Ciao a tutte. Ho 47 anni, una figlia di 9 e uno di 12, nati da un precedente matrimonio, e un compagno con cui stiamo insieme da 5 e conviviamo da due. Mi sono laureata col massimo dei voti, un master all’estero, vari corsi di specializzazione. Insomma, ho sempre investito su di me e sulla carriera. Oggi ricompro un ruolo di un certo rilievo in una grande azienda. Il problema è il mio compagno, che sta iniziando a crearmi dei problemi. Diciamo che è sempre stato un po’ sopra le righe, ma ha anche delle qualità. Purtroppo il suo essere così, diciamo, “spontaneo ed esuberate” ha iniziato fin da subito a creare imbarazzi nelle occasioni in cui incontriamo genitori, parenti o amici (pranzi, cene, feste e via dicendo). Da quando viviamo insieme poi, si è messo in testa di partecipare a quei rari (per fortuna!) eventi aziendali in cui sono invitati mogli, mariti, partner. Durante l’ultimo evento del genere me lo sono trovata che ballava su un tavolo, e vi assicuro che nel mio ambiente lavorativo non sono apprezzate questo genere di cose. Mi sono accorta che, prima inconsciamente, adesso volutamente, trovo delle scuse per tenerlo lontano da queste situazioni, di famiglia e di lavoro. Lui è molto risentito, in quanto si considera molto simpatico e brillante. E ha rilanciato: dato che la sua attività non sta andando bene, mi ha chiesto di “piazzarlo” dove lavoro io. Aiutatemi, datemi un consiglio.
Sono fermamente convinta del fatto che quando scegliamo di condividere la vita con una persona dobbiamo accettarla e accoglierla per quello che è, con i suoi difetti e i suoi pregi. È difficile, è vero, ma non impossibile soprattutto quando subentrano le aspettative, le speranze e le paure dei giudizi.
Con questo non voglio promuovere l’accettazione incondizionata di chi abbiamo accanto, intendiamoci. Anche perché se la presenza dell’altro diventa insopportabile, o arriva a provocare disagio, è evidente che c’è qualcosa che non va nella relazione, ma soprattutto nelle scelte che abbiamo compiuto. Quello che voglio dire è che non è detto che sia l’altro a dover cambiare, non è detto che sia quello sbagliato. Semplicemente a volte le visioni della vita sono così agli antipodi che è difficile conciliare il desiderio e la realtà.
Sono convinta anche del fatto che nel momento stesso in cui nasce in noi il desiderio di cambiare chi abbiamo al nostro fianco vuol dire che forse sono venuti a mancare tutti quei presupposti che a quella persona ci hanno avvicinato. Che ci hanno aiutato a sceglierla tra mille. Ora, quello che ti chiedo è: non c’è stato forse un tempo in cui hai amato anche il suo carattere spontaneo ed esuberante? E dove è finito quell’amore adesso?
Inoltre, sei sicura che i suoi comportamenti ti infastidiscono per davvero? O sei più preoccupata del giudizio di chi hai intorno e di chi ti vede in un certo modo nel ruolo che ricopri? Non ci sarebbe nulla di male in questo, intendiamoci, tutti desideriamo essere accettati dalla società. Tuttavia credo che dovresti interrogarti anche su questo, e farlo sinceramente, per uscire dal vortice dei dubbi e delle domande che ti tormentano.
Perdonami se piuttosto che fornirti una risposta o un consiglio, ti restituisco altre domande. Ma credo sia necessario, per il tuo futuro e per quello della coppia, capire prima di tutto cosa vuoi. Pretendere di cambiare qualcuno non è mai la soluzione, piuttosto parlane ancora con lui. Spiegagli come ti senti quando si comporta in quel modo, quali sono le tue perplessità e le paure, se ce ne sono. Fallo senza accuse però, non deve sentirsi sbagliato solo perché è se stesso.
Lavorare insieme, invece, non è davvero una buona idea. Anche le coppie più affiatate possono avere dei problemi in questo senso quando le vedute professionali sono divergenti. Vista la situazione, e i problemi che avete, ti consiglio sicuramente di tenere lo spazio lavorativo tutto per te.