Parlare di amore così come di relazioni è sempre piuttosto complicato. Lo è perché soggettive, e a volte incomprensibili, sono le logiche sulle quali si costruiscono i rapporti umani.
Alcune di queste seguono il linguaggio del cuore, non sempre decifrabile a molti, altre invece quello dei retaggi culturali che appartengono alla società. Tuttavia ci sono alcune cose che non dobbiamo mai dimenticare quando scegliamo di affidare il cuore a qualcuno, quando con quel qualcuno decidiamo di condividere il resto della vita suggellando il sentimento che proviamo con promesse d’amore eterno.
Perché è su questo, e solo su questo, che una relazione o un matrimonio deve fondarsi. Sull’amore e non sull’assistenzialismo.
L’amore prima di ogni cosa
È scontato, e forse anche banale, sottolineare il fatto che a tenere in piedi una relazione sia l’amore, del resto è questo il sentimento più puro e potente del mondo, quello che ci spinge a prendere le decisioni più importanti della nostra vita.
Eppure non sempre va così. Eppure ci sono emozioni che sanno ingannare fin troppo bene la mente e il cuore, che sanno spacciare il bisogno di qualcosa e la dipendenza in amore, anche se queste non hanno nulla a che fare con il sentimento in questione.
Ma succede. Accade quando ci si accontenta o quando non lo si fa mai. Quando stare insieme a qualcuno in grado di farsi carico dei nostri bisogni diventa persino più importante della nostra autonomia e della nostra indipendenza, della nostra libertà. Quando diamo per scontato che questo debba avvenire solo perché abbiamo pronunciato le fatidiche parole: Sì, lo voglio.
Ecco che il matrimonio si trasforma in bisogno, emotivo, economico o sentimentale, da una parte e in dovere dall’altra. Poco importa sottolineare le differenze tra questi perché tutti fanno rima con assistenzialismo. Ed è evidente che questo termine così come il suo significato, non dovrebbero mai trovarsi nella stessa frase in cui c’è la parola amore. Figuriamoci in un matrimonio.
Il matrimonio non deve essere assistenzialismo
Il matrimonio non è uno status assistenziale, non è un patto di sostegno nei confronti dell’altro, ma è amore. È reciprocità, è appropriarsi di quella meravigliosa sensazione di saper dare e ricevere senza bisogno di chiedere mai.
Questo è il matrimonio. Una decisione consapevole e contemplata per condividere il resto dei giorni con la persona che abbiamo scelto, pur mantenendo la nostra individualità e la nostra indipendenza economica e personale.
E invece accade che a volte, in questa unione, l’amore viene oscurato dallo spettro dell’assistenzialismo.
E non dobbiamo sforzarci così tanto per immaginare cosa succede all’interno di un matrimonio che si fonda su questo. Un’unione che vede il partner, nella maggior parte dei casi donne, non autosufficienti economicamente e a volte neanche emotivamente. Perché da una parte c’è una persona forte, quella che deresponsabilizza il partner da ogni cosa, dall’altra invece c’è quella che necessita che ogni suo bisogno sia soddisfatto, sia questo economico che di altra natura, che lo pretende perché è l’unico modo che conosce per vivere. Perché è questo che le hanno insegnato.
Perché è facile, immaginando una situazione così, capire quanto velocemente questa possa trasformarsi in schiavitù. Una schiavitù che passa per l’accettazione di ogni cosa, di situazioni che non hanno nulla a che fare con l’amore e mai l’avranno, ma che hanno solo una funzione compensativa.
Perché l’assistenzialismo può trasformarsi velocemente in una dipendenza e l’amore, lo sappiamo, non ha nulla a che fare con questo.