#PostaDelCuore

Mia madre dice che sono un’ingrata: mi rinfaccia il tempo che non trascorro con lei

I nostri genitori, prima di essere mamma e papà, sono anche esseri umani. Commettono degli errori, ma soprattutto hanno paure e fragilità che non sempre comprendiamo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Tre anni fa mia madre è rimasta vedova, e nonostante nella città in cui viveva poteva contare su una vasta rete di amicizie, sorelle, cugine, ha deciso di trasferirsi dalla Campania alle Marche, dove viviamo io e mio fratello. Premetto che mio fratello non ha figli, mentre io ne ho due che hanno 12 e 15 anni. Un anno e mezzo fa, quando si è spostata qui vicino, ho fatto di tutto per aiutarla a inserirsi e mantenersi attiva: le ho presentato persone nuove sue coetanee, le ho proposto corsi di ginnastica per la terza età, di ballo (le è sempre piaciuto ballare, ma a mio padre invece no), corsi di varia natura tra cui l’università della terza età (che ha sempre detto di voler frequentare), ma la sua risposta è sempre stata: “No, non mi va. Non me la sento. Cosa ci vado a fare…” e via dicendo. Ha deciso quindi che la sua unica missione erano i nipoti. Ora, a me questa cosa fa piacere, ma i ragazzi stanno crescendo e pur stando volentieri con la nonna, nei pomeriggi liberi e nel weekend preferiscono praticare le loro attività sportive (basket e atletica) o stare con gli amici. Io questa cosa l’avevo già prevista, motivo per cui volevo che mia madre si coltivasse degli interessi che fossero suoi. Ora si ritrova in una città che non le piace, e mi rinfaccia di avere fatto tutto “per noi” che ci siamo rivelati degli ingrati. Nel fine settimana pretenderebbe che il nostro unico pensiero fosse quello di non prendere altri impegni e di stare con lei. In tutto questo, mio fratello è latitante.

C’è una cosa che dimentichiamo spesso quando ci relazioniamo con i nostri genitori, quando non riusciamo ad andare oltre al ruolo che, naturalmente, si sono cuciti addosso. Proviamo empatia per gli altri, cerchiamo di comprendere i loro comportamenti, li accettiamo per quelli che sono, accogliendo anche i difetti, lo facciamo con tutti, ma non con i nostri genitori. Semplicemente perché loro sono, e resteranno sempre, mamma e papà.

Cambiare prospettiva, in questo senso, ci permette di vedere la persona dietro al ruolo che ricopre. Ed è questo che ti invito a fare: guardare la donna che si cela oltre la mamma che ti ha messo al mondo e che ti ha cresciuto, scoprire le sue paure, accogliere tutte le fragilità. Anche se al momento non le comprendi e vedi, davanti a loro, un muro fatto di polemiche e recriminazioni.

Non sei un’ingrata: non sentirti mai così, anche se quell’accusa viene da una delle persone più importanti della tua vita. È vero, non ti conosco, eppure dalle poche parole che hai scritto mi sembra evidente che tieni molto a tua madre, alla sua presenza nella tua vita, e soprattutto al suo benessere. E questo, credimi, non è poi così scontato.

Il fatto che tu non le abbia chiesto di venire con te, ma al contrario l’hai esortata a restare, dice molto di te. Ma il cuore di una mamma, lo sai meglio di me, ha settato il gps verso un’unica destinazione: quella dei figli, e ora dei nipoti.

Eppure tu sei presente nella sua vita, così come lo è la tua famiglia. Cosa le manca, allora? Forse un dialogo che avete smarrito: quello tra due donne che non solo condividono lo stesso sangue, e un legame indissolubile, ma anche la stessa esperienza genitoriale. Parla con lei, sostieni le sue scelte, fatte soprattutto di sacrificio, e al contempo tieni il punto sulle tue. Raccontale la tua storia, la tua quotidianità, i tuoi progetti e i tuoi interessi: sono certa che non potrà mai rinfacciarti la tua voglia di vivere.

Riguardo ai mancati interessi e alla poca propensione nell’occuparsi di se stessa prova così: organizzate delle attività da fare insieme, magari coinvolgendo anche i tuoi figli. Sperimentate più cose e in momenti diversi: ho come il sentore che la vostra presenza possa trasformarsi in un assist per farla appassionare a qualcosa di nuovo e magari chissà, anche a coltivare delle nuove amicizie.

Dedico questo versi della poesia di Kahlil Gibran a te, anzi a voi:

I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.

Potete offrire dimora ai loro corpi,
ma non alle loro anime.
Perché le loro anime abitano la casa del domani,
che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni.

Potete sforzarvi di essere simili a loro,
ma non cercare di renderli simili a voi.
Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.