Atrofia vulvo-vaginale, quali problemi causa e come si cura

Hai mai sentito parlare di atrofia vulvo-vaginale? Si tratta di un problema che colpisce le donne in menopausa.

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Con il termine atrofia vulvo-vaginale si intende una degenerazione e modifica della struttura del tessuto vaginale e vulvare. Il disturbo è finalmente incluso sotto il nuovo termine di sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM), che include l’atrofia vulvo-vaginale, l’atrofia urogenitale o la vaginite atrofica.

Cos’è l’atrofia vulvo-vaginale: definizione

In presenza di questa patologia la mucosa vaginale diventa meno elastica e perde le sue cellule superficiali. La causa è legata alla riduzione della produzione di estrogeni che si verifica, in primo luogo, durante la menopausa, determinando un assottigliamento delle pareti della vagina ed una riduzione delle secrezioni vaginali.

Vulva e vagina sono caratterizzate dalla presenza di numerosi recettori per gli ormoni sessuali (comunemente noti come estrogeni ed, in piccola parte nella donna, rappresentati dagli androgeni), che sono adibiti al corretto funzionamento degli organi sessuali primari e secondari. Il calo degli estrogeni sarà responsabile, a livello della vulva, di un progressivo diradamento dei peli pubici, accompagnato da un assottigliamento della cute e del tessuto sottocutaneo, con possibile riduzione delle piccole e grandi labbra.

Da un punto di vista più strettamente “cellulare”, l’atrofia del tessuto vaginale e vulvare sarà connesso ad una riduzione nella produzione di glicogeno: in condizioni fisiologiche i Lactobacilli residenti a livello della flora vaginale convertono il glicogeno in acido lattico, garantendo le normali funzioni metaboliche cellulari, per cui la diminuzione della produzione di questo importante metabolita sarà responsabile della creazione di uno “squilibrio”, con aumento del pH vaginale e maggiore predisposizione della donna ad episodi di natura infettiva od infiammatoria.

A causa, inoltre, della comune origine embrionale, tali modifiche potranno verificarsi anche a carico dell’epitelio della vescica e dell’uretra che, quindi, saranno più facilmente “aggredibili” anche dai comuni patogeni commensali e potranno andare incontro a problematiche infettive, come le comuni cistiti.

Le cause dell’atrofia vulvo-vaginale

La principale causa responsabile di questo quadro clinico, alla luce di quanto detto precedentemente, è la menopausa, che costituisce il fisiologico momento in cui la donna va in contro ad una riduzione della produzione degli ormoni da parte delle ovaie, con conseguente aumento dei processi degenerativo-distrofici che si accentuano con il passare degli anni. Tale condizione ha una prevalenza del 65 % dopo circa un anno dall’inizio del processo menopausale, raggiungendo circa il 90-95 % dopo 20 anni dalla menopausa.

Risulta, quindi, evidente che tutte le condizioni che determinano un’alterazione dell’equilibrio ormonale della donna possano per definizione essere responsabili della comparsa di una condizione di atrofia dell’apparato genito-urinario: tra queste citiamo i fisiologici fenomeni del parto o dell’allattamento o taluni dispositivi a basso dosaggio ormonali utilizzati a fini contraccettivi (come l’anello vaginale o la pillola).  Altre cause da ricordare sono quelle situazioni responsabili di un’interruzione della produzione degli ormoni sessuali femminili, che possono essere rappresentate da:

  • rimozione dell’ovaie (ovariectomia);
  • insufficienza ovarica primitiva;
  • disordini endocrinologici dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonade;
  • radioterapia;
  • assunzione di farmaci chemioterapici o di farmaci anti-estrogenici (ad esempio danazolo e leuprolide, possibili terapie per l’endometriosi);
  • presenza di fibromi;
  • la terapia per il carcinoma al seno (per effetto diretto della chemioterapia o per l’impiego di taluni farmaci definiti inibitori delle aromatasi).

I sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale

I sintomi più comuni dell’atrofia vulvo-vaginale sono dolore o fastidio durante i rapporti sessuali (definito “dispareunia”), che può avere un impatto importante sull’attività sessuale e comportare un profondo calo della libido (accentuato dal concomitante calo del testosterone nella fase post-menopausa).

Inoltre, tale condizione sarà caratterizzata dalla presenza di secchezza vaginale, prurito, perdite vaginali, incontinenza urinaria, bruciore durante la minzione e predisposizione ad andare incontro ad infezioni ricorrenti ai genitali che possono avere un impatto importante sulla qualità di vita delle donne affette.

Come fare la diagnosi

Quest’affezione può essere diagnosticata da uno/a specialista ginecologo/a durante una visita ginecologica. È importante che il medico effettui una raccolta anamnestica adeguata, volta ad escludere possibili altre cause alla base del fenomeno (come fenomeni irritativi locali dati da una concomitante infezione delle vie genito-urinarie). Non esistono attualmente in letteratura dei criteri univoci e condivisi che possano supportare tale diagnosi, sebbene un’alterazione del pH vaginale (con valori > 5), la presenza di tutti o parte dei sintomi sopra menzionati ed il carattere oggettivo di modificazioni vaginali sono dei parametri fortemente suggestivi per poter effettuare la diagnosi.

Indubbiamente, il criterio più importante è la sensazione di secchezza vaginale che la donna riferisce e che spesso è fortemente impattante sulla quotidianità della stessa. Nell’ambito della diagnosi differenziale, può essere utile effettuare test di laboratorio (tra cui esame chimico-fisico delle urine, urinocoltura, test antigenici per i più comuni patogeni responsabili di infezioni sessualmente-trasmesse, tamponi vagino-ureterali) al fine di escludere un’infezione genito-urinaria come causa predominante del quadro.

Ancor’oggi, nonostante la promozione ed attenzione maggiore rispetto al passato sulla salute sessuale della donna, il problema è spesso mis-diagnosticato. Pertanto, sarà perentorio per il medico indagare adeguatamente sui sintomi al fine di garantire interventi terapeutici tempestivi.

Possibilità terapeutiche per l’atrofia vulvo-vaginale

Esistono varie strategie terapeutiche che possono essere impiegate per il disturbo. Tipicamente queste possono includere trattamenti non-ormonali ed ormonali.

Più comunemente, l’atrofia vulvo-vaginale può essere trattata attraverso terapie ormonali che si avvalgono dell’impiego di gel, ovuli, tavolette e creme che riducono la secchezza vaginale. La terapia sostitutiva ormonale può essere assunta per via sistemica (quindi per via orale) oppure topica (attraverso creme vaginali che possono essere applicate quotidianamente). Gli estrogeni locali vengono utilizzati a basso dosaggio ed hanno un profilo di sicurezza abbastanza elevato, con pochi effetti collaterali legati al loro impiego. Gli studi, inoltre, hanno mostrato come la terapia sistemica (HRT) allevi i sintomi nel 75% dei casi, mentre quella locale si dimostri efficace nell’80-90 % dei casi.

Durante i rapporti sessuali possono essere impiegati dei lubrificanti appositi. L’impiego, inoltre, quotidiano di gel idratanti a base di acido ialuronico può migliorare lo stato dell’epitelio vaginale.

In alcuni casi si è rilevata efficace la terapia ormonale sostitutiva con l’ospemifene, un modulatore dei recettori degli estrogeni che agisce specificatamente sulla mucosa vulvo-vaginale.

Un trattamento di ultima generazione è rappresentato dalla terapia laser, estremamente innovativa, indolore e che non prevede l’uso di anestesia. Il laser stimola il ringiovanimento vaginale limitando la riduzione delle pareti della vagina, permettendo un miglioramento a livello di idratazione e elasticità.

Sarà, quindi, compito e premura del ginecologo curante consigliare la terapia più adeguata caso per caso in base alle esigenze della paziente.

Fonti bibliografiche:

  • Topical estrogens and non-hormonal preparations for postmenopausalvulvovaginal atrophy: An EMAS clinical guide;
  • Humanitas, Atrofia vulvovaginale;
  • National Library of MedicineVaginal Atrophy.