Giornata Mondiale del diabete, quanto impatta la malattia sul lavoro e quanto le donne sono a rischio

Il diabete è in crescita in Italia e ha un grande impatto sul sistema sociale e sul mondo del lavoro. Chi sono i soggetti più a rischio

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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Il diabete è in continua crescita nel nostro Paese soprattutto tra gli uomini adulti (6,9 per cento rispetto al 5,7 per cento di donne), con un’inversione di tendenza rispetto a vent’anni fa. Infatti, secondo i dati Istat, nel 2023 la percentuale maggiore di persone con diabete risulta appartenere al genere maschile in tutte le fasce di età a partire dai 45 anni, con un gap di circa 7 punti percentuali a 65-74 anni (19 per cento tra gli uomini contro 12,2 per cento tra le donne). Ma attenzione: rispetto al passato la situazione sta cambiando.

Nel 2003 il diabete interessava il 13,1 per cento degli uomini e il 14,9 per cento di donne, mentre nel 2023 il 20,5 per cento dei primi e il 15,6 per cento delle seconde. Questo incremento se da un lato è dato da un maggior aumento di aspettativa di vita per gli uomini rispetto alle donne (3,8 anni vs 2,3 anni), dall’altro è dovuto alla maggior diffusione di obesità e sovrappeso nel genere maschile. A segnalarlo sono i dati dell’Italian Barometer Diabetes Report.

La Giornata Mondiale

Il rapporto tra diabete e lavoro è al centro della Giornata Mondiale del 2025, con il motto: “Know more and do more for diabetes at work”. Secondo l’International Diabetes Federation (IDF), infatti, sulle oltre 540 milioni di persone che nel mondo vivono con questa patologia cronica, 7 su 10 sono in età lavorativa, pari a più di 430 milioni.

Molte di loro, proprio sul lavoro, incontrano difficoltà nella gestione della propria condizione, tra cui stigma, discriminazione ed esclusione. Ad affrontare questi aspetti e le altre priorità d’intervento per la riduzione dell’impatto del diabete nel nostro Paese, dove la malattia interessa 4 milioni di persone e causa ogni anno 80mila decessi legati alle sue complicanze, è stato il Convegno di presentazione ufficiale della Giornata Mondiale in Italia che si è svolto presso la Sala Zuccari in Senato.

“La Giornata Mondiale di quest’anno pone l’accento sulle implicazioni sociali del diabete, in particolare sulla necessità di ambienti lavorativi più sani e inclusivi – spiega Giuseppina Russo, Presidente eletto dell’Associazione Medici Diabetologi – AMD.  È un’ulteriore conferma del fatto che, col suo impatto crescente su costi sanitari, qualità della vita e produttività del Paese, il diabete non è più solo una patologia con risvolti clinico-assistenziali, ma una sfida sistemica in cui sono coinvolte sanità, scuola, lavoro, welfare e finanza pubblica.

Più di altre malattie croniche, il diabete mette alla prova la nostra capacità di fare sistema e di costruire risposte strutturate, basate su prevenzione, innovazione e continuità di cura. Solo un sistema coeso può vincere questa sfida”.

Va ricordato che tra il 13 e il 14 novembre, fasci di luce blu, colore ufficiale della Giornata, illumineranno solo a Roma  alcuni dei luoghi simbolo della Capitale, come Colosseo, Arco di Costantino, Teatro Marcello, Piazza della Repubblica, Foro Italico e alcune sedi istituzionali, Palazzo Madama, Palazzo Montecitorio e Palazzo Chigi.

In aumento tra i giovani

In occasione della Giornata Mondiale del Diabete ricordare le cifre è importante. In Italia si stima che le persone con diabete siano circa 3,7 milioni, pari al 6,3 per cento dell’intera popolazione e al 7,7 per cento della popolazione adulta.

La distribuzione di questa patologia è, come noto, fortemente crescente per età, tanto che raggiunge picchi di diffusione del 15,5 per cento nella fascia di età 65-74 e supera il 20 per cento tra gli over 85. Però, rispetto all’inizio del 2000, il numero di persone con diabete è aumentato in generale. E purtroppo l’età di comparsa della patologia scende, “a conferma di una patologia che si radica sempre più nella nostra società – ha indicato nell’introduzione del Rapporto il Presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli.

La prevalenza cresce con l’età, soprattutto tra gli uomini, ma il fatto che negli ultimi anni il diabete inizi a manifestarsi già tra i giovani adulti costituisce un campanello d’allarme che richiama all’importanza della prevenzione e degli stili di vita salutari. Sono infatti i fattori sociali, territoriali e gli stili di vita che incidono in maniera decisiva sulla diffusione e sulla gestione della patologia. Le disuguaglianze educative ed economiche, così come i divari tra le diverse aree del Paese, delineano scenari complessi che richiedono interventi mirati e politiche pubbliche inclusive”.

Non va dimenticato che il rischio di sviluppare il diabete aumenta in presenza di obesità e che le due malattie sono spesso correlate. Un altro aspetto che influisce molto è la scarsa attività fisica o la sedentarietà, tanto che la percentuale di persone sedentarie con diabete si attesta al 12,5 per cento rispetto al 7,7 per cento tra coloro che conducono una vita più attiva.

Ancora più netto il divario tra le persone con diabete e con o senza obesità, dove si passa dal 17,4 per cento al 9,3 per cento. Il quadro più critico riguarda coloro che presentano entrambe le condizioni – obesità e sedentarietà – dove la quota di persone con diabete raggiunge il valore massimo di 21,8 per cento.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.