Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.
Pubblicato: 16 Dicembre 2021 18:41
Come gestire le malattie infiammatorie croniche intestinali, meglio note con la sigla Mici? Quanto è importante per le donne che affrontano malattia di Crohn e colite ulcerosa avere percorsi dedicati, essere rassicurate che è possibile avere una gravidanza e che si può viaggiare e condurre una vita normale, facendo attenzione a tavola?
A queste domande hanno risposto gli esperti del Gruppo Italiano per lo studio delle malattie infiammatorie intestinali (IG-IBD), riuniti a congresso Queste patologie colpiscono circa 250mila persone in Italia, spesso in età giovanile, e sono particolarmente invalidanti e con ricadute anche sulla vita sociale e lavorativa dei pazienti.
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Attenzione all’alimentazione
Nutrirsi secondo le indicazioni dei medici è importante. Eccome. E bisogna contrastare le abitudini che stiamo vivendo, che ci portano a mangiare magari molto ma senza la giusta attenzione alla qualità dei cibi. Questo discorso è particolarmente delicato in coloro che sono affetti da queste condizioni.
Vi sono infatti numerosi casi di malnutrizione, soprattutto nella malattia di Crohn, che sono interconnessi con la patologia. Le ragioni possono essere rintracciate nelle restrizioni alimentari, spesso spontanee da parte dei pazienti, nel malassorbimento del cibo legato alla localizzazione della malattia o alle resezioni intestinali o nelle fasi di attività di malattia che portano un effetto anoressizzante e richiedono un aumentato fabbisogno nutrizionale.
“È ormai dimostrato che uno stato di malnutrizione è associato a un decorso negativo delle MICI – sottolinea Simone Saibeni, dirigente medico presso la U.O. Gastroenterologia dell'Ospedale di Rho. Uno stato malnutrizionale è associato ad una maggiore probabilità di andare incontro a riacutizzazioni della malattia e di essere sottoposti ad intervento chirurgico. Inoltre è associato ad un maggiore rischio di complicanze post-operatorie e a negativo impatto sulla qualità della vita percepita dai pazienti.
Le vie di intervento per far fronte a uno stato di malnutrizione sono molteplici: anzitutto, si consiglia un’alimentazione varia e regolare, senza restrizioni se non in casi particolari e comunque decisi da un medico. In secondo luogo, è possibile supplementare le carenze di vitamine o di oligoelementi che si possono verificare durante la malattia, come nel caso dell’anemia d carenza di ferro, di folati o di vitamina B12. Se i deficit diventano più gravi si può intervenire con supplementazioni nutrizionali e con la nutrizione artificiale, che può essere enterale o parenterale.
Nel primo caso, si procede per via orale (o tramite sondino naso-gastrico), garantendo un transito intestinale anche per nutrire le cellule dell’intestino. La nutrizione parenterale (ossia tramite catetere venoso) invece, si rivolge a quei pazienti con grave stato di malnutrizione, che non possono alimentarsi per bocca o che sono prossimi all’intervento chirurgico per garantire un ripristino delle scorte energetiche. La nutrizionale parenterale è infine necessaria nei pazienti in cui si è sviluppata la sindrome dell’intestino corto, ossia una netta riduzione della superficie assorbente dell’intestino tenue che provoca un sensibile decremento dello spazio per assorbire i nutrienti”.
Una campagna dedicata alle donne
Gli esperti hanno rilanciato la campagna di sensibilizzazione “Insieme si può”, focalizzata sulla donna affetta da malattia di Crohn o colite ulcerosa. Il messaggio è incoraggiante perché le donne affette da queste patologie non debbono scoraggiarsi e debbono acquisire la consapevolezza che è possibile avere figli, viaggiare, mangiare e condurre una vita normale.
La campagna di sensibilizzazione di IG-IBD, con uno spot girato dal regista Paolo Genovese con testimonial l’attrice Matilde Gioli andato in onda ha mostrato il risultato che si può ottenere con le terapie in ogni fase del ciclo biologico della donna, soprattutto nella gravidanza.
Oltre a questo messaggio positivo, che non è una semplificazione e tiene comunque conto delle difficoltà a cui va incontro una donna affetta da Mici, c’è anche un tema di medicina di genere: oggi esistono approcci terapeutici personalizzati e le donne necessitano di un’attenzione particolare visto che con il loro metabolismo hanno esigenze specifiche, tanto che la maggior parte delle reazioni avverse viene rilevata proprio nelle donne, non esclusivamente in ambito gastroenterologico.