Siblings, i fratelli “invisibili” che vivono con la disabilità

Li chiamano gli invisibili, ma la loro presenza è tutt'altro che impercettibile. Stiamo parlando dei fratelli e delle sorelle di persone con disabilità

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Li chiamano i fratelli invisibili, ma la loro presenza nella vita degli altri è tutt’altro che insignificante. Stiamo parlando dei fratelli e delle sorelle di persone con disabilità o neurodiversità, di quelli che gli altri chiamano sibling.

Il termine, che viene dall’inglese, significa semplicemente fratello o sorella. Eppure, da qualche anno si è caricato di un significato ancora più importante, quello che sposta l’attenzione su tutti i fratelli e le sorelle di persone disabili. Tutti quei bambini, ragazzi e adulti che devono convivere, e imparare a farlo, con la disabilità perché questa fa parte della loro vita, anche se in maniera riflessa. Di quelle persone speciali di cui, ancora oggi, si parla troppo poco.

Fratelli e sorelle di persone con disabilità: chi sono i siblings

Avere un fratello o una sorella è qualcosa che cambia la vita. Lo fa perché quella persona che non abbiamo scelto, ma con la quale abbiamo condiviso tanto, e tutto, è destinata a restare per sempre nella nostra vita. Non solo per il ruolo naturale che ricoprono e per quel legame indissolubile che nessuno potrà mai spezzare, ma anche e soprattutto perché un fratello e una sorella possono essere i nostri più grandi amici, dei complici e dei confidenti, i compagni dell’avventura più importante, quella della vita.

E questo è vero anche e soprattutto quando, quei fratelli, sono i compagni di viaggio di bambini, ragazzi e adulti con disabilità. Se è vero, infatti, che per i genitori accudire dei figli è un processo naturale, è altrettanto vero che per i fratelli le cose sono diverse, ma sono destinate a cambiare quando all’interno della famiglia c’è un ragazzo disabile. E questo è vero soprattutto perché fondamentali e diversi saranno i ruoli e le responsabilità ricoperte durante il corso della vita.

I fratelli invisibili

I siblings vengono chiamati anche i fratelli invisibili. Questo perché l’attenzione nei confronti di queste persone, dei loro bisogni emotivi e del loro benessere, è stata per troppo tempo sommersa. Ancora oggi se ne parla davvero molto poco, anche se sono diverse le associazioni che offrono sostegno non solo ai genitori dei ragazzi disabili, ma anche agli altri membri della famiglia.

Un sostegno che è importante e fondamentale sin dall’infanzia, perché è proprio durante la crescita e la formazione che i siblings diventano invisibili, o comunque lo diventano i loro bisogni. “Nell’infanzia può accadere frequentemente che i fratelli/sorelle di bambini disabili sentano di non poter esprimere la propria rabbia, neppure per gioco, nei confronti del fratello, percependolo fragile e vulnerabile” – scrive la psicoterapeuta Federica Gerli sulla piattaforma UnoBravo – “Non riuscendo a capire come mai i genitori dedichino così tante attenzioni al proprio fratello/sorella vivono tali attenzioni come una preferenza verso di loro”.

Le cose cambiano invece durante l’adolescenza. In questa fase, infatti, i siblings sentono di essere responsabili dei loro fratelli o sorelle con disabilità. E questo, naturalmente, fa sì che la cura dell’altro vada davanti a ogni bisogno fisico ed emotivo. Una responsabilità che va ad acuirsi ancora di più quando i genitori invecchiano e/o non ci sono più. Nella maggior parte dei casi, infatti, i siblings diventano i caregivers dei loro fratelli.

E se questo visto dal di fuori da una parte è bellissimo, dall’altra fa emergere ancora di più l’importanza di un sostegno per chi si prende cura di fratelli o sorelle con disabilità.

Negli ultimi anni l’attenzione di esperti, studiosi e associazioni, ha acceso i riflettori sull’urgenza di parlare dei siblings e del loro benessere psicologico. Fondamentale, secondo gli esperti, è infatti fornire a questi una rete di supporto che permetta di perseguire e rispettare anche i bisogni personali e relazionali che vengono trascurati proprio per la responsabilità assunta.

‍”Non solo sfide, ma anche opportunità” – scrive la dottoressa Federica Gerli – “Di certo, crescere con un fratello/sorella con disabilità comporta anche l’acquisizione di competenze e sensibilità particolari, porta ad apprezzare le cose importanti della vita e a maturare empatia nei confronti delle difficoltà delle persone”.