caso del paziente anziano o del fragile, è prevista una maggiore cautela; in questo caso la nuova parola d’ordine dell’obiettivo terapeutico è “ALARA” (‘As Low As Reasonably Achievable’), cioè il valore quanto più basso, ragionevolmente raggiungibile in quella particolare persona, concetto che introduce una personalizzazione negli obiettivi pressori da raggiungere col trattamento in relazione alle specifiche caratteristiche del singolo individuo, secondo un approccio gestionale che da sempre è proprio dell’internista – fa sapere l’esperto”.

Importante considerare il quadro generale e seguire la terapia

“Spesso gli ipertesi hanno anche il diabete o la dislipidemia, hanno malattie cardiovascolari, renali, e altro ancora e l’internista è lo specialista che, per estrazione culturale, è abituato a valutarli a 360 gradi secondo l’approccio ‘olistico’, globale, tipico della medicina interna – commenta Desideri.

Non a caso le linee guida riportano un cartoon sulla “patient-centered care”, sulla cura incentrata sul paziente, che invita a valutare non solo i millimetri di mercurio, ma tutto quello che c’è intorno al paziente, ratificando di fatto quello che l’internista fa da sempre”.

Nel caso poi il medico prescriva un trattamento per l’ipertensione, è importante assumere con cura, e regolarmente, le terapie indicate. Insomma, bisogna “aderire” alle terapie, pur considerando che capita frequentemente a chi è iperteso di dover assumere farmaci anche per altre malattie.

Diventa quindi importante “facilitare” l’aderenza alle cure “Sia le linee guida dell’ESC che quelle dell’ESH – ricorda Desideri – raccomandano di utilizzare le associazioni pre-costituite, cioè una pillola che contiene due o tre principi attivi. Oggi c’è sempre più interesse anche rispetto alla cosiddetta poli-pillola, cioè a più farmaci di categorie diverse (ad esempio antipertensivi e contro il colesterolo), contenuti all’interno della stessa pillola. Anche in questo caso lo scopo è di semplificare la vita del paziente e migliorare l’aderenza terapeutica”.