Angina pectoris: sintomi, diagnosi e cure

Il dolore al petto, anche definito angina pectoris, può essere spia di una malattia cardiovascolare. Ecco quando può presentarsi e quali trattamenti adottare.

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Antonina Distefano

Medico Chirurgo

Medico chirurgo abilitato presso l'Università degli Studi di Catania, è specializzata in Cure Palliative e Terapia del dolore.

Le malattie cardiovascolari sono note per il loro carattere insidioso, soprattutto perché non sempre si manifestano per tempo. Quello che può invece accadere è che si verifichino sintomi improvvisi, tra cui il dolore al petto, anche definito angina pectoris.

La pressione e la sensazione dolorosa al torace, ma anche al collo, alla mandibola, al braccio sinistro devono costituire motivo di allarme, al punto da dover chiamare il pronto intervento.

Che cos’è l’angina pectoris

Si tratta di un dolore, dunque è un sintomo, che si verifica nel momento il cui il cuore non riceve l’ossigeno trasportato dal flusso sanguigno. L’angina pectoris indica che qualcosa non va e può sottendere la presenza di una condizione cardiaca. L’angina può essere:

  • stabile, ovvero quando il dolore è provocato, ad esempio, da una sessione di attività fisica intensa e può essere trattata con riposo e medicinali adeguati;
  • Questo tipo di angina arriva improvvisamente, senza che ci siano fattori scatenanti noti e la sintomatologia perdura anche se si osserva un periodo di riposo. In virtù di queste considerazioni, l’angina pectoris instabile rappresenta un’emergenza medica poiché il cuore non sta funzionando correttamente e il paziente rischia di avere un ictus o un infarto.

Quali sono i sintomi dell’angina pectoris

L’angina pectoris può manifestarsi con sintomi lievi, appena percettibili e fastidiosi, oppure con segnali più forti che comprendono:

  • pressione o dolore al petto;
  • sudorazione abbondante;
  • nausea/vomito;
  • senso di affaticamento;
  • respirazione veloce;
  • dolore simile a quello di un’indigestione.

Il dolore spesso si espande anche in altre parti del corpo, che comprendono spalle, mandibola, collo, schiena, braccio sinistro. Nel caso dell’angina stabile, i sintomi possono durare per qualche minuto e poi migliorare con un po’ di riposo; diversamente, se si verifica l’angina instabile, i segni vanno avanti per molto tempo e potrebbero non rispondere alle cure impiegate in caso di angina stabile.

Quali sono le cause dell’angina pectoris

A provocare l’angina è una riduzione del flusso sanguigno al cuore. Questa evenienza può verificarsi quando sono presenti alcuni problemi alle arterie coronarie – vasi sanguigni deputati al trasporto del sangue al cuore – al punto da ridurre o impedire l’arrivo del sangue al muscolo cardiaco.

Ci sono diversi fattori che nel corso della vita di un uomo possono portare all’aterosclerosi, un processo in cui i depositi di grasso, con il tempo, vanno ad accumularsi lungo le arterie, riducendone così il lume interno e determinando la riduzione dell’apporto sanguigno. Se a riposo il cuore necessita di una quantità modesta di sangue, quando compie uno sforzo la richiesta aumenta in modo esponenziale. Va da sé che se le coronarie sono più ristrette per l’aterosclerosi, il sangue avrà difficoltà ad arrivare al cuore, dando il via alla manifestazione dell’angina.

Quali sono i fattori di rischio dell’angina pectoris

Tutto ciò che in un certo senso richiede uno sforzo importante da parte del cuore (dunque più sangue) e che causa il restringimento delle arterie, può causare l’angina pectoris. Di conseguenza, tra i principali fattori di rischio di questo sintomo ci sono:

  • l’età. In età avanzata crescono le possibilità di andare incontro ad angina pectoris per via della graduale formazione delle placche lungo le parteti delle arterie;
  • la presenza di condizioni come il diabete, l’ipertensione (pressione alta del sangue)
  • familiarità;
  • tutte le situazioni che possono causare stress;
  • sovrappeso;
  • scarsa attività fisica;
  • eccesso di alcol;
  • fumo, perché danneggia le pareti arteriose;
  • un’alimentazione sregolata, per lo più a base di grassi e zuccheri raffinati. Anche eccedere con il sale o con i cibi salati contribuisce allo sviluppo delle malattie cardiovascolari;
  • livelli alti di colesterolo nel sangue, in particolare di colesterolo LDL (cattivo) composto per lo più da grassi e solo da una parte da proteine;
  • sindrome metabolica.

Come abbiamo visto, alcuni di questi fattori (ad esempio l’età e la familiarità) non possono essere modificati, ma è possibile impegnarsi per ridurre gli altri. Mangiare bene, fare movimento, tenere sotto controllo l’alimentazione, sono solo alcune delle strategie utili a ridurre il rischio di sviluppare l’angina pectoris.

Diagnosi dell’angina pectoris

In presenza di dolore al petto, il medico parte da una valutazione clinica che prevede la misurazione del peso e della pressione arteriosa. Per giungere a una diagnosi, è di grande rilievo il racconto della storia del paziente, dunque se i sintomi sono comparsi a seguito di uno sforzo fisico, da quanto tempo e con quale intensità si manifestano, quali sono le abitudini quotidiane (alimentazione, fumo, alcol), se in famiglia ci sono casi con diagnosi di malattie cardiovascolari.

Per comprendere se l’arteriosclerosi può essere causa dell’angina, il medico può procedere con la prescrizione di esami di routine quali:

  • le analisi delle urine, utili per valutare la funzionalità dei reni;
  • le analisi del sangue per rilevare i livelli di colesterolo e di zuccheri nel sangue.

Qualora il medico di base sospettasse l’angina, potrebbe prescrivere una visita specialistica presso un cardiologo. Gli esami indispensabili per la diagnosi effettiva di angina sono:

  • l’elettrocardiogramma (ECG). Registra l’attività elettrica del cuore ed è utile per rilevare eventuali danni al muscolo cardiaco e aritmie;
  • l’elettrocardiogramma da sforzo. In questo caso, il paziente cammina su una pedana o su una cyclette, dunque mentre sta eseguendo uno sforzo fisico, e nel frattempo viene monitorata la capacità di funzionamento del cuore. Questo tipo di esame è indispensabile per valutare la gravità della malattia e per comprendere quali sono i livelli di esercizio adatti al paziente;
  • la coronarografia. Viene eseguita per valutare la gravità delle lesioni coronariche nel momento in cui si prende in considerazione la possibilità di un intervento, come quello di bypass aorto-coronarico.

Se i sintomi sono gravi e si sospetta la forma instabile di angina, si procede tenendo sotto stretta osservazione il paziente. Questo si traduce in un ricovero ospedaliero in cui vengono eseguiti diversi esami come quelli del sangue e quelli per comprendere la presenza di possibili danni al muscolo cardiaco. Il tutto avviene in tempi brevi poiché, come abbiamo visto, questa forma di angina può portare a complicazioni anche gravi che devono essere evitate.

Quali sono le complicazioni dell’angina pectoris

Tra le complicazioni più rilevanti dell’angina pectoris ci sono:

  • l’ictus;
  • l’infarto;
  • la depressione;
  • l’ansia.

Le ultime due condizioni sono legate per lo più alla cronicità dell’angina pectoris. Se avverti spesso un senso di vuoto o ti senti giù, valuta un percorso personalizzato con un professionista della salute mentale. Oltre ai farmaci per gestire l’ansia e la depressione, la terapia cognitivo-comportamentale può rappresentare un valido aiuto per affrontare con maggiore serenità la cronicità dell’angina pectoris.

Quali sono i trattamenti dell’angina pectoris

L’angina pectoris viene trattata a seconda della causa scatenante. Gli obiettivi sono: ridurre il rischio di sviluppare complicazioni e migliorare il flusso sanguigno al cuore. Una volta ricevuta la diagnosi, il medico potrebbe proporti di intraprendere una terapia che comprenda l’assunzione di farmaci tra cui:

  • quelli per tenere a bada la pressione del sangue;
  • gli anticoagulanti, per ridurre il rischio di coagulazione del sangue, di conseguenza il rischio di infarto e ictus;
  • quelli specifici da prendere in caso di angina (la nitroglicerina);
  • quelli per favorire la riduzione dei livelli alti di colesterolo;
  • i betabloccanti, i quali rendono i battiti cardiaci più lenti evitando così che l’angina si sviluppi a seguito di uno sforzo.

Alla terapia farmacologica, che può prevedere l’assunzione anche di più medicinali, devono essere poi associati dei miglioramenti/cambiamenti nello stile di vita, legati soprattutto all’alimentazione e all’attività fisica.

Quando i farmaci non hanno restituito i risultati sperati, si prende in considerazione l’intervento chirurgico. I principali sono:

  • l’angioplastica coronarica, in cui viene inserito un piccolo catetere provvisto di palloncino alla sua estremità che viene condotto fino all’arteria coronaria ristretta. Qui, viene gonfiato il palloncino per allargare il lume dell’arteria e il chirurgo procede inserendo uno stent per tenerla aperta;
  • il bypass coronarico, in cui vengono creati ex novo canali per far fluire il sangue dalle aorte alle coronarie. I condotti impiegati possono essere prelevati dalla parete interna del torace o dalle gambe.

Come prevenire l’angina pectoris

Le malattie cardiovascolari, nella maggior parte dei casi, si sviluppano a seguito di uno stile di vita sregolato che va avanti da molto tempo. Intervenendo su di essi, è possibile ridurre le possibilità che si manifestino. Ecco cosa fare:

  • evitare di fumare o intraprendere un percorso graduale per smettere;
  • ridurre il proprio peso, se ci sono dei chili in eccesso;
  • seguire un piano alimentare adeguato e personalizzato (specie se sono presenti delle patologie), in cui dare largo spazio a frutta, cereali, verdure e legumi. Da evitare o da ridurre al minimo sono invece i cibi grassi, i fritti, i condimenti e le salse, i cibi pronti;
  • limitare il consumo di alcolici;
  • prendere i farmaci indicati dal proprio medico;
  • fare attività fisica o impegnarsi a muoversi ogni giorno;
  • ridurre le situazioni che possono sviluppare stress e ansia.

Quando contattare il medico

Ci sono casi in cui l’angina pectoris si manifesta successivamente ad una diagnosi avvenuta in precedenza. La prima cosa da fare è assumere i farmaci prescritti dal proprio medico ed attendere alcuni minuti; se i sintomi persistono o si fanno intensi, è bene non attendere, ma chiamare subito i soccorsi.

Se ti è stata diagnosticata l’angina pectoris, è importante prendere nota di eventuali sintomi che di solito compaiono e se questi si presentano in modo differente o sono diversi, si consiglia di chiamare il proprio medico ed esporre la situazione. Contatta il medico ogniqualvolta hai dubbi sui farmaci che stai assumendo e sull’eventuale presenza di effetti collaterali, come anche se non ti trovi bene con il piano terapeutico che stai seguendo.

In conclusione, l’angina pectoris è un sintomo (più o meno intenso) che potrebbe essere spia di una condizione anche rilevante a carico del cuore. Per questo motivo, se si dovesse manifestare dolore al petto o segnali come quelli descritti sopra, è sempre bene sentire il proprio medico e valutare gli esami da seguire. Diversamente, se i sintomi sono rilevanti, si consiglia di recarsi il prima possibile al pronto soccorso.

 

Fonti bibliografiche: