Con i suoi 96 anni di vita vissuta Elisabetta II è stata la regina dei record, a partire dal lungo periodo di regno: 70 anni e 214 giorni. Seconda solo a Luigi XIV, il Re Sole, è riuscita a battere di 100 giorni anche il Re Bhumibol Adulyadej (Rama IX) di Thailandia ed è stata la prima donna al mondo a regnare così a lungo superando anche la trisavola, la Regina Vittoria, che regnò 63 anni e 216 giorni.
Ad un anno dalla scomparsa è ancora la protagonista delle copertine di magazine e di libri che raccontano la sua vita, pubblicati in tutto il mondo. Elisabetta II ha attraversato generazioni, guerre, attentati e non ultima la pandemia del 2020 con il suo aplomb, i suoi outfits che l’hanno resa un’icona di stile e la devozione verso il suo popolo e il suo ruolo istituzionale, tenendo fede sempre alle parole rivolte al Commonwealth pronunciate via radio nel giorno del suo ventunesimo compleanno: “Dichiaro davanti a tutti voi che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo”.
E così nella sua Londra ha festeggiato tutti i giubilei possibili: i 25 anni per quello d’argento, i 50 d’oro, i 60 di diamante, i 65 di zaffiro e i 70 di platino.
Indice
La scelta dello zio che le cambiò la vita
Il futuro di Elizabeth Alexandra Mary, nome completo di sua Maestà, era totalmente diverso alla nascita perché non sarebbe dovuta diventare Regina, ma il destino scelse per lei una strada diversa: lo zio Edoardo VIII rinunciò alla corona per sposare Wallis Simpson e lei a soli 10 anni divenne erede al trono.
Lilibet o Cavolfiore
In famiglia la chiamavano tutti Lilibet – perché da piccola non riusciva a pronunciare il suo nome – ad eccezione del marito Filippo che la chiamava affettuosamente “cabbage”, cavolfiore, un’espressione che probabilmente il principe aveva preso in prestito dal francese “mon petit chou”.
La famiglia di Elisabetta è sempre stata molto unita e il padre, Re Giorgio VI, era solito parlare delle sue figlie dicendo: “Lilibet è il mio orgoglio. Margaret è la mia gioia”.
Elisabetta e la guerra
Elisabetta nel 1945 entrò nell’Auxiliary Territorial Service, ovvero il corpo ausiliario e volontario delle donne che si unirono all’esercito durante la Seconda guerra mondiale, dove si formò come meccanico. Fu il primo componente femminile della famiglia reale a entrare nelle forze armate a tempo pieno. Durante questo periodo imparò a guidare anche le ambulanze e negli anni l’abbiamo vista molto spesso alla guida delle sue auto. Poiché le patenti erano emesse a nome della Regina, lei stessa non ha mai avuto bisogno di averne una. La stessa cosa è accaduta con il passaporto: Elisabetta II ha potuto fare 270 visite ufficiali in 110 Paesi del mondo, coprendo oltre il 60% della Terra, senza il documento d’identità.
È stata la prima sovrana britannica a visitare la Russia e la Cina, ha incontrato 13 presidenti degli Stati Uniti, tantissimi capi di stato di tutto il mondo e 5 papi.
La Regina e il francese
Durante queste visite ha potuto parlare anche in francese, lingua imparata in giovane età. Nel 2014 ha tenuto un discorso al banchetto di Stato parlando proprio in francese, stupendo molti tra i presenti. Secondo il sito ufficiale della famiglia reale, “si tratta di un’abilità che ha dato buoni frutti alla Regina, che ha spesso motivo di usarla quando parla con ambasciatori e capi di Stato di Paesi francofoni e quando visita aree francofone del Canada”.
Il colpo di fulmine
Ad accompagnarla in questi viaggi molto spesso era il marito Filippo, conosciuto ufficialmente nel 1934 al matrimonio della Principessa Marina di Grecia e del Principe Giorgio, Duca di Kent. In realtà il colpo di fulmine avvenne successivamente, nel 1939, all’accademia navale di Dartmouth frequentata da Filippo e dopo una fitta corrispondenza epistolare andata avanti per tutti gli anni della guerra finalmente nel 1947 si celebrarono le nozze.
Imprevisto prezioso al matrimonio
Il diadema scelto per il giorno del matrimonio era la Queen Mary Russian Fringe tiara, creata nel 1919 per la nonna, la Regina Mary, con le pietre del collier che le aveva regalato per le nozze la Regina Vittoria. La tiara quel giorno cadde e si spezzò. Dopo un attimo di panico la madre di Elisabetta – che aveva lo stesso nome della figlia – imperturbabile, esclamò: “ci sono molti altre tiare che puoi scegliere!”. In pochi minuti però la tiara venne risaldata e la futura Regina arrivò all’altare sorridente in un vestito dello stilista britannico Norman Hartnell che ha disegnato alcuni degli abiti più iconici di Elisabetta, tra cui quello dell’incoronazione. Per l’abito da sposa prese ispirazione da La Primavera di Botticelli.
La guerra era appena finita e la futura Regina usò i suoi buoni di razionamento, ricevendo in dono anche 200 buoni dal governo britannico, per acquistare il materiale necessario a creare il suo bellissimo abito da sposa.
I bachi da seta, una questione di Stato
Il Primo Ministro inglese chiamò Norman Hartnell per chiedere la provenienza dei bachi da seta utilizzati per il filo del tessuto, dopo che in Parlamento si era alzata la polemica sul fatto che potessero arrivare dai “nemici” giapponesi e italiani. Venne subito rassicurato: i bachi erano “amici” e provenivano dal Kent e dalla Cina.
L’amore per gli animali
In luna di miele a fare compagnia ai due neo sposi c’era il primo corgi personale di Elisabetta, Susan, che le era stato regalato nel 1944. Si dice che da allora abbia avuto più di 30 corgi, molti di essi discendenti da Susan.
I corgi della Regina avevano una stanza speciale a Buckingham Palace. Darren McGrady, uno chef che ha lavorato a palazzo per 15 anni, ha raccontato: “Dormivano in piccole ceste di vimini nella stanza dei corgi e venivano accuditi da due camerieri chiamati Doggie 1 e Doggie 2”.
La regina introdusse anche una nuova razza di cani, i “dorgi”. Il dorgi è un incrocio tra un bassotto e un Welsh corgi. Questo ibrido è nato quando uno dei corgi della Regina Elisabetta si è accoppiato con il bassotto Pipkin della Principessa Margaret.
I cigni e i delfini del Regno Unito erano della Regina
Oltre ai cani e ai cavalli, sua grande passione, la Regina era anche proprietaria di tutte le balene, gli storioni e i delfini presenti nelle acque del Regno Unito: per uno statuto del 1324 valido ancora oggi, queste specie sono riconosciute come “pesci reali”. Anche i cigni appartenevano tecnicamente alla Regina e oggi a Re Carlo. “Già nel XII secolo, la Corona rivendicava la proprietà di tutti i cigni del Paese perché gli uccelli erano molto apprezzati come prelibatezze in occasione di banchetti e feste”, spiega il Reader’s Digest.
A questi vanno sommati tutti gli animali che le sono stati regalati nel corso del suo regno: elefanti, canguri, coccodrilli, bradipi e giaguari che spesso la Sovrana ha donato allo zoo di Londra.
Oltre agli animali e ad altri regali bizzarri e non, la Regina riceveva circa 200-300 lettere al giorno. Ne sceglieva alcune da leggere personalmente e poi faceva rispondere i membri del suo staff, come riportava il sito ufficiale della royal family: “La Regina riceve quotidianamente quasi tutta la sua corrispondenza da uno dei suoi segretari privati e si interessa molto alle lettere che riceve”.
I due compleanni
Tante lettere e biglietti di auguri arrivavano per il suo compleanno il 21 aprile, anche se la Regina, come tutti i monarchi britannici dal 1748, ne ha sempre festeggiati due. Il primo è l’effettivo anniversario del giorno in cui è nata e il secondo è quello ufficiale che veniva festeggiato a giugno, il Trooping the Colour.
La Regina Elisabetta, una donna di potere
Per quanto riguarda il suo ruolo pubblico, non è stato mai possibile definire la Regina dal punto di vista sociale e politico perché è sempre rimasta sopra le parti. È quindi impossibile definirla femminista, ma oltre ad essere un esempio di “donna al potere” nel 2004 ha ospitato un pranzo “Women of Achievement” a Buckingham Palace. L’evento è stato il primo in assoluto per sole donne a svolgersi a Palazzo. Donne del mondo degli affari, della politica, della moda e delle arti sono state invitate tutte insieme a pranzo con Sua Maestà. Tra gli ospiti c’erano ad esempio la scrittrice di Harry Potter, J.K. Rowling, la modella degli anni ’60 Twiggy e la top model Kate Moss. In un mondo di uomini lei è riuscita per prima a farsi rispettare come Sovrana e soprattutto come donna. La Regina ha anche cambiato la legge che favoriva i maschi rispetto alle femmine nella linea di successione, facendo rimanere Charlotte dietro George senza essere scavalcata dal piccolo dei Galles, Louis.
Elisabetta II e Nelson Mandela
Non solo un occhio di riguardo verso le donne ma anche ai diritti di tutte le minoranze: è storica la sua amicizia con Nelson Mandela, che la nipote Ndileka Mandela ha descritto: “la Regina e mio nonno hanno dimostrato che il vero potere risiede nei cuori e nelle menti delle persone. Perché il loro carattere è il loro mezzo di comunicazione, i loro principi sono la loro politica e i loro valori e le loro virtù sono forti”. Elisabetta pare essersi scontrata più volte con le visioni ultra conservatrici di Margaret Thatcher, soprattutto sulla questione dell’apartheid.
I diritti per tutti e la Brexit
Facendo visita a Mandela e instaurando con lui un rapporto forte e duraturo ha fatto capire la sua posizione pur rimanendo “neutrale”. E così pare abbia fatto sui diritti alle comunità LGBTQ+ firmando subito il Marriage Bill nel 2013, tanto che i giornali il giorno dopo titolarono “Gay save the Queen” o quando ha indossato il cappello blu e giallo, i colori dell’Unione Europea, interpretato come un segnale a sfavore della Brexit, pur non proferendo mai parola sulla questione.
La questione climatica: Elisabetta meglio della Thunberg
Ma non si è risparmiata nemmeno sul clima e con la sua ironia britannica nel 2021 alla COP26 di Glasgow si espose più che in altre occasioni affermando: “È davvero irritante che i leader mondiali sul clima parlino soltanto ma non agiscano, no?”.
La Regina della beneficenza
Il quotidiano inglese The Guardian, giornale da sempre poco a favore della monarchia, ha ricordato che Elisabetta II ha fatto più beneficenza di qualsiasi altro sovrano della storia, sostenendo oltre 2.400 enti di beneficenza solo in Gran Bretagna, 3000 in tutto il mondo, spendendosi in prima persona per raccogliere fondi per oltre 1,7 miliardi di euro.
Elisabetta II e la guerra in Ucraina
Poco prima di morire non è mancato il sostegno da parte della Sovrana al popolo ucraino, al quale ha donato una cospicua somma di denaro tramite le quindici associazioni britanniche che operano in Ucraina. Il tutto senza clamore o dichiarazioni plateali, ma con garbo e riservatezza, le “cifre reali” di sua Maestà.
Una Regina che con il suo modo di fare sempre molto regale, pacato, sorridente ma fermo e imperturbabile ha fatto capire al mondo che si può entrare nei cuori e nella storia anche senza urlare, fare guerre o scalpitare per arrivare per primi, bensì con carisma e determinazione. Per questo rimarrà un esempio per molte generazioni ed è ricordata da tutti nel primo anniversario della sua morte. È stata amata, odiata e sul finale della sua vita adorata, un punto di riferimento per molti. Ha lasciato un grande vuoto e un insegnamento da tenere sempre a mente: “Non prendiamoci troppo sul serio. Nessuno di noi possiede il monopolio della saggezza”.