Pensate ad organizzare una cena. Avete preparato tutto, dal cocktail fino al dolce. Ed avete invitato le persone che volevate. Poi, all’ultimo momento si inseriscono alcuni ospiti inattesi che fanno andare in fumo tutto il vostro lavoro. Ebbene, qualcosa di simile potrebbe avvenire anche quando si fanno i conti con l’asma bronchiale, una delle malattie più diffuse che letteralmente “toglie” il respiro, specie nelle sue forme più serie.
I farmaci comunemente impiegati per controllare l’attacco e la crisi respiratorio, ovvero i derivati del cortisone, in alcune persone potrebbero stimolare la produzione di specifici fattori di crescita che in qualche modo rendono meno utile il trattamento. Così, come accade per una cena in cui gli invitati aumentano senza che ne siate stati informati, anche nella cura della malattia c’è il rischio che tutto non vada come dovrebbe. A lanciare questa ipotesi, in particolare per chi soffre di asma grave (più o meno il 5% degli asmatici) è un’originale ricerca apparsa su Science Translational Medicine condotta dagli esperti dell’Università Rutgers.
Cosa accade nelle vie respiratorie
Lo studio ha tentato di rispondere ad una questione basilare. Per le persone che più soffrono di crisi asmatiche serie, infatti, a volte capita che le cure in urgenza per dilatare i bronchi e ridurre l’infiammazione siano meno efficaci. Ed ha portato a capire che l’inalazione di derivati del cortisone, che si fa proprio per combattere la fame d’aria che si presenta in modo così imponente, potrebbe avere un effetto paradosso.
In pratica potrebbe stimolare in chi soffre di asma severa all’interno delle cellule della mucosa dei bronchi la secrezione di fattori di crescita: tecnicamente si chiamano fattore di crescita dei fibroblasti (FGF) e fattore di crescita per le colonie granulocitarie (G-CSF) . Per arrivare a questa conclusione gli esperti hanno messo a confronto le cellule dei bronchi di persone con asma grave, con asma meno seria e sane. Poi sono andati a vedere quali geni risultavano attivati in queste popolazioni, con conseguente “partenza” di processi invisibili ma di grande significato.
Risultato: si è visto che solo nelle persone con asma grave si “muovevano” i geni responsabili della produzione dei fattori di crescita come FGF e G-CSF. Purtroppo, in questi malati questi fattori di crescita diventano “nemici” dei farmaci derivati del cortisone impiegati per trattare la situazione. Studiando negli animali cosa avviene, gli esperti hanno visto che se si blocca la sintesi di questi fattori di crescita i derivati del cortisone possono agire liberamente e in modo corretto.
Quando si parla di asma severa?
L’asma interessa dall’8 al 10 per cento della popolazione. È importante ricordare che si può presentare anche in età adulta o anziana e normalmente può essere gestita con i trattamenti comuni, a patto che siano seguiti secondo le indicazioni. Spesso infatti capita che quando una persona sta bene smette di assumere i farmaci per inalazione e pone le basi per peggiorare la situazione nel tempo o addirittura per trovarsi con una crisi gravissima che porta al pronto soccorso.
Solo le cure regolari, visto che l’infiammazione c’è anche quando si respira apparentemente bene, consentono di affrontare al meglio la patologia nel tempo e limitare eventuali peggioramenti. Non per nulla, la prima domanda che gli esperti fanno ad una persona con asma che riferisce di sentirsi poco bene, è proprio la fatidica “ma lei segue bene il trattamento?”.
Tuttavia gli pneumologi non negano che ci siano casi in cui l’asma diventa veramente grave: il quadro va sospettato quando sono comune presenti fastidi alla respirazione nonostante la terapia a dosi massime, quando la tosse secca si fa drammaticamente fastidiosa, quando la notte ci si sveglia con un’improvvisa fame d’aria, quando anche qualche passo più veloce per prendere l’autobus diventa un ostacolo insormontabile.
In queste situazioni occorre che il malato parli prima di tutto con il suo medico curante che dovrà anche valutare se il paziente ha bisogno di terapia con cortisonici per bocca in modo costante, perché questo indica proprio che occorre approfondire il quadro e fa sospettare sulla gravità della malattia respiratoria. Poi, sul fronte delle cure, caso per caso lo specialista può valutare se è necessario il ricorso ad un trattamento “personalizzato” con farmaci biologici.