Birdwatching, perché fa bene alla psiche e come aiuta i giovani e non solo

Una passeggiata nella natura, l'osservazione degli uccelli aiuta a placare l'ansia e migliora l'attenzione esecutiva

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

A volte non ce ne rendiamo conto. Ma basta che ci fermiamo per qualche minuto nel silenzio della natura per capire come e quanto questa semplice abitudine possa rivelarsi un vero toccasana. Ci invita a riflettere, ci aiuta a placare l’ansia, ci fa stare bene con noi stessi.

Per chi ama le passeggiate nel verde, senza i rumori della metropoli, si può però fare un’aggiunta ulteriore a questa abitudine dalla parte del benessere. Abituiamoci a seguire il volo degli uccelli nel cielo, il loro muoversi in sciami che paiono offuscare le nuvole, il loro cercare un nido.

Insomma, diamoci al birdwatching. Si tratta di una semplice misura che può aiutarci.  A segnalare questa opportunità è una ricerca apparsa su Journal of Environmental Psychology, condotta dagli esperti dell’Università Statale della Carolina del Nord

Cosa succede ai giovani

L’indagine ha preso in esame studenti universitari. Nei campus americani, così come accade a chi vive in aree particolarmente verdi, può infatti capitare di distrarsi e guardare fuori dalla finestra. Ebbene, in queste situazioni seguire le acrobazie degli uccelli potrebbe aiutare a contrastare un eventuale disagio psicologico. Il tutto, va detto, a costo zero.

L’indagine mostra chiaramente che chi è uso seguire le evoluzioni della fauna che si muove nel cielo avrebbe un vantaggio in termini di benessere soggettivo e una maggiore riduzione del disagio rispetto a un’esposizione alla natura più generica, come le sole passeggiate. Ovviamente, i ricercatori hanno impiegato sistemi scientifici per verificare questo effetto.

È stato infatti utilizzato un test con cinque domande, chiamato World Health Organization-Five Well-Being Index (WHO-5), che porta ad un punteggio totale in base alle singole risposte. I partecipanti alla ricerca sono stati suddivisi in tre gruppi. Il primo di controllo, senza particolari stimoli, il secondo cui è stata proposta per cinque volte una passeggiata nella natura e il terzo che invece aveva come compito altrettante sessioni di birdwatching.

Risultato? Tutti e tre i gruppi hanno migliorato i punteggi WHO-5. Ma chi ha puntato sul birdwatching ha iniziato più in basso e ha concluso più in alto rispetto agli altri due. Utilizzando STOP-D, un questionario simile progettato per misurare il disagio psicologico, i ricercatori hanno anche scoperto che il coinvolgimento nella natura ha funzionato meglio rispetto al controllo, con i partecipanti sia al birdwatching che alle passeggiate nella natura che hanno mostrato un calo del possibile malessere psicologico.

Meglio associare osservazione e passeggiata

La ricerca, insomma, conferma come la natura possa aiutare a contrastare l’ansia e il disagio della psiche. E anche se non si riesce a seguire il volo degli uccelli, a tutte le età è meglio lasciarsi andare a quella che si può definire biofilia, ovvero la capacità di cercare e creare una connessione con la natura che ci circonda. Anche e soprattutto in questo periodo in cui il verde, i colori e gli odori del bosco sono particolarmente intensi.

Se non ci credete andate a rileggere la ricerca coordinata da Amy McDonnell e David Strayer dell’Università dello Utah, pubblicata su Scientific Reports. Lo studio rivela come passeggiare nella natura porti a benefici dimostrabili per il sistema nervoso, non correlati all’attività fisica ma proprio all’ambiente, visto che le stesse situazioni non paiono rivelarsi quando si cammina o magari si corre lungo le vie urbane.

Gli esperti americani hanno addirittura impiegato l’elettroencefalografia (EEG), che registra l’attività elettrica nel cervello con piccoli dischi attaccati al cuoio capelluto, per misurare la capacità di attenzione dei partecipanti. E sono arrivati a vedere che una passeggiata nella natura potenzia alcuni processi di controllo esecutivo del cervello ben oltre i benefici associati all’esercizio fisico.

Studiando poco meno di cento persone in una passeggiata di una quarantina di minuti (per metà, la camminata si è svolta in un bosco di alberi, per gli altri sull’asfalto della strada) le rilevazioni elettroencefalografiche fatte all’inizio e alla fine hanno mostrato che si è mosso nella natura ha mostrato un miglioramento nell’attenzione esecutiva, mentre i passeggiatori in ambiente urbano no. Il controllo esecutivo avviene nella corteccia prefrontale del cervello, un’area critica per la memoria di lavoro, il processo decisionale, la risoluzione dei problemi e il coordinamento di compiti disparati. Ed è importante per la concentrazione.