#SegretiDelCuore

Sono sola a Natale, niente ragazzo, niente amici, dovrò stare in famiglia

Come cavarsela dalla trappola delle festività in famiglia, soprattutto se l'umore è a terra? Ecco qualche idea per uscire indenni dal "Christmas in family" e scoprire che non è poi così male

Marina Mannino

Giornalista

Che tristezza il mio 25 dicembre: non ho il ragazzo, le amiche sono latitanti e io devo stare a casa con i genitori, un fratello più piccolo, la nonna materna. Dopo pranzo arrivano i parenti e gli amici dei miei per i terribili giochi natalizi, e oltretutto mi fanno mille domande. Ma si può, a 17 anni, passare una festa in un modo così deprimente? Datemi qualche idea per non crollare.

Nina

Che noia mortale le feste in famiglia! Quei rituali che si ripetono tali e quali ogni anno, gli auguri di convenienza, gli abbracci senza stringersi, il ragù che bolle, la nonna che borbotta, nostro padre che guarda la tv fingendo di non guardarla, nostra madre che nello stesso momento apparecchia, legge la chat delle amiche, controlla l’arrosto, ci sibila di piantarla di stare al cell e sgrida nostro fratello incollato alla play, i parenti impiccioni che ci tartassano di domande, l’amica di famiglia con la figlia geniale che è sempre più brava di noi… Che tortura! Come sopravvivere a tutto questo (se oltretutto si è anche un po’ tristi)?

Strategia “un giorno da good girl”

D’altronde possiamo farci qualcosa, ormai, se siamo sole, senza amici e incastrate nel Natale familiare? No. Non possiamo fuggire, fingerci morte o mimetizzarci da decorazione natalizia. Facciamo buon viso a cattivo gioco e interpretiamo la parte della “brava ragazza”. Alziamo il sedere dal divano dove siamo sprofondate col naso sullo smartphone e trasformiamoci nella master of ceremony del Natale. Indossiamo qualcosa di carino, rosso e scintillante, sistemiamo con cura gli addobbi, apparecchiamo la tavola come se avessimo a pranzo i principi Kate e William, controlliamo ogni particolare con cura e, se proprio vogliamo fare le splendide, cuciniamo qualcosa noi: sarà il nostro “piatto forte” del menù. Sorridiamo agli ospiti, serviamo gli aperitivi, informiamoci su come sta la cugina un po’ sfigata e come vanno le cose allo zio gay. Facciamo sentire tutti protagonisti, amati, ascoltati. In fondo siamo davvero delle brave ragazze (almeno a Natale).

Strategia “scivolo”

Ricorrere all’effetto “scivolo” funziona in diverse situazioni e soprattutto nelle riunioni di famiglia. Consiste nel farsi scivolare addosso tutti i momenti di frizione o conflitto. Indossiamo il tipico sorriso delle feste e evitiamo di mettere il muso da “signorine sdegnose”. Annuiamo alle richieste di muoverci per dare una mano e facciamolo davvero: aiutiamo nostra madre a sbrigarsela con le pietanze, togliamo i piatti sporchi, ridiamo alle battute sceme del nonno, diamo ragione a tutti e rispondiamo con frasi neutre ma cortesi a domande insidiosissime tipo “Non ce l’hai il fidanzato?”, “Non hai freddo con la pancia scoperta?”, “Non ti sembrano esagerati i Maneskin?” o anche “Non sarai mica una di quelle femministe esagitate?”. Scivolo, scivolo! Tanto anche questa giornata deve finire, no?

Strategia “catastrofe sulla Terra”

Questa strategia è un mix di film distopico, attualità inquietante e ipotesi paradossali. E se, all’improvviso, tutti quelli che sono qui sparissero e restassimo davvero da sole? Magari a causa di una guerra (più vicina di quel che pensiamo), di una catastrofe ambientale (non proprio impossibile) o di un’invasione di alieni decisi ad annientare la Terra (questo è meno probabile)? Guardiamoli bene, tutti questi commensali che troviamo pesanti e banali, e scopriremo che solo l’idea di fare a meno di loro ci sgomenta: riusciamo a vederci senza i genitori polemici, i fratelli rompiscatole, la zia eccentrica, i parenti urlatori? È la nostra gente, il nostro clan, la tribù a cui apparteniamo, che ci ama e che, sì, amiamo anche noi. Senza di loro saremmo perse e irrimediabilmente sole. Allora, per un giorno, godiamoci questa rumorosa e affettuosa famiglia anche se dobbiamo giocare a tombola, col nonno che si addormenta sulla sedia e il cugino che racconta le stesse barzellette ogni Natale.

Strategia “colpo di teatro”

Però, se proprio ci sentiamo giù e al pensiero di affrontare parenti e conoscenti ci viene il magone, ricorriamo al colpo di teatro, ovvero simuliamo il famigerato mal di pancia da ciclo. Possiamo aggiungerci anche il mal di testa, spesso socio del fastidioso disturbo addominale. Se nostra madre ci fulmina con la frase “Ma se ti sono venute una settimana fa?” imploriamola di perdonarci e di coprirci. Pur di non averci in mezzo ai piedi con la faccia da funerale, lo farà. Il mal di pancia da ciclo ha un impatto sicuro: gli uomini non lo capiscono, le donne invece sanno bene che dolore sia. Quindi siamo giustificate a starcene tappate in stanza (“Sì, ho preso l’antidolorifico ma non mi ha fatto ancora effetto, grazie!”). a guardare una serie tv o a scrollare il cell. Però così siamo veramente sole, anche se qualche friend ci scrive su whatsapp. Di là si sbafano il panettone schiamazzando grazie al vino novello portato dagli zii di paese, mentre la mamma strilla felice che ha fatto sette e mezzo. E noi siamo qui con un mucchio di pensieri negativi che ci girano in testa. Vale la pena? Andiamo in sala con gli altri, un assaggio di vino ci farà bene. Domani è un altro giorno. Oggi pensiamo a goderci il Natale e una fetta di pandoro.