Cose sulla felicità, dal 1969 a oggi

Le cose che ci rendevano felici nel 1969, sono le stesse che ci fanno stare bene oggi. E dovremmo farle nostre, da subito

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Che cos’è davvero la felicità? Un bicchiere di vino con le amiche, il bacio della buonanotte a un bambino, l’abbraccio di mamma, una passeggiata in mezzo alla natura, un viaggio, forse, e tante altre cose ancora. La verità è che, indipendentemente da dove la si va cercando, e trovando, la felicità è qualcosa di cui abbiamo bisogno. Il nostro porto sicuro, la luce in fondo al tunnel, lo scopo da raggiungere in questa quotidianità scandita dal caos e dal disordine dei giorni.

E c’è chi ci aiuta a farlo: tra life coach, corsi motivazionali e influencer che promuovono il Me Time, la psicologia del benessere è una vera e propria tendenza che ci ha coinvolte inevitabilmente. Eppure la felicità non può limitarsi a essere un trend, non trovate?

Quando nel 1969, ancora nessuno parlava di felicità, lo scienziato Norman Bradburn pubblicò La struttura del benessere psicologico, un testo a suo tempo rivoluzionario nonché emblema basilare di quella che oggi conosciamo come psicologia positiva.

A riportare in auge questo testo è stato il portale PsychologyToday e indovinate un po? Le cose che ci rendevano felici nel 1969 sono le stesse che possono farlo ancora oggi. Scopriamole insieme!

Stare con le persone felici ci rende felici

Secondo i dati raccolti da Norman Bradburn sugli abitanti di un sobborgo di Washington, e dei suoi dintorni, più le persone si trovavano a contatto con individui felici, più si sentivano felici. Questo dimostra il fatto che più ersci circondiamo di pone positive, più il nostro benessere psicologico ne gioverà.

La felicità è influenzata dalla qualità della propria vita sociale

I dati raccolti da Bradburn confermano che la qualità della vita sociale influisce, inevitabilmente, sui livelli di felicità. Dal suo studio è emerso che più le persone trascorrevano il tempo con amici e parenti o facevano nuove amicizie, più erano felici.

La felicità e la curiosità sono correlate

Nel celebre discorso alla Standford University, Steve Jobs pronunciò una delle frasi più iconiche di sempre. Quel Siate affamati, siate folli è diventato un mantra e un augurio a noi stessi e alle persone a cui vogliamo bene, perché essere affamati è la chiave di tutto. E su questo, ancora prima di quel discorso, ci aveva già lavorato Bradburn. Secondo il suo studio, più le persone sono inclini alla conoscenza, alla scoperta e alla curiosità, più sono felici.

I soldi non fanno la felicità

Già nel 1969 Bradburn lo sapeva che i soldi non fanno la felicità. Dai suoi studi, infatti, è emerso che tranne nei casi di gravi difficoltà finanziarie, il reddito ha un impatto davvero minimo sul benessere delle persone.

L’istruzione aumenta la felicità

Secondo Bradburn, le persone istruite sono più felici degli altri. Il motivo sta in una maggiore consapevolezza delle cose, nel fatto che studiando aumenta la conoscenza, ma anche le opportunità per il futuro.

La felicità va di pari passo con le altre emozioni

Bradburn già lo sapeva, che non esiste felicità senza dolore o emozioni negative. E questa forse è la sua più grande e attuale lezione che dovremmo fare nostra. Abbiamo infatti così paura di soffrire e desideriamo così tanto essere felici, che ci dimentichiamo che le emozioni vanno attraversate e sentite tutte, nel bene e nel male. Sviluppare un atteggiamento propositivo e ottimista va bene, a patto di non ignorare, nascondere o reprimere mai le emozioni negative.