Chi ha visto Il discorso del Re ricorda bene quella tensione silenziosa, la spia rossa, il microfono davanti, la voce che deve essere sicura e arrivare lontana, fino a un Paese intero e oltrepassare i confini raggiungendo anche le ex colonie, oggi Paesi del Commonwealth, che hanno il Sovrano come capo di Stato. È cinema, certo, ma è anche storia.
Perché il messaggio di Natale del Sovrano britannico nasce proprio lì: dal bisogno di parlare a un popolo nei momenti più importanti, usando la parola come strumento di unione. Da quasi un secolo, ogni 25 dicembre, quella voce torna puntuale nelle case del Regno Unito e del Commonwealth. Una tradizione che nasce da un’idea: creare un ponte tra chi regna e il suo popolo.
In Gran Bretagna, nel giorno di Natale c’è un momento in cui il tempo sembra fermarsi: le famiglie si riuniscono e poco dopo il pranzo accendono la tv o la radio per ascoltare il discorso del re, oggi Carlo III. Alle 15.00 in punto, la BBC e altre reti web e tv trasmettono le parole del Sovrano: una tradizione natalizia, un rito collettivo che, per milioni di persone nel Regno Unito e nel Commonwealth, è diventato parte integrante della giornata.
Indice
Il primo messaggio reale di Natale via radio
Il primo Christmas Broadcast viene trasmesso il 25 dicembre 1932 con Giorgio V, per inaugurare l’Empire Service (oggi World Service). L’idea viene proposta anni prima dal fondatore della BBC John Reith, ma il Re inizialmente rifiuta: la radio gli sembra un mezzo “da intrattenimento”, non adatto a un messaggio personale. Poi cambia tutto: la moglie, la Regina Mary, e il Primo Ministro lo incoraggiano; lui fa visita agli studi della BBC nell’estate del 1932 e alla fine si convince.
Il “dietro le quinte” del discorso del Re
Il discorso di Natale di Re Giorgio V è pensato come il momento culminante di un programma radiofonico di un’ora, un vero viaggio sonoro intorno al mondo: parte da Londra e tocca Cardiff, Belfast, Edimburgo e Dublino, attraversa l’Atlantico fino a Halifax, Montreal, Winnipeg e Vancouver, prosegue verso Wellington, Sydney e Brisbane, arriva a Città del Capo e Gibilterra, per concludersi infine a Sandringham, dove la famiglia reale trascorre tradizionalmente il Natale. Proprio qui viene allestito uno studio temporaneo, in un piccolo ufficio un tempo utilizzato dal segretario privato del Re, Francis Knollys.
Per permettere alla voce del Sovrano di raggiungere ogni angolo dell’Impero, i microfoni di Sandringham vengono collegati tramite le linee telefoniche delle Poste alla sala di controllo della BBC Broadcasting House; da lì il segnale viene rilanciato sull’Home Service e sull’Empire Broadcasting Station di Daventry, dotata di sei trasmettitori a onde corte. Il General Post Office consente la diffusione anche in Australia, Canada, India, Kenya e Sudafrica.

L’ora giusta per tutto l’Impero
L’orario scelto è quello delle 15.00, ritenuto il più adatto per raggiungere il maggior numero possibile di Paesi, anche se il discorso inizia in realtà alle 15.05. Prima della trasmissione, Giorgio V effettua diverse prove vocali per individuare la posizione migliore dei microfoni e riceve solo istruzioni essenziali: riconoscere la spia luminosa che segnala quando la trasmissione è “in onda” per evitare rumori di fondo, come il fruscio dei fogli.
Nessuna vera preparazione tecnica, solo concentrazione. Il testo conta meno di 300 parole, dura appena due minuti e mezzo ed è preparato con l’aiuto di Rudyard Kipling – vincitore del Nobel per la letteratura e autore di molte opere, tra cui Il libro della giungla. Per la prima volta nella storia, la monarchia entra nelle case, senza filtri.
Il discorso è incentrato sui progressi tecnologici che hanno permesso la trasmissione del messaggio in tutte le parti del mondo e viene prestata molta attenzione all’uso di un linguaggio semplice e accessibile, di facile comprensione per tutti. Il messaggio è ascoltato da oltre 20 milioni di persone in tutto il mondo, un grande successo come testimoniano gli articoli dei giornali dell’epoca. Giorgio V registrerà il discorso di Natale per tutto il resto del suo regno, l’ultimo nel 1935, poche settimane prima della sua morte.
L’abdicazione e la Seconda guerra mondiale
L’anno successivo il messaggio natalizio salta perché pochi giorni prima, l’11 dicembre, viene fatto un discorso che cambia il corso della storia, quello di abdicazione di Edoardo VIII.
Con la guerra, il discorso diventa ancora più centrale. Giorgio VI, dal 1939, parla a un Paese in armi: tono, parole e riferimenti servono a tenere insieme una comunità in emergenza. Il film Il discorso del Re è incentrato sulla figura di Giorgio VI e racconta il percorso del sovrano per superare la balbuzie e le difficoltà nel parlare in pubblico. E quando, nel 1952, tocca a Elisabetta II salire al trono, la formula è ormai un appuntamento fisso e la Regina registra dalla stessa scrivania utilizzata dal padre e dal nonno.

Dalla radio alla TV
Il passaggio decisivo avviene nel 1957, quando Elisabetta II registra il messaggio che verrà trasmesso per la prima volta in tv. Questo debutto viene descritto dalla Regina durante il discorso: “Venticinque anni fa mio nonno trasmise il primo di questi messaggi natalizi. Oggi è un altro giorno storico perché la televisione ha reso possibile a molti di voi di vedermi nelle vostre case il giorno di Natale. La mia famiglia spesso si riunisce per guardare la televisione, come sta facendo in questo momento, ed è così che immagino voi adesso. Spero vivamente che questo nuovo mezzo di comunicazione renda il mio messaggio natalizio più personale e diretto. È inevitabile che io appaia una figura piuttosto distante a molti di voi. Un successore dei re e delle regine della storia; qualcuno il cui volto può essere familiare sui giornali e nei film, ma che non tocca mai veramente le vostre vite personali. Ma ora, almeno per alcuni minuti, vi do il benvenuto nella pace della mia casa”.

Da lì in poi il discorso non racconta soltanto il Natale: lo mette in immagine, con l’albero, la scrivania e le fotografie di famiglia sullo sfondo.
Negli anni successivi cambiano anche le modalità produttive: dal 1960 le trasmissioni vengono registrate in anticipo per consentire una diffusione più comoda nei Paesi del Commonwealth; nel 1969, al posto del discorso, va in onda il documentario Royal Family e l’assenza del messaggio suscita tale reazione da rendere necessario un chiarimento pubblico scritto.
Il discorso in 3D e via web
Nell’anno del Giubileo di Diamante di Elisabetta II, il 2012, la trasmissione natalizia viene registrata, per la prima volta, in 3D, a dimostrazione di quanto questo rito abbia saputo adattarsi ai linguaggi del suo tempo. La pianificazione della trasmissione inizia con mesi di anticipo, quando la Regina decide i temi che desidera affrontare. Nel libro The Other Side of the Coin, Angela Kelly, storica stylist personale della Regina Elisabetta, racconta il meticoloso lavoro che precede la registrazione del discorso di Natale.
Settimane prima di ogni registrazione, negli anni del regno di Elisabetta II, Angela Kelly si coordina con la produzione incaricata di allestire il set per capire quali colori dominano lo sfondo, qual è l’inquadratura e come viene decorato l’albero. Solo a quel punto inizia la selezione degli abiti: ne sceglie diversi, poi valutati insieme alla produzione per individuare quello più adatto. Il verde viene quasi sempre escluso perché rischia di confondersi con l’albero, mentre il rosso viene utilizzato raramente, poiché difficile da rendere nitido in ripresa.
Il discorso di Natale di Carlo III
Carlo III mantiene la tradizione della madre ma il sovrano punta sugli argomenti più contemporanei a lui cari: inclusività, comunità, cura e fa spesso riferimenti all’attualità e ai temi sociali.

Nel 2024, ad esempio, il Re sceglie un luogo altamente simbolico per registrare il messaggio: la Fitzrovia Chapel, la cappella dell’ex Middlesex Hospital di Londra, rompendo con la cornice più tradizionale delle residenze reali. La scelta viene letta come un segnale legato anche all’anno complesso vissuto dalla famiglia, segnato da problemi di salute e da un racconto pubblico più fragile e umano, una vicinanza senza precedenti con il popolo suggerita anche dalla scelta della location.
Nel discorso, il Re ha espresso gratitudine per medici e infermieri e ha parlato delle incertezze legate alla malattia, ricordando inoltre conflitti e fratture sociali, con un invito alla compassione e al sostegno reciproco.
Il discorso, nato per tenere insieme un vasto Impero via onde corte, oggi unisce persone e popoli lontanissimi con un gesto decisamente tradizionale: ascoltare, insieme, la stessa voce nello stesso momento.